Votes taken by Deer Fren

  1. .
    CITAZIONE (Tied @ 30/3/2023, 21:34) 
    Per quelle cose ci pensa Lionet.
    Dal canto mio, vubbì. :blobreachsob:

    Da Tieddino solo caldi abbracci :blobreach:

    CITAZIONE (~Terrarium~ @ 30/3/2023, 21:36) 
    Bentornat* then :funghetto:

    Grazie grazie :cookie:

    CITAZIONE (Alastor Krane @ 30/3/2023, 21:37) 
    Piango.
    Ma tipo tantissimo.
    Fatti abbrasciare. :blobreach:

    Ho finito i fazzoletti. Spero vadano bene le mutandine zozze di Seras.
    Gli abbrasci sono sempre bene accetti :blobreach2:

    CITAZIONE (Angrboða @ 30/3/2023, 22:39) 
    Che ritorninoooooo, welcome back tantissimo :blobsnuggle:

    La mia unica e preferita portatrice di coscette di miele. Ti amo e ti adoro come la pasta col pomidoro :blobcuddle:

    CITAZIONE (vøx @ 30/3/2023, 23:36) 
    am happy.
    Bentornat <3

    Altissimo Intenso Immenso... che piascer rivederla :blobreach2:

    CITAZIONE (.artificial @ 31/3/2023, 01:08) 
    MIODDIO C'E' FREN, CIAO FREN!!!!

    Tied mi ha detto che hai tu le foto di piedi da mandarmi. Non tentennare, mi voglio sollazzare :blobowo:
  2. .
    Nonostante ci fosse dell'indecisione sul tornare o iscrivermi al Celebrity Dream Feet foum, in cui mi proponevano- cito testuali parole- 'un forum che celebra la bellezza dei piedi delle celebrità', alla fine sono di nuovo qui... ovviamente vorrei anche le foto dei piedi. Quindi iniziate a scoprire le caviglie e di conseguenza send ankles, così che possa sollazzarmi con i vostri malleoli in queste lunghe serate solitarie.
  3. .

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    Aarnivalkea
    - Messo dei Sogni -

    Pngtree-hand-drawn-vector-dividing-line-5777802

    _ __Una moneta fortunata


    Aveva perso d'improvviso il contatto con il terreno, mentre il grosso Galzani la sollevava senza fatica alcuna, mettendole un braccio sotto le gambe e stringendosela poi contro. Val aveva perso la presa dal collo di lui, facendo scivolare le braccia in grembo, gli occhi chiusi mentre si restringeva di nuovo, quasi cercasse di non pesare sul suo salvatore in quella nuova posizione. Si sentiva quasi tranquilla, dopo tanto tempo passato ad aver paura ed odiare, a tenersi sempre vigile per non rischiare che l'Uomo che Ride le facesse del male, ma comunque provava una punta di timore nel pensare che l'anziano uomo potesse in qualche modo tornare ad infastidirla. Eppure il nuovo padrone sembrava non ammettere questa possibilità, ribadendo a parole come la sua intenzione fosse quella di impedire a chiunque di farle del male.

    Mentre si allontanavano, Val, aprì leggermente un occhio per osservare di sfuggita il vecchio e quel suo ghigno terrificante che, nonostante tutto, ancora perdurava sulla rugosa faccia. Però, più si allontanavano, quella sensazione di pesantezza sul cuore prese ad alleggerirsi, sbriciolata man mano che il Galzani muoveva un passo dopo l'altro e scandiva i minuti col suono cadenzato del suo incedere. Fu quasi sul punto di addormentarsi, quando la posò con delicatezza su un basso muretto. Le chiese come si sentisse e poi si presentò, allungando una grossa zampa pelosa nella sua direzione.

    La Kuutar si chinò leggermente in avanti, fissando l'arto ancora proteso con una punta di curiosità, per poi raddrizzare la schiena e scrollare la folta criniera nel tentativo di levarsi di dosso la polvere ed assumere un aspetto migliore, con scarsi risultati. Ringhiò nel pensare a come si fosse ridotta, al suo puro manto bianco ed azzurro divenuto poco più che una zazzera impolverata ed annodata.

    "Aarnivalkea... Val" mormorò passandosi piano le dita fra la pelliccia, ma abbandonando subito l'intento di sbrogliare i nodi e fissando di nuovo gli occhi della maschera sul suo salvatore "Non sono uno spirito. Tu sei uno spirito?"

    Si calò con calma dal muretto. Gli zoccoli caprini rimandarono un suono secco quando toccarono le pietre della pavimentazione, mentre la giovane inclinava il capo e si avvicinava, muovendosi con calma. Con le dita toccò e percorse le cuciture sulle braccia del Galzani ursino e poi sulla mano che le aveva offerto poc'anzi. Dentro la sua testa tante vocine si sovrastavano e fondevano, facendo una miriade di domande, le stesse che Val iniziò a riversare su Alp come un fiume in piena di curiosità infantile:

    "Sembri uno spirito e piaci ai bambini. Ti piacciono i bambini? Perché hai tutte queste cuciture? Sei un peluche? Tipo... tipo quelli che ho visto nelle camere da letto dei bimbi, ma tu sei più grande. Perché sei un orso di peluche grande? Probabilmente è per dare abbracci grandi, vero?"

    D'improvviso la gabbia era sparita dai suoi pensieri, come la pelliccia rovinata. Era stato tutto spazzato via e la stanchezza, ricordo effimero, stava lentamente abbandonando i suoi muscoli tesi. Stava... meglio. Poteva finalmente respirare.


    Edited by Deer Fren - 7/4/2022, 00:44
  4. .

    SERAS SILK

    ▪ M A N A & S A L U T E:
    Energia: Bianca
    Mana: 50 + 50= 100%
    Salute: 28/32

    ▪E Q U I P:
    Mimicloak ;{Equipaggiamento difensivo_ 7/8}

    Hash'nvardeen'knairgh'malis ;{Spada ad una mano_ 7/8}

    ▪P A S S I V E:
    - Giustifica Biocinesi
    - Auspex Creature
    - Mimesi
    - Power-up Destrezza +1
    - Movimenti animali

    ▪A T T I V E:
    Bang bang, Baby;{Danno fisico da proiettile con Paralisi: Alto_ Multieffetto (Offensiva+Supporto)_ Fisico+Paralisi Magico}
    Mimic Kiss;{Morso ferino con Disarmo: Alto_ Multieffetto (Offensiva+Supporto)_ Danno Fisico+Disarmo Magico}

    ▪R I A S S U N T O:
    - Recupero energie con pozza di Sairah.
    - Difendo THRUST con abilità attiva Mimic Kiss, parando Medio fisico e ricevendo un Medio fisico di danno
    - Attacco con abilità attiva Bang Bang, Baby all'altezza dell'anca sinistra e affondo con spada con Base + 1 Dex al ventre


    Senzanome2_0

    Scorciatoia spesso non voleva significare necessariamente'zona sicura', dopotutto lui aveva vissuto per anni in quei luoghi che la gente conosceva come scorciatoie. Solitamente era lì che si nascondeva ogni tipo di rifiuto, di triste rigurgito della società, ed in cui accadeva ogni tipo di efferatezza, ma era tranquillo: tra feccia ci si riconosce, come una specie di olezzo che macchia l'anima e si spande fin nelle narici di chi è ammorbato dalla stessa puzza. E lo sentiva lui stesso, negli occhi che li seguivano lungo la strada come quelli di rapaci che attendono; però non si sarebbero mossi dai loro angusti rifugi e dalle dense ombre, non avrebbero nemmeno tentato di allungare una mano. Forse era per lui, forse per il gendarme con cui si era accompagnato. Quest'ultimo aveva continuato la sua passeggiata, ignorando la pesantezza della situazione, e si era anche premurato di offrirgli un'ampolla di qualcosa. 'Serve per recuperare le forze, ce le danno in dotazione', si era premurato di spiegargli.

    Una bella cazzata, si era trovato a pensare lo Yùner mentre passava un lungo artiglio sul vetro della bottiglia. Una delle prime regole della strada era quella di non accettare nulla dagli sconosciuti, tanto meno se decisamente prestanti e bellocci, e tanto meno assaggiare qualsiasi cosa offerta. Scrollò le spalle, fregandosene altamente ed ingollando il liquido rosso: in quel posto aveva notato che le guardie erano stranamente stupide e dunque poteva avergli effettivamente offerto qualcosa di utile.

    Si aspettò da un momento all'altro di cambiar colore o sentire il cervello colargli fra le dita dei piedi, esplodere in coriandoli in un suono comico o qualcosa di simile, ma non successe nulla, con suo sommo dispiacere. Si sentì, invece, piacevolmente rinvigorito, come se lo schifo avvenuto nella baracca fosse stato poco più che un sogno. Tanto meglio. Avrebbe avuto maggiori possibilità di raggiungere il manufatto che il Collezionista cercava.

    « Porca troia Elizabeth, la prossima volta non verrò a salvarti »

    Parole che seguono l'ennesimo uomo che spunta dalle tenebre, facendo andare lungo steso il Galzani. Lo Yùner rollò gli occhi con un verso infastidito.

    "Ci risiamo" sbuffò mentre metteva nuovamente mano a Malis, che uscì dal fodero gracchiando un assurdo 'evviva la montagna, quest'uomo è una cuccagna'.
    "Avrei detto 'porca matregna, ho una sfiga indegna'"

    Ma se la sfiga era in agguato allora doveva rendere altrettanto spettacolare quella situazione. Il figuro gli andò incontro, spada sguainata e pronta a colpirlo al petto, ma Seras si mosse di lato, chinandosi ad afferrare con la bocca la lama, la pelle che nuovamente si lacerava ed i denti che cercavano affamati il metallo in cui affondare completamente. Sentì le zanne spezzarsi, in una serie di schiocchi, la bocca riempirsi di sangue e pezzi di smalto. Un po' di danni li aveva fatti ad entrambi.

    Sfruttando la posizione allungò la mano libera in direzione dell'anca dell'attaccante, mirando con le dita alla giunzione, e concentrando nella punta delle dita il calcio delle sue ossa. Ancora una volta i piccoli proiettili ossei si mossero a gran velocità, alla ricerca di carne in cui affondare. La stessa gioia con cui Malis si mosse verso il ventre del figuro mascherato, per bearsi ancora delle grondanti viscere del malcapitato di turno.

  5. .
    Per un mesetto sarò altalenante, colpa dentro e fuori dall'ospedale e dolori vari annessi. Risponderò più lentamente del solito, ma non vi vorrò meno bene :blobsnuggle:
  6. .

    colly



    LO SPECCHIO DI IPAZIA
    "Quando guardi nello specchio sei sicuro di vedere te stesso?
    E se fossi tu il riflesso di ciò che scorgi oltre il vetro"


    Treyarch è uguale ad ogni altro porto, ma solo più in grande. Ovunque ci sono le stesse facce, le stesse cosce che si scoprono, i medesimi coltelli che alleggeriscono i passanti dei propri averi e dei corpi addormentati delle proprie anime. Nulla che dei viaggiatori non abbiano già visto in altri porti, grandi o piccoli che fossero. Anche qui le mercanzie vengono vendute e comprate ad ogni ora del giorno e della notte, fiumi di alcol e prostituzione. L'attrazione maggiore, però, del Granporto dell'Impero è la possibilità di trovare informazioni, anche se in questo caso è più una botta di fortuna quella che viene trovata.

    E' una sera tranquilla a Granporto, una di quelle belle sere di inizio primavera, l'aria salmastra spande il proprio odore su quelli più importanti dei pescherecci e delle varie bettole, andando ad insinuare fra mantelli ed abiti un leggero vento ancora freddo e pungente. Porta con sé il chiacchiericcio, il biascicare di qualche ubriacone e risate, il suono di stoviglie e ninna nanne. C'è qualcosa che nel vento spinge a raggiungere qualche via traversa, fra il Primo ed il Secondo Sbocco ed allontana ciò che è la normalità degli altri distretti della città marittima. Le strade sono più pulite, la gente più rispettabile, ma non meno sospettosa e... imperiale.

    Le strade sembrano tutte uguali, come i palazzi. Eppure fra due alte strutture bianche, incassato come un condannato tra due guardie, vi è una bassa costruzione scura, quasi nascosta dalle ombre imponenti che proiettano le altre due. L'esterno è anonimo, in legno scuro, con due finestre rotone da cui non si riesce a scorgere l'interno dell'abitazione ed incorniciano una pesante porta; solo una piccola lanterna appesa sopra l'uscio getta una fioca e pallida luce aranciata, un cono mistico direttamente sull'alzata davanti alla porta. Chiunque passi vicino alla strana e bassa costruzione non sembra notare la discrepanza fra le varie strutture e tanto meno il fatto che, fino a poche ore prima, la bassa abitazione lì non c'era mai stata. Chi però si accorge di lei, piccola e incassata, si sente attratto verso l'opaco pomello brunito, a fare un passo avanti verso la luce della lanterna ed a scoprire cosa si cela oltre la soglia, nonostante qualcosa infondo all'anima provi a suggerire che possa essere una pessima idea.

    Una mano sulla maniglia della porta e questa si schiude. Non produce alcun suono e si muove su cardini ben oleati, acuendo la sensazione che non dovrebbe esserci o non dovreste esserci voi. Sul viso vi raggiunge il calore di una casa, qualche odore familiare che cambia da persona a persona e venite quasi trascinati dentro dalla forza di questo luogo magico, che da fuori sembrava tanto piccolo ma che ora si dispiega come un'ampia bottega delle meraviglie o un qualche salotto di un virtuoso raccoglitore di oggetti incredibili. C'è un camino di candido marmo, abbastanza grande da permettere ad una persona di starvi comodamente all'interno, ed in cui arde un fuoco cheto come una grande bestia ardente. Spande una luce vivida che fa risaltare ogni oggetto, libro e pergamena, disegna i contorni di un paio di divani di morbido velluto rosso come il sangue ed un basso tavolino rotondo, su cui fa bella mostra quella che parrebbe un'orchidea, uno specchio opaco ed una scatola di mogano e madreperla.

    "Avanti, prego. Non rimanete sulla porta"

    Una voce morbida ed avvolgente, impalpabile come lo stesso velluto dei divani o dei petali dell'orchidea. Sembra venire da ovunque, da vicino e lontano, sospinge la curiosità che alberga dentro lo stomaco e chiede semplicemente di lasciarsi andare.



    CITAZIONE
    Welcommini Giacomini, iniziamo.
    Per l'intro siete liberi di descrivere quello che volete fino a quando non entrate nel 'negozio' del Collezionista (QUI un po' di descrizione del personaggio). Non ci sono turni fissi e l'unica vera e propria cosa che vi chiedo è di postare almeno una volta a settimana, quando non buttiamo fuori dei post in supporto.
    Detto questo adesso vi tocca solo divertirvi <3
    Prima scadenza: 22 marzo.
    P.s. non ho bisogno di post troppo arzigoggolati e pieni di fantafuffa, mi basta solo capire cosa fate e perché lo fate


    Edited by Deer Fren - 16/3/2022, 23:30
  7. .
    Cose


    CITAZIONE
    A L F I E R E
    ▌Primo costrutto;
    Alfiere è stato il primo costrutto umanoide creato da Narset e, come tutte le sue creature, ha un aspetto che riprende l'oro del metallo arcano ed il blu dell'etere che lo fa muovere. Alfiere ha un corpo affusolato che ricorda quello di certi spadaccini, dalle linee simili a volute di fumo, e come tale si muove: la sua intera essenza si riassume in un movimento pulito e simile ad una danza, un derviscio di metallo e magia. Le lunghe braccia, che quasi toccano il terreno, sono costituite da affilate lame che ricordano le Dussack. Quando viene richiamato solitamente è per dimostrare le sue doti e potenzialità e calca il campo di battaglia con la stessa fierezza ed alterigia di un combattente esperto, la testa sprovvista di occhi che però segue il proprio bersaglio senza perdere mai il proprio obiettivo.

    M a e s t r i e
    ▌Passive:
     • xxx
    ▌Attive:

    E q u i p
    ▌xxx xxx {xxx}
    ▌xxx xxx {xxx}


      

    Cose


    CITAZIONE
    T O R R E
    ▌Secondo costrutto;
    Il costrutto più massiccio fra quelli a cui Narset ha dato vita, nato per proteggere ed essere lo scudo e la forza bruta dell'artigiana. Torre è un grosso umanoide bicefalo che ricorda incredibilmente certe armature complete da parata, grossi e lenti ammassi di metallo, e così si presenta questo costrutto. Il suo corpo è meno rifinito rispetto a quello degli altri golem e persino il blu tipico dell'etere che scorre è celato sotto una compatto strato di metallo. Raggiunge tranquillamente i due metri d'altezza, con braccia spesse ed enormi mani che gli danno la capacità di incassare ciò che la propria padrona non può sopportare. Il suo ruolo di protettore gli da un modo di comportarsi più simile ad una guardia di elitè, di quelle che solitamente sono a difesa di regnanti e nobili.

    M a e s t r i e
    ▌Passive:
     • xxx
    ▌Attive:

    E q u i p
    ▌xxx xxx {xxx}
    ▌xxx xxx {xxx}


      

    Cose


    CITAZIONE
    D E S T R I E R O
    ▌Terzo costrutto;
    Come Grain, anche Destriero non ha alcuna utilità a livello di combattimento. Fu uno dei tanti esperimenti per metter in pratica la fusione e la miglioria della metallurgia arcana. Non ebbe il cuore di rifondere il costrutto e da allora lo tiene come semplice cavalcatura di scorta o quando la sua vanità si fa più intensa e desidera sfoggiare una perfetta macchina da trasporto. Ha sembianze equine, come fa intendere il nome, anche se la testa ricorda fortemente quella dei rapaci, con un becco munito di rostro. L'intero corpo del golem è la perfetta sintesi di come arte e meccanica possano fondersi per dar vita a qualcosa di unico, in cui ingranaggi, tubi e muscoli sintetici si muovono grazie alle vene in cui scorre l'etere, il tutto messo a nudo dalla mancanza di pelle. Ciò non lo rende meno spettacolare.

    M a e s t r i e
    ▌Passive:
     • xxx
    ▌Attive:

    E q u i p
    ▌xxx xxx {xxx}
    ▌xxx xxx {xxx}


      

    Cose


    CITAZIONE
    R E G I N A T I T A N I A
    ▌Quarto costrutto;
    Linee più fini su un corpo piazzato, una fusione fra lo stile dell'Alfiere e della Torre. Titania è l'unica creazione di Narset ad avere un nome vero e proprio, non più quello di una pedina degli scacchi, nonché connotati umani molto più pronunciati e visibili nella struttura metallica: la barbuta è rifinita con corna ricurve all'indietro, che dipanano dalla fronte dell'elmo, incastonati tra fregi di piante e palmizie, su cui capeggiano lunghi occhi a mandorla di colore azzurro e dalla forte espressività, un naso affilato ed una bocca sottile. La complessità dell'armatura e

    M a e s t r i e
    ▌Passive:
     • xxx
    ▌Attive:

    E q u i p
    ▌xxx xxx {xxx}
    ▌xxx xxx {xxx}


      


    Edited by Deer Fren - 15/3/2022, 20:26
  8. .

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    Chonky John
    - Spezzakraken in pausa -

    Pngtree-hand-drawn-vector-dividing-line-5777802

    _ __Inizio



    Le risate aleggiavano ancora fra di loro e gli arrosticini andavano esaurendosi in fretta. Qualcuno aveva proposto di andare in una taverna, qualcun'altro si era proposto di fare il giro delle bancherelle di alcolici ed il solito burlone si visitare un bordello per, secondo lui, 'deliziare il lato più culturale'. Era stato bella mente ignorato con la solita delicatezza che si aveva fra grossi scaricatori di porto: a manate. E fra la chiassosa e rozza compagnia andò ad insinuarsi una nota, lieve come un vento primaverile, che portò il silenzio. Una dozzina di occhi si volsero a guardare chi, con tanta affettata grazia, si era rivolta a loro. La quiete improvvisa era pesante: nessuno si azzardava a parlare per primo, a rispondere all'evanescente creatura che si era loro approcciata.

    John cercò di parlare, di farsi avanti per sbloccare la situazione, ma fu subito interrotta da uno dei più giovani della compagnia che, credendosi più arguto degli altri, se ne uscì con un:

    "Signorina, hai visto quante persone girano? Non sei l'unica Elari girare qui, sarà impossibile trovare chi cercate"

    Non fece in tempo a finire che uno dei grossi pugni di John si abbatterono come il maglio di una qualche divinità della guerra sullo stomaco del poveretto, mandandolo lungo steso sul selciato. Gli occhi dorati dell'aliothiana si fissarono quasi feroci sul gruppo di uomini.

    "Siete un branco di scalzacani e maleducati. Andate a cercare della lisciva ed andate a strofinarvi bene quelle vostre lingue" fece la donna allontanando i compagni. Questi raccolsero il ragazzo da terra e se ne andarono ridacchiando e lanciando battutine sconce.

    John sbuffò dal naso, corrugando la fronte. A volte i suoi compari sapevano essere dannatamente stupidi e superficiali, soprattutto verso qualcuno che aveva necessità di un aiuto come in quel momento... come ne aveva avuto necessità lei anni prima, appena giunta alla Dominante. Era dannatamente grata a Mastro Abraham per averle permesso di lavorare e fare carriera presso il porto e la sua Compagnia Mercantile.

    Quando fu certa che il gruppetto fosse abbastanza lontano, si volse in direzione della donna che era intervenuta poc'anzi. Difficile non notarla tra la folla: alta, distinta e con l'aria di un cerbiatto che aveva appena avuto un incontro ravvicinato con un cacciatore. Sembrava qualcuno che aveva bisogno di un abbraccio. Od un cordiale. Sorriso con gentilezza, immaginando che non fosse stata lei a perdere la propria compagnia, ma viceversa. Ripassò velocemente il proprio vocabolario del Fae e si rivolse finalmente alla donna che le stava davanti:

    "Perdonateli. I porti tengono lontani i libri e l'educazione da certe teste, ma non sono persone cattive." Era sincera. Come sempre "Sfortunatamente non ho avuto modo di vedere chi descrivete. Non avete, con la vostra compagnia, un luogo di ritrovo? Una stanza, una locanda? Potremmo iniziare da lì. Ma prima..."

    Si allontanò un momento, per tornare al chiosco e farsi dare un'altra borraccia di un leggero vino bianco fruttato, qualcosa di meno acre e torci budella del rosso che aveva bevuto fino a qualche momento prima. Con garbo, per quanto le fosse possibile, porse il piccolo otre di pelle scura all'Elari che le stava davanti. Era passato molto tempo dall'ultima volta che aveva avuto modo di parlare con qualcuno del popolo fatato, non essendo i porti e le navi posto usuale in cui trovarli. Come tutti quelli della sua razza aveva uno dei volti più belli che avesse mai visto in circolazione, come l'aura che trasudava una profonda fierezza, ma anche una profonda ansia ed inadeguatezza.

    "Le consiglio di bere qualcosa. Si ragiona meglio quando non si ha la gola secca e lo stomaco contratto." una delle poche cose buone che le aveva insegnato suo padre "Sono John."

    Cose


    CITAZIONE
    S t a t o
    ▌Scheda: Here
    ▌Salute: 40/40.
    ▌Mana: 100%.
    ▌Energia: Bianca.


    M a e s t r i e
    ▌Passive:
     • Power-up Vita e Forza
     • Power-down Agilità
     • Immunità al dolore
     • Poliglotta
    ▌Attive:

    E q u i p
    ▌Cannon Guantoni magici {Set Armi}
    ▌Kraken Pelle impenetrabile {Armatura naturale}


    N o t e:


      

  9. .

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    Aarnivalkea
    - Messo dei Sogni -

    Pngtree-hand-drawn-vector-dividing-line-5777802

    _ __Una moneta fortunata


    Il grosso Galzani si era chinato su di lei, accucciandosi per raggiungerla. Era rimasta immobile, quasi senza respirare, con gli occhi fissi su di lui e la pelliccia sollevata per sembrare più grossa e spaventosa, in attesa che la ghermisse o le mettesse un qualche collare o laccio. Era stato così anche la prima volta. Avrebbe voluto richiamare il suo arco, trafiggere quel volto orsino con una delle sue frecce, ma era mortalmente stanca e non aveva le forze nemmeno per scappare via.

    Si preparò a venir presa, chinando piano la testa quasi a toccare la strada, ma le parole di lui arrivarono come la più calda e rassicurante delle coperte. Voglio portarti via da qui. Una frase che la colpi con forza, infrangendo la stoica resistenza che aveva mantenuto sino a quel momento, ed il diamante attorno al suo cuore si sciolse come neve al sole. Non riusciva a crederci.

    "Davvero?"

    Una voce sottile o tante fuse in una sola, che pigolarono da sotto la maschera una sola parola estremamente bassa, qualcosa che avrebbe potuto udire solo il Galzani e che la rendeva più umana di quello che non era parso sino a quel momento. Rimase immobile a fissarlo, a guardare quel volto sincero ed il suo sorriso, mentre il pelo si riabbassava e la maschera tornava nuovamente muta ed inespressiva. Ci fu però un nuovo movimento e la Kuutar sollevò piano una mano in direzione del giovane, esitando poi a pochi centimetri da lui: ancora le voci nella sua testa le dicevano di no, che il pericolo era ancora lì e poteva avere sembianze e parole dolci, tutto per renderla ancora un divertimento per la massa. Ma non le ascoltò e quasi si gettò sul suo nuovo padrone, su quel corpo più grande del suo: la sua mano si posò sulla spalla di lui, scivolando sulla pelliccia e fece forza quel tanto da permetterle di sollevarsi a sedere. Il corpo dello spirito prese nuovamente a mutare, a distendersi per raggiungere le dimensioni che aveva prima di venir rinchiusa, di una creatura che non aveva più nulla dello Spiritello Fortunato che era stato tenuto in gabbia fino a qualche momento prima.

    Con un sospiro tremante si spinse ancora più su, avvolgendo le braccia attorno al collo del Galzani che l'aveva liberata, una delicata stretta liberatoria e pregna di necessità e del semplice desiderio di non essere solo un oggetto, di sentirsi considerata... di tornare a respirare e vivere. Voleva ancora piangere, voleva ringraziare quel giovane dal grande cuore, ma non riuscì a dire nulla. Semplicemente chiuse gli occhi e strofinò delicatamente la maschera contro la sua spalla ed il collo, per poi rilassare l'intero corpo e rimanere immobile contro di lui. Stava bene lì... voleva stare lì, anche se continuava a sentire gli occhi del viscido Uomo che Ride piantati nella sua schiena. Voleva andare via.
  10. .

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    Narset Windgrace
    - Artigiana della Corporazione -

    Pngtree-hand-drawn-vector-dividing-line-5777802

    _ __Overture



    Lo aveva nuovamente condotto alla via principale, dove si erano incontrati, una strada a ritroso fatta di parole che rivangavano un passato. Cervantèz le aveva raccontato di come anni prima era stato alla Dominante, della visita alla biblioteca, dei circoli di magia e del gran mercato. Nella sua voce c'era tutta l'intensità di ricordi vissuti con una spensierata giovialità, ma guardandolo di sottecchi riusciva a scorgere una nota triste nei suoi occhi e nelle rughe attorno ai suoi occhi ed intrecciati nella sua fronte. Qualsiasi cosa stesse imperversando nella sua mente, cosa rendesse così cupa l'ombra sulla sua testa, a lei non era dato sapere. Poteva essere qualcosa che aveva a che fare con il mostro affrontato nel magazzino oppure no, ma voleva sapere.

    Il giungere alla piazza principale, da dove erano partiti, li accolse ancora una volta. La stessa masnada di persone ed il suo chiacchiericcio, ma ora le sembrava ci fosse più luce a riceverli e la donna dalla pelle scura si schermò un momento con una mano, abbacinata. Ancora una volta si chiese se non fosse stata una pessima idea esser tornata lì.

    "Ormai più di trentanni" iniziò lei, rispondendo alla domanda dell'uomo al suo fianco "Anche se certe volte mi sembra sia passato molto di più ed al contempo non abbastanza. Credo sia la Dominante a fare questo effetto"

    Un effetto decisamente anomalo, ma che veniva dai suoi trascorsi, dagli anni pregni di insicurezza e paura, dal dolore che sembrava perseguitarla come il peggiore dei fantasmi degli antenati o qualche anatema che le era piovuto fra capo e collo alla sua nascita. Era vissuta troppo poco nel suo corpo mortale, troppo poco per fare qualsiasi cosa e dare un vero contributo alla Corporazione ed allo stesso momento stava vivendo troppo per quello che il destino aveva deciso per lei.

    "Ma non sono cose di cui..."

    S'interruppe quando si rese conto che Cervantèz non era più accanto a lei, fermandosi in mezzo alla folla, qualcuno le indirizzò qualche maledizione in una lingua a caso mentre altri la scrutavano cercando di indovinare il motivo del suo gesto. Narset sollevò un sopracciglio incuriosita, scorgendo tra la folla di un variopinto banchetto la testa ingrigita dell'uomo, mentre chino afferrava qualcosa fra gli oggetti esposti e si prodigava poi a discutere con il mercante Galzani. Grain saltellò in avanti, muovendosi agile e silenziosa tra la folla, le zampette di metallo che ticchettavano come le lancette di un orologio sulla pavimentazione, fino a raggiungere con un paio di balzi aggraziati l'uomo e mettendosi al suo fianco per fissarlo con gli intensi occhi blu.

    Narset rise della strana scena, di Cervantèz che si girava a guardarla in mezzo alla folla, del sorriso vittorioso e fanciullesco che gli animava il volto ed eclissava l'ombra, un ragazzino dai capelli ingrigiti che aveva scovato un incredibile tesoro scavando tra il fango e le foglie del proprio giardino. Si stupiva di come in nemmeno un'oretta quell'uomo avesse mutato il proprio aspetto e modo di porsi in una miriade di caleidoscopiche sfaccettature, di come potesse passare dal pensieroso al sorridente in nemmeno un battito di ciglia.

    Si mise una mano vicino alla bocca e schiuse le labbra, cercando di far sentire la sua voce al di sopra della calca, per chiedergli cos'avesse trovato. Non ve ne fu il tempo: il suo cuore meccanico prese a stridere, come ingranaggi che impazziti grattavano gli uni contro gli altri, mentre un dolore al petto si diffuse fin nelle braccia, facendole chinare la testa con un gemito. Sentiva che qualcosa nel tessuto del mondo cambiava... qualcosa che giungeva velocemente. Si riscosse quando fu quasi travolta da alcune persone che fuggivano in preda al panico, grida e urla, e d'istinto mise una mano su Pride, per poi girarsi a guardare in direzione di Cervantèz e Grain e, successivamente, verso l'enorme carrozza che si gettava come un grosso mostro nero sulla folla in direzione della bancarella. Non avrebbe avuto il tempo di correre da Cervantèz e le rimaneva da provare con un paio di stratagemmi ben piazzati.

    Pride e Prejudice si sollevarono da dentro le fondine e mirarono rispettivamente ai primi due cavalli del tiro a quattro: uccidere le bestie era inumano, ma avrebbe salvato qualcosa di più. Sapeva che se atterrati i primi due cavalli, quelli dietro, non avrebbero avuto il tempo di fermarsi o scansare i corpi ed avrebbero creato una specie di muro di carne equina su cui la carrozza avrebbe impattato e, con un po' di fortuna, fermato la rocambolesca corsa. In caso contrario l'asta collegata al timone, che passava centralmente fra le due colonne di cavalli e che reggeva i finimenti, si sarebbe piantata nel terreno ed avrebbe potuto anche in quel caso fungere da freno. Peccato fossero tutte congetture, che esisteva ogni tipo di variabile possibile che mandasse alle ortiche i suoi calcoli, ma dall'altra parte Grain avrebbe potuto mettere in salvo Cervantèz.

    A mali estremi, estremi rimedi, si disse Narset. Ancora una volta comandò al suo cuore di cantare per le sue armi e da queste partirono due raggi di luce candida, così in contrasto con i neri destrieri che, sperava, sarebbero stati colpiti all'altezza della punta della spalla, in quella porzione di petto che ospitava il cuore, la trachea e buona parte dei muscoli che muovevano gli arti anteriori. Pregò per un istante, non sapeva esattamente chi.

    Cose


    CITAZIONE
    S t a t o
    ▌Scheda: Here
    ▌Salute: 24/24.
    ▌Mana: 100%.
    ▌Energia: Bianca.


    M a e s t r i e
    ▌Passive:
     • Percezione Approfondita dei Ritmi.
    ▌Attive:

    E q u i p
    ▌Pride & Prejudice: Pistole magiche. {Set_Offensivo_8}
    ▌Ossa del Titano: Armatura naturale. {Difensivo_8}
    ▌Grain: Volpe meccanica. {Pet Scenico}


    N o t e:


      

  11. .

    SERAS SILK

    ▪ M A N A & S A L U T E:
    Energia: Bianca
    Mana: 60 - 10= 50%
    Salute: 28/32

    ▪E Q U I P:
    Mimicloak ;{Equipaggiamento difensivo_ 7/8}

    Hash'nvardeen'knairgh'malis ;{Spada ad una mano_ 7/8}

    ▪P A S S I V E:
    - Giustifica Biocinesi
    - Auspex Creature
    - Mimesi
    - Power-up Destrezza +1
    - Movimenti animali

    ▪A T T I V E:
    ///


    ▪R I A S S U N T O:
    ///


    Senzanome2_0

    Aveva spinto un po' indietro il cappuccio di Mimicloak, scostandolo dalla fronte e si era acceso una sigaretta, appoggiando la testa contro il muro alle sue spalle e semplicemente attese. Il vecchiardo gli aveva detto che avrebbe mandato qualcuno ad occuparsi di ripulire tutto il casino e dunque era più che certo che qualcuno sarebbero passato di lì, qualcuno che l'avrebbe certamente condotto sino al palazzo o abbastanza vicino all'oggetto che stava cercando. Ridacchiò per un momento, simile ad un colpetto di tosse gracchiato, mentre pensava a come la puttana effettivamente gli aveva fornito un gran aiuto: era divenuta il suo capro espiatorio, il più semplice dei lasciapassare che potesse mai desiderare.

    Fu strappato dai suoi pensieri da un discreto manipolo di gendarmi che era giunto finalmente sul luogo del fattaccio. Tutti uguali, tutte latte ripiene di carne, fino a quando gli occhi gialli dello Yùner andarono immediatamente ad un paio di orecchie lapine ed al suo portatore. Prese una boccata dalla sigaretta inclinando di lato la testa e non si mosse, rimanendo seduto a terra con le gambe comodamente posate sulla schiena della tizia svenuta davanti a lui. Era una delle cose più sexy e carine su cui aveva messo gli occhi da qualche tempo; si chiese quanto potessero essere morbide quelle orecchie e se sotto la cintura fosse nascosta una codina da coniglio. Chiuse gli occhi e cercò di allontanare e censurare la scena spinta che era venuta subito a galla nel seguire il primo pensiero... non era quello il momento di farsi venire l'ennesima erezione, soprattutto visto com'era andata con la prima. Seras si costrinse, allora, a seguire il discorso che stava facendole il Galzani. Gli aveva chiesto il nome e Seras non era il primo sprovveduto fra i ladri. Scrollò la sigaretta con un movimento di dita per far ricadere la cenere nella polvere della strada e con tutta la serietà possibile mormorò un 'Riven Wordsworth'. Era un nome con un bel suono che gli era affiorato improvviso sulle labbra. Forse conosceva qualcuno con quel nominato, ma non ne ricordava appieno il volto.

    "Puoi chiamarmi semplicemente Riven" aveva iniziato Seras, cacciandosi la sigaretta tra le labbra mentre si rialzava, spolverandosi il retro dei pantaloni con le mani.
    "Non c'è molto da dire sul perché mi trovo qui." continuò fissando la tizia ancora a terra "La seguivo da giorni. Sapevo che sarebbe venuta qui per un colpaccio insieme ad un suo collaboratore e volevo vedere se riuscivo ad incastrarli entrambi prima che facessero danni... ho calcolato male ed ho trovato solo lei che ha cercato di farmi la festa." indica l'interno della catapecchia "Fortunatamente il tizio tutto baffi si è sentito in dovere di aiutarmi"

    "E per quale ragione, Riven, avevi intenzione di incastrarli? Immagino ci sia altro oltre il desiderio di compiere una buona azione"

    "Perdona la domanda: che giorno é oggi?"

    Ottimo tempismo, squittì una vocina nella sua testa. Una domanda per sviare un'altra domanda o per donare più pathos al momento. Gli era tornato utile in altri frangenti per rimettere insieme i pensieri e trovare una cazzata convincente da dire. L'altro le aveva risposto che non lo sapeva e le guance si erano tinte di un imbarazzato rossore ed un piacevole sorriso innocente. Per poco non gli cadde la sigaretta dalle labbra. Era assolutamente mangiabile... dalla testa ai piedi, e tener fuori pensieri e scene spinte stava diventando sempre più difficoltoso. Sorrise, dunque, cercando di stemperare l'imbarazzo. Diede un ultimo tiro alla sigaretta, la gettò a terra e la spense con la punta dello stivaletto.

    "Tranquillo, Sairah- posso darti del tu, vero?-. Oggi è il Giorno dell'Espiazione per la mia religione." iniziò lo Yùner iniziando a fregare dentro la palandrana, le man che veloci si infilavano in ogni tasca che riusciva a trovare "Siamo un gruppo piccolo, che venera una divinità semi-sconosciuta. E sono certo che dopo che avrai sentito quello che sto per dire mi prenderai per pazzo, ma è un rischio che sono disposto a correre. Dicevo, una volta al mese, il nostro patrono, ci chiede di compiere una buona azione degna di nota per riequilibrare l'Universo che abitiamo. Secondo i suoi dettami viviamo una vita impura, che infastidisce il cosmo ed in primis lui" trasse, infine, il santino plastificato di Germanus e lo mostrò al capitano con un certo orgoglio "Se non lo facciamo attiriamo su di noi ogni tipo di sventura, ed effettivamente prima di votarmi alla sua causa non mi è andata molto bene, come si può notare. Diciamo che il motivo per cui lo faccio è perché non ho più molta voglia di scoprire se è vero o meno, inoltre fare buone azioni mi fa sentire in pace con me stesso."

    Osservò l'altro fissarla incuriosito, le labbra schiudersi per cominciare a farle nuove domande ma, prima che potesse esalare anche solo un respiro, la voce acuta di Elizabeth si insinuò fra loro. Lo Yùner sobbalzò al grido improvviso. Sentì il cuore caderle negli stivali e schizzare nuovamente al suo posto: credeva di averla tramortita a sufficienza, ma probabilmente c'era andato leggero visto che era una donna.

    "Se sono stronzate perché il Capitano Reinhard mi ha fatto entrare? Perché avrebbe abbattuto una porta per venirmi a salvare e ucciso i tuoi uomini? Stai forse insinuando che il Capitano, sant'uomo, è in combutta con dei ladri? Fino a prova contraria quella che ha cercato di uccidere un alto esponente della milizia di Gerico sei tu"

    Erano state le parole dello Yùner in risposta alle insinuazioni della ladra. Qualsiasi cosa avesse provato a dire l'avrebbe zittita.

    "Mhm, non posso darti tutti i torti, ma il capitano Reinhard è famoso per riporre un po' troppa fiducia nelle persone - ti spiacerebbe seguirmi in caserma? Penso di aver bisogno di approfondire la questione"

    L'avrebbe seguito dove voleva e poteva benissimo anche approfondire.

    Smettila! Stai concentrato... non è il momento di correr dietro ad un bel paio di gambe, si ammonì mentalmente la Yùner.

    "Ovunque tu voglia" gli rispose tranquillamente con una scrollata di spalle, per poi fissare la tipa a terra ed indicarla "E con questa che si fa?"

    'Portiamola con noi'. No. Pessima idea, ma non poteva certo dirglielo. Una cosa, però, poteva farla per limitare il fastidio dovuto al continuo berciare della donna. Frugò ancora una volta dentro la palandrana, traendone una vecchia calza- che aveva visto giorni migliori- ed una striscia di stoffa colorata. Si chinò dunque sulla ladra, dando le spalle al gendarme e fissandola dritto negli occhi con un ghigno divertito, e senza tanti complimenti le cacciò fra le labbra il calzino e la striscia di stoffa, legandogliela dietro la testa in una museruola rudimentale.

    "Così almeno non ci rovinerà l'udito e quando arriveremo in caserma avrà ancora abbastanza voce per essere interrogata e conoscere i suoi piani" fece Seras risollevandosi ed osservando il soldato sollevare di peso la donna, mettendosela in spalla. Una dimostrazione di muscoli che gli fece improvvisamente venir caldo, un brivido gli corse lungo la schiena.

    "Possiamo andare. Seguimi" fece lui precedendo Seras lungo la via. Lo Yùner annuì e si incamminò accanto al Galzani, procedendo lungo la via. Man mano che si allontanavano dal luogo del combattimento, gli schiamazzi delle vie mercantili si facevano più flebili, lasciando il posto al chiacchiericcio della vita quotidiana di una città commerciale ed alle futili chiacchiere che il ladro rivolgeva al soldato al suo fianco. Non era molto interessato a quello che gli rispondeva ed alle domande che gli faceva, tutte cose per lo più di circostanza, ma camminare nel più totale silenzio avrebbe creato tensione ed un certo imbarazzo. L'unica cosa veramente interessante che gli disse fu che era single, il resto era fuffa.

    Lo Yùner sollevò per un momento lo sguardo, fissando il profilo del palazzo di Gerico stagliarsi contro il cielo perfettamente blu, ferendogli quasi lo sguardo. Dovevano essersi avvicinati molto, in quanto la struttura era ora più vicina e più grande di quanto si sarebbe aspettato all'inizio e questo poteva essere un problema, in quanto aveva sottostimato le dimensioni del palazzo. Aveva pensato che Gerico, come città di nuova fondazione e sita in un deserto, non avrebbe avuto chissà quale gran reggia, ma ora dovette ricredersi.

    "Che mostruoso pezzo d'architettura... speriamo non serva come compensazione" buttò lì Seras, schermandosi gli occhi con una mano mentre esaminava la struttura.

  12. .

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    Chonky John
    - Spezzakraken in pausa -

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    _ __Inizio



    Lasciò a terra un grosso barile. Le assi di cui era composto mandarono un basso gemito quando fu sovrastato da un altro, poggiato dalla medesima persona che aveva portato il primo. John si terse la fronte con il dorso della mano e fissò soddisfatta la pila di circa una dozzina di scuri barili, tutti contenenti pesce sottosale e recanti il nome, marchiato a fuoco, della compagnia mercantile. Quest'ultima aveva avuto discrete entrate nell'ultimo periodo, in vista della festa che il Doge aveva programmato, ed il suo lavoro era piacevolmente triplicato. Si teneva impegnata nello sbarcare le navi, svuotare stive e controllare la mercanzia che giungeva alla Dominante, per crollare poi nella sua brandina praticamente al calare del sole come una perfetta gallina, sfiancata dal lavoro. Eppure era felice e tanto le bastava. Questo anche perché Mastro Abraham aveva permesso a lei e gli altri della Compagnia di prendersi una mezza giornata libera in vista della festa, nonché una gratifica da spendere come meglio credevano.

    Gli occhi verdi dell'aliothiana si posarono per un momento sul sole, schermandosi con una delle enormi mani callose: la sera stava giungendo in fretta ed avrebbe avuto giusto il tempo di darsi una rinfrescata e cambiarsi d'abito, così da per poter andare alla festa con un aspetto semi-decente. Non era un bel vedere- e sentire- uno scaricatore di porto appena rientrato da lavoro. Sorrise istintiva a questo pensiero, chiudendosi alle spalle il pesante uscio del magazzino e dando un giro di chiave per esser sicura che nessuno potesse entrarvi nelle ore notturne. Lanciò in alto il mazzo chi chiavi, scintillando per un momento negli ultimi raggi del sole, prima di ricaderle in mano.

    "E anche per oggi la giornata è finita" esclamò John, appendendo il grosso mazzo in cintura, dirigendosi con calma verso casa.

    ***



    Il discorso del Doge era stato incredibile, così come lo spettacolare lancio delle lanterne, e John aveva seguito con lo sguardo i lumi giallognoli perdersi nel cielo. Per un istante le tornò la nostalgia di casa e dei genitori, delle sorelle e di quelle giornate ventose in cui innalzavano gli aquiloni e si sfidavano a chi mandava il proprio più in alto. Quante volte erano finite per perderli e passare intere ore alla ricerca dei rombi di carta colorata, inutilmente, e ricordava anche le sorelle più grandi cercare di consolarla dicendole che erano fuggiti nel magico regno degli aquiloni, un mondo in cui vi era sempre una leggera brezza a tenerli sollevati ed in costante movimento, in uno splendido spettacolo di sfavillanti colori e lunghe code turbinanti. Fino a che aveva potuto ci aveva creduto a quel magico regno, ma ora rimaneva solo un variopinto ricordo d'infanzia.

    Applaudì qualche momento, poco prima di perdersi in mezzo alla folla, diretta verso un punto ben preciso: i banchetti che offrivano ogni tipo di ristoro culinario. Era infatti uscita di casa ancora prima di poter metter qualcosa sotto i denti ed ora il suo stomaco mandava fitte e brontolii, impossibili da ignorare, soprattutto viste le occhiatacce ed i risolini di chi le stava vicino. Per un momento l'aliothiana credette che, se non si fosse procurata velocemente qualcosa da mangiare, il suo stomaco avrebbe preso vita e l'avrebbe digerita. Inoltre non avrebbe potuto trovare un altro momento per mangiare qualcosa, in quanto di lì a breve avrebbe dovuto incontrarsi con alcuni dei ragazzi con cui lavorava al porto e passare con loro la serata, fra una bevuta e l'altra. Prospettava di tornare a casa alticcia o quanto meno di svenire insieme agli altri contro qualche muro, riparati dalla rugiada e dai venti marini.

    Dopo qualche minuto di casuale girovagare il suo naso fu attirato da un odore che conosceva bene e che, ogni volta, le faceva venire l'acquolina. Non ci mise molto a trovare chi mandava un tale libidinoso odore e davanti a lei, fra odorose nuvole di fumo, scoprì un venditore di arrosticini. Fissò estasiata le mani di un paio di uomini intenti a rigirare con maestria e velocità gli spiedi di carne, facendo colare il grasso sulle occhieggianti braci, in uno sfrigolio sfizioso.

    "Me ne dia una cinquantina!" tuonò la donna, sventolando una scarsella. "Ed una borraccia di vino, grazie"

    In pochi minuti John fu felice di essersi accaparrata una manata di spiedini di carne ed una fiaschetta di cuoio con del vino, potendo così finalmente metter fine al supplizio della pancia vuota. Gli spiedi finivano a due a due sotto i suoi denti, la carne calda che si scioglieva sulla lingua con un paio di morsi ben assestati, annaffiata di tanto in tanto da un piacevole sorso dell'acre rosso che probabilmente proveniva dal nord. Aveva imparato, grazie ad Abraham, a distinguere la provenienza dei vini dal loro sapore; certo era che l'anziano uomo aveva un palato più fine rispetto al suo, nonché una cultura in fatto di vini e vitigni che svelava il suo passato come abitante del Lothringen in qualche casata altolocata. Lei invece era sempre stata poco propensa per queste cose e si limitava a tirare ad indovinare e stupirsi di aver beccato il giusto luogo di provenienza del beveraggio.

    D'improvviso qualcuno le sfilò velocemente di mano un arrosticino e, John, fu subito pronta a stampare la sua grossa mano libera sulla faccia di chi aveva osato tanto, ma quando si volse si trovò davanti le facce divertite dei suoi compagni:

    "Chonky, che fai? Non vorrai mica mangiarti tutta quella roba da sola!" fece uno

    "Con tutta questa carne finirai per ingrassare e solo il Creatore sa se mai riuscirai a trovarti un uomo" continuò un altro

    "Se gli uomini da marito sono tutti come voi, allora sarà meglio che ne mangi di più" rimbeccò la donna.

    Ci fu un istante di silenzio, seguito poi da uno scroscio di risa, di mani che davano pacche bonarie sulle spalle di John al suono di 'ben detto'. Era felice anche con loro, in quella situazione così diversa dalle solite taverne dei porti e che li rendeva ancora più umani. Avrebbe voluto rimanere sospesa in quel momento per tanto tempo, a godersi la pace che gli donava stare con i propri compagni.

    Cose


    CITAZIONE
    S t a t o
    ▌Scheda: Here
    ▌Salute: 40/40.
    ▌Mana: 100%.
    ▌Energia: Bianca.


    M a e s t r i e
    ▌Passive:
     • Power-up Vita e Forza
     • Power-down Agilità
     • Immunità al dolore
     • Poliglotta
    ▌Attive:

    E q u i p
    ▌Pelle del Kraken Armatura naturale {Difesa}
    ▌Cannon Guantoni magici {Set Armi}


    N o t e:


      

  13. .

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    Aarnivalkea
    - Messo dei Sogni -

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    _ __Una moneta fortunata


    La folla mandava un costante chiocciare, mentre il Galzani dall'insolito aspetto chiedeva chi fra il pubblico fosse disposto a giocarsi la sua libertà. Una mossa che in un qualche modo Val si aspettava da qualcuno con quell'aspetto e dalla massa di persone si fece avanti un bambino. Sapeva bene quanto a quei minuscoli esseri piacesse mettere a rischio la vita degli altri, come per loro fosse tutto un gioco senza conseguenze... perché nessuno avrebbe mai dato la colpa a quel cosetto dell'aver costretto un altro essere vivente alla schiavitù. La Kuutar incassò ancora di più la testa tra le spalle, quasi a volerla far sparire completamente nella folta pelliccia. Probabilmente da lì avrebbe smesso di sentire le voci crudeli nella sua testa ed il chiacchiericcio delle persone attorno a quella farsa. Avrebbero fatto finalmente silenzio.

    Il vecchio, invece, era rimasto attento. Seduto comodo, le mani sul tavolo, fissava quel bambino senza alcuna emozione, occhi azzurri che non vedevano mai un singolo batter di palpebra. Le nere pupille seguirono la caduta della moneta, il volteggio quasi beffardo a mezzaria che pareva voler durare un'eternità, per poi ricadere sull'acciottolato della via con un suono ligneo. Il mercante rimase immobile a fissare la moneta, mostrante il lato con la tuba che il panda aveva scelto. Non degnò di uno sguardo il Galzani, intento a bearsi della propria vincita, e rimase a contemplare quell'oggettucolo che aveva sottratto alle sue grinfie ben due creature ed un favoloso guadagno. Pareva morto, tanto era immobile, quasi non respirasse.

    "Bene, giovanotto" fece lui d'improvviso riscuotendosi "La fortuna ha decretato la fine della lunga protezione della mia famiglia sullo spiritello. Dunque ora è vostro... fatene buon uso"

    L'Uomo che Ride si alzò in piedi e sollevò nuovamente il bastone, portandolo vicino alla gabbia. Ne toccò il fondo, che parve diventare liquido, schiudendosi come un uovo dorato e lasciando ricadere a terra la massa informe di pelo che era divenuta Aarnivalkea. L'anziano la toccò leggermente con l'estremità finale del bastone, quasi a volerla riscuotere dal torpore in cui era vissuta fino a quel momento.

    "Coraggio, Spiritello, vai dal tuo nuovo padrone" la incoraggiò, nella voce una punta non troppo velata di scherno.

    Gli occhi d'opale della Kuutar si volsero sul vecchio: avrebbe voluto saltargli alla gola, piantare i propri artigli a fondo in quegli schifosi occhi che fin dal primo momento l'avevano fissata con disgusto. Forse gli avrebbe anche strappato la lingua, così da vederlo soffocare nel proprio sangue. Non ci riuscì, troppo debole, se non per un fiacco calcio con cui allontanò il bastone da sé e sibilando alcune parole in una lingua che non apparteneva ad Atlas. Lo maledì perché era l'unica cosa che poteva fare in quel momento. Si guardò poi intorno, fissò tutti quei volti nebulosi e tutti uguali che la osservavano in silenzio, una strana quiete dopo tanto caos che la faceva sentire infinitamente a disagio e da cui desiderava solo fuggire. Voleva trovare un posto tranquillo in cui poter finalmente respirare, poter lisciare il pelo arruffato e dormire... sì, dormire dopo tanta veglia dolorosa e sperare di sognare Velta. Ma per farlo doveva scappare da questo nuovo padrone. Strinse forte i pugni, prese un respiro profondo e spinse il suo corpo esausto a sollevarsi. Le zampe caprine tremarono e quello che riuscì a fare furono solo tre passi malfermi in avanti, poco prima di tornare a terra carponi. La gente intorno a lei riprese a fare rumore, a spostarsi ed ondeggiare, in preda alla paura che lo spiritello del vecchio potesse in qualche modo ferirli. Ringhiò, più forte che poté, cercando di disperdere quegli occhi e quelle bocche. Cercò disperatamente di agguantare qualcuno, di terrorizzare abbastanza chi la circondava per farli fuggire.

    Avrebbe voluto piangere ed invocare Kuu, così come aveva visto fare ai bambini quando desideravano attenzioni dalla madre, ma lei lo voleva solo per essere riportata a casa e allontanata da quella terra, perché quell'incubo finisse una volta per tutte e potesse tornare a bearsi della pace di Velta. La sua dea non l'avrebbe sentita però, la sua voce era troppo debole senza gli oggetti sacri. Dunque piangere non era la soluzione, ma lottare sì.



    Edited by Deer Fren - 1/3/2022, 22:25
  14. .

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    Seras Silk
    - Un buffone festaiolo -

    Pngtree-hand-drawn-vector-dividing-line-5777802

    _ __Apertura



    Di tutti i posti in cui avrebbe potuto rincontrare Ares non si sarebbe mai aspettato alla Dominante. Alla fine, però, Atlas non era così grande e se la prima volta erano finiti in quel buco di culo del 'Tentacolo d'Oro', la capitale di Alioth era decisamente più plausibile come luogo in cui incontrarsi.

    Al suo gesto sfrontato, l'altro cornuto, era trasalito e Seras aveva avvertito distintamente i muscoli di lui contrarsi, le braccia che si muovevano istintive in due direzioni diverse. Dalla sua posizione, lo Yùner, non riuscì a comprendere appieno cosa stesse facendo il viola crinito, ma erano gesti che in sua presenza venivano compiuti spesso, quasi al pari di tutti gli scongiuri fatti alle proprie divinità, e non gli fu difficile immaginarsi una delle mani strette sui denari e l'altra attorno ad un'arma qualsiasi.

    “Scherzi con il fuoco, Seras...Se avevi voglia di polpette non bastava che chiedere, dolcezza”

    Con quella battuta aveva sentito il corpo di Ares perdere la tensione iniziale, i muscoli farsi meno rigidi, così come il tranquillo divertimento che era trasparito dalla sua voce.

    "Qualcuno mi disse: Seras, vedé e nun toccà è ‘na cosa da crepà." fece l'androgino incrociando le braccia al petto "Inoltre il venditore di bouquet di polpette stasera non si trova da nessuna parte"

    Era bello riscoprire un viso familiare con cui poter dire quattro cazzate in scioltezza, lasciando alle spalle quella terribile necessità di nascondersi e quietare la sua indole affamata. Ma qualcosa nell'altro non riuscì a sopprimere del tutto la gazza ladra che viveva nel suo cuore: una mano che scintillava d'oro spuntava dalla manica variopinta dell'abito di Ares.

    "Nuovo il gingillo, chi te l'ha fatto?" cominciò lo Yùner dando un leggero colpetto con una nocca alla mano metallica. Era un grazioso- e probabilmente costoso- oggettino che raramente Seras aveva avuto il piacere di guardare così da vicino. Gli era capitato una volta con un piede di marmo, una cosuccia che probabilmente stava ancora da qualche parte dentro Mimicloak "Mi chiedevo, infatti, come sarebbe andata con il braccio-ragù dopo la movimentata serata alla locanda. Inoltre, fai attenzione che non te la rubino... un simile gioiellino potrebbe fare una certa gola."

    Soprattutto a lui. Forse si sarebbe attaccato quell'arto magico dietro la schiena o sopra una spalla, tipo braccio in più per ogni tipo di strano giochetto o anche solo per sfoggiarlo in certe occasioni. Gli tremarono i polsi e sentì scendergli una goccia fredda dietro il collo e fra le scapole: poteva veramente rubare il braccio al suo compagno di disavventure? Certo che puoi... anzi DEVI, insisté una vocetta stridula nella sua testa. Ma prima che potesse allungare le mani per divellere l'arto al compagno qualcosa attirò la sua attenzione sulla bancarella che stava alle spalle del mago, presa d'assedio da un manipolo non ben definito di personaggi di ogni risma. Seras perse immediatamente interesse nell'arto magico di Ares, sporgendosi in avanti in punta di piedi, gli occhi gialli fissi fra le chincaglierie e su un solo oggetto che conosceva dannatamente bene.

    "CADREGA!" trillò a voce alta lo Yùner, scostando di lato il mago, così da avvicinarsi maggiormente al banchetto. Le mani gli tremarono mentre sollevava il pollo di gomma. Non poteva credere che fosse veramente lì. Lo aveva visto esplodere in una gloriosa- e rumorosa- nuvola di coriandoli gommosi contro uno di quelli che aveva provato a farli secchi. Ancora lo sognava quell'idilliaco momento.

    "Quando hai finito con i bambini, quanto vuoi per questo?" chiese Seras al venditore, sventolando il pollo e producendo conseguenza una serie di strozzati squittii.

    Cose


    CITAZIONE
    S t a t o
    ▌Scheda: Here
    ▌Salute: 32/32.
    ▌Mana: 100%.
    ▌Energia: Bianca.


    M a e s t r i e
    ▌Passive:
     • Giustifica Biocinesi
     • Auspex Creature.
     • Mimesi.
     • Power-up Destrezza.
     • Movimenti Animali.
    ▌Attive:

    E q u i p
    ▌Santino Germanus Muscamaior: Santino plastificato dalla dubbia provenienza. {Oggetto Scenico}


    N o t e:


      

  15. .

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    Aarnivalkea
    - Messo dei Sogni -

    Pngtree-hand-drawn-vector-dividing-line-5777802

    _ __Una moneta fortunata



    I liquidi occhi azzurri dell'anziano mercante rimasero a lungo fissi sul Galzani, scintillanti come monete in fondo ad un pozzo... un pozzo colmo di cupidigia. Era difficile, se non impossibile, non notare come stesse effettivamente facendo i conti su un possibile maggior guadagno futuro nell'impiegare il Galzani urside. Poteva già sentire tra le dita il fluire dei solidi, una cascata di puro godimento che avrebbe aumentato il suo benessere. Avrebbe potuto permettersi una villa, servitù ed ogni tipo di divertimento fino alla sua morte. La prospettiva era assai allettante, sia di una vecchiaia fatta finalmente di meritato- e ricco- riposo e la possibilità di avere un proprio saltimbanco.

    Distolse infine lo sguardo, l'Uomo che ride, grattandosi il mento e borbottando frasi di circostanza, sul dolore che gli avrebbe procurato la separazione dal proprio spiritello ed il non esser sicuro di voler rischiare danni alla Dominante, inframezzando di tanto in tanto con qualche sospiro ed un labbro tremulo.

    "Ma, alla fine, se vuoi veramente così tanto il mio spiritello e sei disposto addirittura a giocarti la libertà, non sarò certo io a discutere di questa tua scelta, giovanotto" fece alla fine il mercante, intrecciando le dita ed esibendosi ancora una volta in un viscido sorriso.

    "Scegli tu chi sarà il fortunato a tirare la moneta. Io mi limiterò a guardare e vedere cosa dirà la Dea Bendata."

    La folla di curiosi stretta attorno al banchetto era d'improvviso aumentata, un'ondeggiare di teste che volevano scoprire come sarebbe andata quella strana contrattazione, un brusio che andava e veniva come il vento, e qualcuno si azzardava anche a scommettere denaro e fare pronostici.
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