Ha due punti di forza, che sono la scorrevolezza e la (relativa) semplicità di linguaggio, che rendono i post facilmente accessibili. Nel complesso si rivela efficace tanto nel descrivere le azioni che le impressioni del pg, e riesce a tenere i post ordinati anche nelle situazioni più concitate. Migliora col passare del tempo, mano a mano che il suo coinvolgimento nella giocata aumenta, una volta ritrovatosi da solo e con molti problemi da risolvere, cosa che fa in piena autonomia. I punti più alti della sua prestazione sono perciò quasi tutti addensati nella seconda metà: l'operazione di Warren, lo scontro con la chimera. Ogni tanto mette qualche pausa intonativa di troppo, che ha il solo esito di rallentare la lettura (fu un epidemia che colpí le, ad oggi Terre Vuote durante la rivolta del Lothringen. / Gli era stato ordinato di contribuire agli sforzi della piccola, squadra di medici) e sbaglia la maggior parte degli accenti, ma deve essere un problema dovuto al mezzo. Tende ad essere ripetitivo (l'immobilità che li accolse raffreddó il sangue nelle vene del galzani, il marchio di Palum assecondó il sentimento, vibrando leggermente all'interno dell'occhio del galzani. Il silenzio che li accolse - immobilizzato dalla paura di quell'essere di straordinaria potenza, ma cosa poteva farci, qualsiasi creatura messa al confronto con il galzani risultava straordinariamente potente.) e ad usare troppi avverbi (Ansimava profondamente, osservando attentamente il mostro che aveva di fronte, lentamente cominció). Un vocabolario più ricco risolverebbe almeno gli ultimi due problemi evidenziati e lo proietterebbe nella parte alta del punteggio con più consistenza, che sfiora soltanto.

Partiamo dal principio: la motivazione fornitaci per cui Eltanyn è a Vobanya è piuttosto debole. La giocatrice informa che il personaggio ci è "ritornato per caso", capitato su una carovana, dal Lothringen, che lo ha riportato indietro, e che alla fine ha deciso di rimanere per non meglio precisati "duri allenamenti", che almeno richiamano le esigenze specifiche del pg. Ma Vobanya è fra tutte la città schiavista per eccellenza, e come citato nell'incipit, non c'è cosa che Eltanyn detesti di più al mondo, perciò il personaggio avrebbe potuto più coerentemente fermarsi prima di raggiungere la città, pur mantenendo il desiderio di allenarsi in regione. L'errore non è di forma, perché il passaggio è descritto chiaramente, ma più di sostanza. Divertente, invece, come sfrutti le particolarità dello scenario perché il pg si interroghi sulla scelta presa.
Restando sempre nell'ottica dei primi passi nello scenario, il personaggio non dà particolare modo di farsi vedere preoccupato dalle vicende di Vobanya, che gli sarebbero lontane se non fosse che si trova nel mezzo della rivoluzione anche lui, e in linea di massima, anche se il personaggio ripete più volte che non vuole, sta appresso a Ushiro. Il personaggio resta quasi per tutta la giocata a metà di questo "non volersi far coinvolgere da un conflitto non suo", motivo che lo spinge ad ignorare la calca prima e le azioni dell'impero poi, mostrandosi esageratamente passivo nella decisione di muovere verso il Consiglio, sposando assunti di difficile giustificazione (come quando dice che "l'unico modo per sfuggire alla massa era muovere verso il consiglio", dimenticando che stanno muovendo proprio tutti in quella direzione). La sensazione generale è che il personaggio si muova su temi controversi e che alla fine faccia quasi tutto ciò che proprio non vorrebbe solo perché spinto da altri, senza che sia realmente intenzione di muoverlo lì. Anche quando questo cambia, perché Eltanyn propone alternative, queste vanno talvolta in conflitto con tutte le azioni precedenti, peccando di incoerenza. Topico il momento in cui, dopo aver sfondato un vicolo cieco, Eltanyn solleva il problema della folla inferocita alle spalle del gruppo, proponendo di sterminarla - senza comunque una prova per capire le effettive possibilità sue e degli alleati, che dà per scontate (pentendosi quando vengono superati). Cresce sul finire di giocata, quando esasperato da Ushiro, persa una battaglia dialettica con Lord Castiel e compreso che il consiglio non è più un posto sicuro (e a dirla tutta: non lo è stato MAI) se la dà a gambe. Buoni invece gli scambi proprio col galzani topo, e notabili le sue interazioni con Ul che finiscono con l'equilibrare il party.
Tirando le somme, lo scenario lo mette in difficoltà in più di un modo, e ne esce in maniera solo parziale e solo finché si trova a gestire il microcosmo di interazioni con i compagni di party e qualche PnG. Meno bene l'approccio generale alla giocata, che appare abbastanza confuso (al netto dei molteplici spunti di background, che pure poteva approfondire).

Il giocatore fa suo un linguaggio molto caratteristico che avvicina la narrazione ai tempi e al respiro di Ushiro, permettendo con facilità al lettore di calarsi nei suoi ingombranti panni e vivere un giorno da leone (o da topo gigante incazzato, insomma). Ci riesce con una narrazione frenetica, cruda, senza compromessi eppure piuttosto scorrevole, solo all'apparenza tutta concentrata sulla sostanza piuttosto che sulla forma (una caratteristica, questa, che potremmo tranquillamente dire del topastro) e che invece sorprende per la quasi totale assenza di refusi o altri errori da rilettura, nonché per la relativa coerenza e proprietà di linguaggio. Il testo risulta così bastevolmente omogeneo, concreto, e sembra davvero uno sforzo ricercato, piuttosto che un limite da addurre ad un vocabolario altrimenti ristretto (e qui c'è impegno, perché valutazioni precedenti contestavano proprio questo punto). Il risultato nel complesso è così buono che riesce difficile muovergli una qualche critica, perché quello che fa nel contesto in cui lo fa funziona, ma anche trovare aspetti di facile miglioramento: la sensazione è che nel muovere Ushiro il giocatore abbia in mano un personaggio sbilanciato a cui ha dovuto cucire addosso un vestito su misura che gli vale un bonus sostanziale solo finché limita il suo raggio d'azione a scene frenetiche e che in generale toccano quelle corde che giustificano il suo modo d'essere. Il rischio più grande è che in giocate diverse, però, l'effetto ricordi quello di un elefante in una vetreria, risultando così posticcio.