Il Passato Ritorna... Se- Come!? Di Nuovo!?

Oscurità, buio, ed una pressante, e schiacciante, massa che cercava di farmi suo da ogni lato... una sensazione orrida cotal che stavo vivendo, pari, probabilmente, alla sorte di coloro che affrontavano mio fratello. Potevo solo immaginare quanto potesse accader una volta che si finiva preda dell'istinto omicida di Ushiro, quali orrori subivano coloro che egli sigillava oltre le sue fauci... e quel pensiero non poté che dirigersi poi alla figura di Eltanyn, che di certo era stato testimone delle viltà del mio consanguineo.
Lo aveva distrutto fisicamente? Lo aveva separato dai suoi cari? O aveva divorato qualcuno di vicino alla Testa d'Alga? Non lo potevo sapere, non lo potevo immaginare, ma al contempo sentivo l'urgere di un dovere, la necessità di porger penitenza a quella persona; il suo sguardo, al nominare mio fratello, aveva espresso più di mille parole, e se anche Ushiro non avrebbe mai condiviso il mio pensiero, fare ammenda per i suoi atti era un qualcosa che dovevo fare.
Se quella fiera mi avesse schiacciato a morte, però, sarebbe stato alquanto impossibile.
A mio favore, però, si erse proprio Eltanyn: una luce, alla mia destra, spezzò le tenebre causate dal ventre della bestia sulla mia persona, ed eccomi lì, come un topolino che usciva dalla propria buia tana, a sgattaiolar di gran carriera da quella pestilente prigione; uscii dalla trappola che era il cadavere del mostruoso cinghiale, inginocchiato accanto alle sue membra prima che queste venissero lanciate via, e presi grandi boccate d'aria per tornar a respirare con serenità, "Santo cielo, si asfissiava là sotto!" Esclamai indi, rimettendo in piedi con un balzo. Avevo sconfitto io la bestia alla fin fine, non potevo di certo mostrarmi debole dinnanzi all'umano!
Non potei che ridere, un po' imbarazzato, al commento della Testa d'Alga, carezzandomi la nuca, "Beh anche questo fa parte della vita di un avventuriero", sentenziai, vedendo poi il mangiafuoco ad ergersi a mia difesa, mentre il Parnavi... succhiava via qualcosa dal cinghiale?
Le appendici che avevano cercato di prendere il sottoscritto, fallendo e rimanendo con un pugno di mosche grazie ai miei guanti, si ersero sul cinghiale, che via via si sgonfiò: tornò ad essere delle dimensioni che aveo visto quando mi aveva inseguito, finendo per intrappolarmi, e lì, morto dinnanzi al papero, parve averlo risanato.
"Può ben dirlo!" Esclamai quando il Parnavi ci disse che ci doveva dei chiarimenti, "Al posto di quella bestia inferocita potevo esserci io, una spiegazione è quantomeno dovuta!" Sentenziai, portandomi dinnanzi ad Eltanyn... e ripensando solo in quel momento al fatto che egli fosse lì, e perdendo così tutta la sicurezza mostrata sino a quel frangente.
"So di doverne una anche io, in merito a mio fratello maggiore, ma prima risolviamo quest'altra questione, va bene?" Domandai quindi al mangiafuoco, con uno sguardo ed un tono di voce misto tra il deciso e l'insicuro. Volevo prima sistemare la questione del nostro interlocutore, prima di discutere di Ushiro e di tutto quello che aveva combinato all'umano.

Lo sguardo che mi lanciò l'umano, nel momento in cui menzionai il fatto che Ushiro fosse mio fratello, la diceva veramente lunga: non sembrava convito delle mie parole, come se ciò che avessi detto risultasse impossibile... beh, come dargli torto? Mio fratello si ergeva possente come un torrione che svettava sin al cielo, alto e largo come una muraglia semovente ed in grado di smuovere le montagne; se lui era un guerriero fatto e finito, prestante e navigato, io ero al pari d'uno scudiero alle prime armi, piccolo ed inetto rispetto al vasto mondo che mi circondava. Uniti dal legame di sangue, ma distanti l'uno dall'altro in ogni modo possibile ed immaginabile.
La Testa d'Alga sospirò, rimandando ad un momento successivo il chiarimento delle nostre questioni, e, di contro, si concentrò sul paperone, che a quanto pare non era un Parnavi, nonostante lo sembrasse in tutto e per tutto; Eav-che? Mi ritrovai a pensare, essendo ignota al sottoscritto la razza di cui Gorthan, così si presentò il papero, così come i luoghi e gli aneddoti che tirò fuori dal cilindro.
Di base, a quanto ci spiegò, era il sopravvissuto di questa razza dal nome complicato quanto uno scioglilingua, e stava cercando una cura per i suoi simili visto che una forte malattia li stava prendendo uno dopo l'altro: era riuscito a trovarla, in quel di Treyarch probabilmente vista la vicinanza col luogo, ma era stato attaccato e, per sfortuna, la cura era finita in bocca al cinghiale, che ne era uscito trasformato.
Mi portai indice e pollice destro alla base delle tempie, massaggiandole lievemente per il mal di capo che mi stava prendendo con tutte quelle informazioni, e, solo alla proposta di Gorthan di offrire a me ed a Eltanyn un pasto in una locanda il mio muso s'illuminò nuovamente, lasciando scivolar via il malcontento che sin a poco prima provavo nei confronti del simil- papero: "Non vedo perché rifiutar una simile proposta!" Sentenziai ben contento di quell'evoluzione degli eventi, "Ne conosco io una qui in zona, poco oltre la foresta, è da lì che son partito", spiegai, muovendomi quindi per avvicinarmi al cinghiale ormai esanime.
"Questa fiera stava causando numerosi guai negli ultimi tempi, e nella locanda era affisso un manifesto che riportava una buona somma in solidi per chi fosse stato capace di domare la bestia", spiegai afferrando quindi il porcone per le zampe posteriori, cercando di tirarlo e portarlo con me, "Nggggghhh", mugolai nel cercare senza successo di spostarlo, "E' per lui che mi sono inoltrato nel bosco, per quanto da solo difficilmente sarei riuscito a sedarlo una volta per tutte", continuai a dire, mentre tiravo e tiravo, non smuovendo il bestione di un singolo centimetro.
Continuai a cercare di fargli far un qualsivoglia avanzamento, quando, però, nel tirare persi la presa: capitombolai a terra, senza averlo mosso di una virgola, e sbattendo di schiena sul verdeggiante pavimento boschivo, con un'espressione decisamente scocciata in viso.
"Una mano sarebbe gradita, se lor signori volessero essere d'aiuto", commentai infine, con un pizzico di stizza nella voce mentre mi rialzavo e davo qualche pacca al mio mantello, che nel mentre s'era lievemente sporcato di terriccio.
Ahimè, il mestier dell'avventuriero comprendeva anche chieder aiuto, se ve n'era la necessità... e per riscuotere la taglia su quel mastodontico suino non potevo far altrimenti.

Non nascosi minimamente il risentimento al venir nuovamente additato come "nanetto" dal mangiafuoco, tanto che una vena mi si gonfiò sulla tempia per la cosa, ma ahimè non ebbi modo di replicar ad una tale ignominia: l'umano non attese replica, e, preso il cinghialone per le zampe, iniziò a trascinarlo via, sentenziando di volersi incamminare verso la radura in cui avea lasciato i propri indumenti in precedenza. Sospirai, sconsolato ed in balia degli eventi, incamminandomi dietro ad Eltanyn e facendo cenno al finto Parnavi di venir con noi, "Vediamo di non perdere di vista la Testa d'Alga", dissi a Gorthan, riferendomi all'umano con il colorito nomignolo che avevo trovato per lui, "In ogni caso io sono Nanika, piacere", conclusi quindi, rivelando anche il mio nome allo strano papero.
Presi i suoi averi, il mangiafuoco mi fece segno di mostrar la via per la locanda... anche se non prima d'essersi giustificato per una scena che mi lasciò, ammetto, abbastanza stupito: gran parte della radura era arsa, bruciata di certo da fiamme di gran calore ed intensità; se era stato capace di far ciò, lasciando un tal segno indelebile nel territorio boschivo, molto probabilmente era ai livelli di Ushiro, se non forse più forte di lui. Nuovi dubbi iniziarono a frullarmi in testa rispetto al rapporto che Eltanyn poteva avere con mio fratello... che fosse stato un suo rivale?
Non era ancora tempo di discutere in merito però: un tavolo al coperto, accompagnato da cibo e bevande calde, ciò aspettava lo svolgersi di un tale discorso, una volta che avessimo raggiunto la locanda. E proprio quando ci trovammo sulla soglia, ecco che quello ritornò a punzecchiarmi a riguardo della mia statura!
"Avete fatto il mulo portandolo fin qui, perché togliervi il piacere di portarlo anche dentro?" Replicai io alla sua provocazione, incrociando le braccia e con sguardo di sfida: se voleva una guerra d'insulti e frecciatine, beh, ero più che pronto a combatterla!
Non appena entrammo, con quel bestione al seguito, il silenzio calò nel locale: tanto il locandiere, quanto numerosi astanti, erano scioccati del fatto che quella fiera fosse lì, stecchita e morente dinnanzi ai loro occhi; non persero tempo, e subito fu festa nella locanda. Il cinghiale stava facendo danni da un sacco di tempo nella zona, senza che nessuno riuscisse a fermarlo, e senza che l'impero Qytir, o le autorità di Threyarch mandassero qualcuno a sistemare la faccenda, ed ecco che, appena portammo il maialone casinista ormai sconfitto, le celebrazioni furono esplosive.
L'oste offrì un giro gratuito d'alcool a tutti i presenti, e mentre il contadino che aveva messo la taglia sull'animale veniva fatto chiamare, ci venne dato un tavolo, e la cena ci sarebbe stata offerta come segno di gratitudine... niente male davvero, per quel primo vero traguardo.
Ci sedemmo, ed approfittando del giro gratuito offerto dall'oste, mi feci portar un bel boccale di birra, che iniziai a sorseggiare di quando in quando mentre Gorthan spiegava la sua situazione: era uno studioso, un medico più o meno, alla ricerca di un modo per curare la sua gente... e che si era fatto dei nemici senza neppure sapere come.
Qualcuno lo aveva tradito, pugnalandolo alle spalle e facendolo cacciare dalla sua casa, possibilmente portando alla morte di tutti i suoi simili per colpa della malattia che stava cercando di debellare. Una sorte tremenda, non v'era che dire.
"Non posso mettermi nei vostri panni, però posso immaginare quanto un simile accadimento possa minare un'esistenza", sentenziai, "Venir scacciati dalla propria terra, da chi magari vi era caro, ritrovandovi solo nel mondo, non deve essere stato semplice", conclusi.
Una situazione tanto diversa, quanto simile a quella di mio fratello: Ushiro era stato abbandonato, lasciato indietro dai miei genitori, ed era diventato il mostro che terrorizzava le arene di Vobanya; una via distruttiva e orrenda al contrario di quella di Gorthan, che nonostante tutto combatteva per ottenere ciò che gli era stato tolto, e per salvare la sua razza.
Nel mio tono di voce, nell'affermare ciò che aveo detto, si sarebbe potuto udir quel pizzico di malinconia nel ripensar al sangue del mio sangue; quella faccenda si faceva sempre più vicina, e sinceramente attendevo solo che Eltanyn mi facesse aprire i sipario, prima di raccontare le vicende della mia famiglia.