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    In quel luogo di apparente tregua, nell’edificio in qui Paradox era imboccato violentemente, tutti gli occhi puntavano su di lui. Non lo guardavano bene, monito di sventura su due gambe, ma lui non poteva di certo accorgersene. Ovviamente, per lui, era come se gli sguardi di tutta quella gente spaventata non volessero dir un bel niente.
    Erano spaventati, quello sì, da chi o cosa era irrilevante.
    Oltretutto lo stesso Paradox aveva priorità molto più importanti, benché in continuo mutamento. Lasciò infatti parlare l’energumeno scaglioso senza mai fermarlo, ma era altamente distratto nel mentre, cercando con l’occhio dove fossero finiti i suoi -non consenzienti- amici delle avventure scorse.
    La sacerdotessa pesciolina e la paladina molto seria dovevano pur essersi accorte che non c’erano anche loro.
    Sospirò nel notare che non fossero da nessuna parte, o che semplicemente non fossero lì… allora forse erano veramente tutti morti?
    Poco male, anche perché sul momento gli era stato posto a lui un quesito importante da quella creatura dalle forme di un lucertolone.
    Dopo che aveva lasciato finire, infatti, si sentì in dovere di rispondere a quella semplice domanda la cui di certo un folle come Paradox non poteva realmente rispondere.
    D’altronde, agli sfortunati era capitato lui e lui soltanto, dovevano arrangiarsi.

    Paradox: «Halun? Palalot?»

    Iniziò a pensare, concentrandosi.

    Paradox: «Palatol... Palatot... Palalol... Pala... no..? Palalot!»

    Esultò con una bellissima luce nel volto, come se si fosse appena ricordato di chi fosse.

    Paradox: «Mai sentito.»

    Esclamò secco, con una tranquillità disarmante. Non aveva la più pallida idea di chi fosse questo qui, d’alto canto divenne estremamente curioso di scoprire effettivamente di più su questo individuo.

    Paradox: «È per caso colpa di questo qui che siete diventati tutti serpentoni? O è per caso colpa sua se pesci son caduti dal cielo? E cos'è una catacomba? Colleziona catacombe questo Pala? La sacerdotessa pesciolina e la paladina seria non saranno lontane no? Erano con voi qualche oretta fa, le avete perse? Non mi sembra più di vedere il polpo, lo avete mangiato?»

    Iniziò a frastornare i presenti con una serie di domande sconnesse in rapida successione, curioso come un bambino, incapace di comprendere quanto oltre poteva spingersi con esse. Ciò mise apparentemente in difficoltà l’ufficiale qytir, forse scioccato dalla pazzia di quella mentalità così neonata. Nel frattempo, un lungo passo alla volta, iniziò con lenta nonchalance ad addentrarsi dentro quel rifugio per curiosare un giro nel mentre attendeva risposta.
    La gente del posto si appoggiava ai muri, spostandosi, spingendosi come se fosse la morte stessa ad avvicinarsi a loro. La loro reazione poteva voler dir tutto per lui: il suo tanfo, una reazione sconnessa, la paura nei suoi confronti, ma non gli importava molto. Era certamente interessato a quella loro reazione, ma era più divertente da vedere che da esaminare al momento, così si lasciò trasportare da quel nuovo passatempo così ilare.
    Era stranamente esilarante vederli impanicarsi per nulla; o almeno era così che vedeva la cosa.
    Non durò molto però, poiché una dei sottoposti dell’ufficiale, una femmina qytir per l’esattezza, prese le redini della situazione rispondendo alla folle melma.

    ???: «No, serpentoni ci siamo nati. No, non sappiamo chi è il responsabile. Una catacomba è un cimitero dove seppelliamo i morti. Palalot colleziona cose strane. Questa sacerdotessa e l'amica sua paladina noi non le conosciamo, non le abbiamo mai viste, e spero proprio che non le vedremo mai, se sono amiche tue. Non abbiamo perso nessuno dei nostri. Non abbiamo polpi. Ad ogni buon conto, Palalot è di là.»

    Alle ultime parole la draconica militare indicò sul fondale di nere scale. Erano profonde, illuminate, ma comunque davano la sensazione di un posto pericoloso. Ignoto, avventura, mistero, sicuramente un pozzo che chiamava ad essere scoperto. Peccato che ciò a Paradox non importasse minimamente.
    Anzi, Paradox fu incuriosito da quella onnisciente specie di donnona dall’aspetto di lucertola.
    Si avvicinò a lei con fare innocuo, ondeggiando contento, non avendo colto in alcun modo la palese ostilità della femmina dal sangue freddo.

    Pronunciò con quel finto sorriso nella massa melmosa di quel suo altrettanto finto volto.

    Piegò la testa.

    Paradox: «Sai anche per caso chi sono? Forse?»

    Domandò, sperando finalmente in una risposta.
    La qytir, non esitò a rispondere a tono, secca, fredda, dura.

    ???: «Uno che ha sbagliato gruppo.»

    La fissò per qualche secondo.
    Pensò alla sua risposta.

    Paradox: «Quindi... sono "uno che ha sbagliato gruppo" tu dici...»

    Rimuginò dando estrema importanza alle parole della femmina, forse troppa, anzi decisamente troppa. Eppure non era una cosa da sottovalutare, poiché l’entropico cominciò infatti a ragionare su come avrebbe dovuto reagire a una simile risposta.
    C’erano tantissime opzioni al fronte. Un suo istinto remoto la voleva uccidere, poiché non gli aveva dato la risposta che voleva sentire, ma allo stesso tempo la ragione gli chiese “Cosa volevi sentire allora?” annullando così il suo istinto omicida. In contemporanea a ciò c’erano alcuni concetti che cozzavano tra loro, un po' per la mancanza di qualsivoglia abilità dialettica di Paradox, ma anche per forse quel messaggio non troppo subliminale che gridava “Vattene” in tutti i modi a quella creatura troppo ottusa.
    Alla fine, dovette arrendersi alla novità, concedendosi della tregua persino alla follia a cui sottometteva se stesso.

    Paradox: «Non ci ho capito molto, sembri intelligente però, hai due teste in più degli altri.» -pronunciò indicando l'armatura che le copriva il seno- Paradox: «Penso che ti devo ringraziare, sei la prima che sa almeno qualcosa su di me... anche se non so come si faccia...»

    Concluse privo di scherno, con una innocenza allarmante quasi.

    ???: «Se c'è qualcuno che può dirti qualcosa in più, è laggiù. Palalot. Lo abbiamo incontrato che girovagava per le catacombe. Fa' un piacere a tutti e due, e ringraziami andandolo a cercare. Può essere la volta buona che smetti di terrorizzare tutti quanti.»

    Paradox ascoltò -in una di quelle rare volte- con estrema attenzione le parole della lucertolona. Infatti, senza nulla proferire, annuì felice, dirigendosi in direzione delle catacombe.
    Anzi, prima di procedere, si fermò un’ultima volta, forse togliendo il fiato a tutti quelli che pensavano che forse se ne sarebbero finalmente liberati.
    Si girò guardando quella saggia donna con un ultimo dubbio in mente.

    Paradox: «Chi sei tu?»

    Chiese carinamente.

    Horo: «Horo. Tu un nome ce l'hai o devi scoprirlo, ancora?»

    Paradox sorrise genuinamente a Horo.

    Paradox: «Quando lo scoprirò tornerò a dirtelo, Horo.»

    Dopodiché si lanciò nella profonda discesa delle catacombe.
    Gradino dopo gradino, passo dopo passo, la curiosità del figlio dell’entropia cresceva sempre di più. Le domande nella sua testa erano tante, ma allo stesso tempo si stava rendendo conto di molte cose. Egli apprendeva, assorbiva, memorizzava i volti e gli oggetti appena visti. Era nato con la Quinta Stagione, era letteralmente un bambino, ma allo stesso tempo aveva una velocità di apprendimento spaventosa; era solo questione di settimane, o anche meno, che avrebbe pian piano raggiungo una maturità intellettuale come quella di un anziano.
    Questo però riguardava solo il lato delle sue conoscenze, ma al come gestirle… quello sarebbe stato un altro discorso.
    La mente di Paradox era come una libreria piena di tomi che però interpretava come a lui più aggradava, cambiandone eventualmente il significato più volte qualora lo volesse.

    Addentrandosi bene all’interno della tomba, a un certo punto origliò il frastuono che quelli poco più sopra a lui, Horo e amici, stavano combinando. Probabilmente stavano chiudendo il passaggio, sia per l’apocalisse che era lì fuori che quella sua reincarnazione che stava appena scendendo le scale, ma quest’ultima pensò che semplicemente stavano muovendo sassi e metallo per divertirsi; nient’altro di troppo articolato ordunque.
    Più si addentrava nell’abisso e più scorgeva nel buio di esso: stanze completamente vuote se non per della fioca luce proveniente da delle pietre incastonate nelle pareti. Dovette passare più di una sala prima di poter incontrare il primo segno di vita… anche se così non poteva definirsi più di tanto.
    Una carogna era accasciata a terra, un animale di fattezze sconosciute a Paradox, priva di qualsivoglia vita e decisamente in uno stato di decomposizione ben pregressa. Puzzava anche un po', ma la melma non la riconobbe nemmeno come una creatura.
    Ciò che era morto non era nient’altro che parte dell’ambiente per lui, tanto valeva proseguire quinti.
    Infatti, proprio dietro all’animale stecchito, c’era una biforcazione dalle vie sconosciute. Paradox provò a scorgere dentro la prima, quella più a sinistra, ma era un semplice corridoio privo di qualunque interesse particolare.
    Prima che però potesse soffermarsi troppo sul labirinto, improvvisamente Paradox sentì un rumore.
    Si girò di scatto, vide giusto con la coda dell’occhio il cadavere di prima zampettare via, andando proprio dal lato opposto al suo. Quella cosa che aveva appena superato, era una cosa... viva? Per uno che vita e morte faceva poco differenza non era molto, ma istintivamente anche lui rimase sorpreso da ciò.
    Molto bizzarro, ma indubbiamente interessante.
    Si mise di mise a raso muro, mimetizzandosi con l’ambiente e camminando pian piano come per non farsi sentire. Voleva seguirla di nascosto, non sapeva nemmeno lui il perché, ma voleva farlo. Non che fosse del tutto utile quella sua modalità in incognita, anche perché alla carogna mancavano niente di meno che le orecchie, ma d’altro canto veramente Paradox poteva sapere cosa servissero delle orecchie?
    Comunque, la bestia sembrò zampettare felice lungo il corridoio. C’era da dire che più si addentrava all’interno di esso e più Paradox iniziò a notare che gli odori andavano a scomparire, il che era un elemento positivo: non c’era più l’olezzo di morto che emanava la bestiola.
    Alla fine del corridoio, davanti a sé, Paradox si trovò un’enorme anticamera decisamente molto più grossa di quelle precedenti. Era così grossa e buia che sembrò come essere piombato in un altro mondo.

    Paradox: «Wooow...»

    Pronunciò con un fil di voce, sorpreso e affascinato dalla vastità di quel luogo.
    Si guardò attorno, voleva fare delle prove per conoscere meglio la zona. Così, similmente il pesce nel villaggio, andò a cercare una bella pietra azzurra tale da poterla staccare e lanciare quanto più lontano possibile. Trovò la prima proprio alla sua destra, bella tonda e luminosa.
    Allungò la mano come per prenderla, ma qualcosa di bizzarro accadde non appena poggiò le sue liquide dita su di essa: sentì la sua energia risucchiata, lasciandoli una sensazione stranissima al tatto.
    Mollò subito la presa dallo spavento improvviso.
    La sala iniziò tutto ad un tratto a illuminarsi sempre di più, come se involontariamente Paradox avesse usato la sua linfa vitale per accendere una qualche sorta di meccanismo.

    Paradox: «Wooooooow.»

    Pronunciò nuovamente con ancor più stupore, più distratto dal fatto che il posto fosse diventato tutto più luminoso che dal fatto che gli fosse stata prosciugata l'energia corporea nel processo. Era stato tutto un processo troppo complesso per lui, ma ciò lo iniziò a divertire.
    Meno la carogna, che in tutto ciò scoprì di Paradox e scappò a gambe levate.
    La ignorò nuovamente, non era più interessato a quella creatura lì, aveva ormai scoperto un nuovo gioco con cui divertirsi. Iniziò così a viaggiare con calma verso il centro di quell'enorme sala.
    Iniziò a scendere per delle scale molto grandi, abbastanza da farci passare addirittura sette Paradox tutti assieme; oltretutto queste erano di gran lunga più belle, adornate da dei lumi molto più rifiniti rispetto da quelli già intravisti in precedenza. Quelle venature luminose dettavano la strada di Paradox, che le seguiva come un bambino seguiva la corrente del fiume, schivando un saltello dopo l’altro gli enormi fossi che lo avrebbero fatto precipitare rovinosamente chissà dove.
    Infatti, a un certo punto, sembra quasi impossibile proseguire senza farsi inghiottire nel vuoto.
    Però Paradox aveva scoperto un nuovo modo molto simpatico di accendere la luce di questi posti tetri.
    Si chiese se forse ovunque nel mondo funzionava così? Se anche il mondo di sopra servisse accendere una luce per togliere l’oscurità delle nuvole. O solo in questo mondo parallelo sotterraneo c’era questo lusso? Era di certo un bel mistero che avrebbe fatto gola a molti studiosi e maghi, ma qui si stava parlando sempre e comunque di Paradox.
    Ignorando le leggi naturali, o come esse funzionassero, egli poggiò nuovamente la mano a terra provando a sfruttare lo stesso trucchetto di prima. Dalle dita sentì nuovamente quella strana sensazione trascinarli via la sua energia, ma il risultato fu decisamente più blando rispetto a quello di prima.
    All’inizio storse il naso -che non aveva- sbuffando, poi però sentì qualcosa muoversi sotto i suoi piedi.
    Improvvisamente la piattaforma su cui stava iniziò a muoversi in perpendicolare, facendo barcollare la melma. Calava pian piano, con una velocità controllata, trasportando Paradox chissà dove senza che lui muovesse neanche un passo.
    Questa volta Paradox aprì la bocca, senza però manco esprimere quel suo "wow" recente, ma bensì rimanendo tutto sorpreso di tutte quelle nuove scoperte che gli stavano accadendo.
    Felicemente sorpreso.
    Scendendo per circa trenta metri, si ritrovò alla fine della corsa in quella che sembrava un’enorme nuova area. Questa era così buia che il suo tetto poteva essere letteralmente una volta nera priva di quei tanti fulmini colorati che erano invece presenti nel vero cielo. L’oltre era anch’esso buio, come infinito, adornato solo da varie casette spoglie così simili e allo stesso tempo dissimili da quelle dell’ultimo villaggio che Paradox aveva visitato. Almeno su queste non erano caduti pesci, polpi o balene.
    Le varie dimore che erano davanti a lui non gli dicevano nulla, ma era curioso di almeno entrare dentro a una di queste. Con a sua testolina infatti si infilò nella finestra di una di queste. Paradox scosse la testa, nulla di interessante dentro quelli scrigni contieni persone: solo varie sedie, tavoli, un letto e un morto al suo interno; tutto nella norma insomma.
    Però memorizzò alcune forme, come quelle della sedia e del tavolo. Non erano particolari, ma fu quasi istintivo per la sua natura polimorfa registrare questo genere di cose. Ciò che gli rimaneva fare era addentrarsi ancor di più all'interno della cittadella, magari in una di quelle case c'era quel tipo di cui Horo parlava.
    Come si chiamava? Pala? Erano successe così tante cose che fece fatica a ricordare il nome completo dello dalla cara Horo.
    Neanche a farlo apposta, senza preavviso, un’enorme figura si palesò di fronte a lui.
    Era enorme, ma scomposto. Il volto era quello di un uomo, ma i suoi occhi guardavano a destra e a sinistra senza mai puntare alla melma. Il suo corpo solo all’apparenza era umano, poiché era composto da varie parti di altre creature di cui Paradox non conosceva ancora l’origine; possedeva persino una grossa grassa pesante cosa pelosa che spazzava il terreno al suo passaggio. Due braccia completamente diverse l’una dall’altra erano come attaccate da quel bizzarro corpo, tra cui una (la più grossa e artigliata) reggeva la carogna che il polimorfo aveva incontrato prima.

    ???: «Hai spaventato bruco. Mascalzone!»

    Paradox, dopo quella affermazione, invece che allarmarsi come farebbe qualsiasi creatura sana di mente, guardò il tipo da testa a piedi, come guarderebbe qualsiasi altra creatura al mondo che ritenesse normale.

    Infine poggiò le sue mani melmose sui fianchi.

    Paradox: «Finalmente Pala! Eccoti! Non pensavo che Bruco fosse tuo amico!»

    Stranamente aveva compreso chi fosse Bruco, come se lo conoscesse da tutta una vita, ma di chi fosse quello davanti a lui l'aveva solamente supposto nella sua folle idea.
    Infatti quel tipo strabuzzò gli occhi per un attimo. Persino Bruco lo fece, solo che uno degli occhi gli venne giù, attaccato soltanto da una cordicina vermiglia che lo lascia penzolante.

    ???: «Messere! Lei ha scambiato persona. Io non sono Palalot. Ma se ha la compiacenza di seguirmi, posso condurla da lui.»

    Egli si inchinò nei confronti di Paradox, ma quest’ultimo era più preoccupato per altro.

    Paradox: «Ah no?»

    Infatti rispose, con le sue sicurezze infrante, pieno di dubbi più che altro, ma accettandoli in fretta.

    Paradox: «Ok! Ti seguo.»

    Pochi attimi dopo, come colto da un altro dubbio, si ricordò di porgli una domanda essenziale.

    Paradox: «Ma tu sai chi sono?»
    ???: «Ah! che domanda interessante. Ahimé, posso solo dirti che neppure io so chi sono io!»

    Gli rispose, per la prima volta con toni che fecero sentire più a suo agio lo stesso Paradox.
    Infatti se per lui fu raro, nella sua breve vita, incontrare gente che almeno avesse voglia di interagire con lui, quella fu la prima volta in cui qualcuno fu così tanto gentile con lui. Forse perché si capivano inconsciamente, o forse perché entrambi erano figli del caos, o forse perché più semplicemente erano letteralmente matti da ambo le parti. Si sentì simile, come aver trovato qualcuno che avesse i suoi stessi dubbi e problemi.
    D’ogni caso, per la primissima volta non si sentì più così tanto solo.
    Sorrise infatti alla sconosciuta chimera, arrotondando sul suo volto liquido un sorriso di rilievo. Lo salutò così, mentre poi salutò anche Bruco agitando la mano in sua direzione.
    Dopodiché, intento a scoprire chi Paradox fosse, si diresse verso la dimora illuminata.

    Fortunatamente ancora molto di buon umore.

    Speso 10% (x) + 10% di energia per accendere luci (supporto)

    Paradox
    «Parlato»
    "Pensato"

    Stato


    Livello: 11
    Salute: 46 (-2 T. 2°) = 44
    Energia: 58 (-20% [supporto] T. 5°) = 46
    Stress: 11 (-2 T. 1°)+(-1 T. 2°)+(-5 T. 3°)+(-2 T. 4°) = 1

    Statistiche



    Riflessi: 4 ~ Tempra: 6 ~ Volontà: 1
    Arcana: 5 ~ Atletica: 6 ~ Artigianato: 0 ~ Carisma: 0 ~ Furtività: 6 ~ Natura: 0 ~ Percezione: 0 ~ Società: 0
    Rango: 0 ~ Notorietà: 0 ~ Ricchezza: VIII ~ Influenza: 0
    Età: ??? ~ Sesso: ??? ~ Razza: ??? ~ Lingue: Atlassiano

    Equipaggiamento



    Ossa Antiche
    [Equipaggiamento Semplice: RTV]
    [Slot Artefatto: 0]
    Formano una struttura come una rete sottile e quasi impercettibile attorno a tutto il corpo malleabile di Paradox.
    Possiedono una forma spugnosa resistente, capace di assorbire gli impatti e attenuare i danni, oltre a questo
    fungono da repellente contro gli attacchi mentali, come se la magia nelle stesse potesse proteggerlo.

    Muscolo del Polimorfo
    [Arma Superiore II su Riflessi & Tempra: +2 Atletica][Attacco Ampio II][Versatile I][Nascosto]
    [Slot Artefatto: 8]
    Le fibre che legano i muscoli di Paradox sono tanto mutabili quanto pericolosi. La loro forma e densità dipendono
    dal suo volere, tale che può prendere le forme che esso desidera. Può essere una lama che taglia come un martello
    che annienta, una lancia che infilza o una falce che miete. Rigidità a affilitezza cambiano a seconda della
    necessità, rendendo pericolosa anche la sua imprevedibilità.

    Abilità Personali


    Specializzazioni
    Specializzazione in Furtività: Doppelganger (Creatura Uccisa)
    [1 Punto Competenza]
    Prende le sembianze esatte della creatura che è riuscito a uccidere, confondendosi tra le altre.
    L'effetto diminuisce se la creatura non viene uccisa, o se sceglie solo di copiare in modo generico la razza.

    Specializzazione in Furtività: Mimic (Oggetti d'Arredamento)
    [1 Punto Competenza]
    Prende le sembianze di un oggetto d'arredamento comune per poter sferrare attacchi a sorpresa alle prede ignare.
    L'effetto è meno efficace se prende la forma di oggetti ambientali, come rocce, alberi exc.

    Passive
    Carne dell’Infinito:
    [Tag: Corpo Vuoto] [Tag: Rigenerazione] [Slot: 3]

    Follia Razionale:
    [Tag: Ferocia] [Tag: Analisi] [Slot: 3]
  2. .
    Paradox sorrise genuinamente a Horo.

    << Quando lo scoprirò tornerò a dirtelo, Horo. >>

    Dopodiché si lanciò in discesa delle catacombe.
  3. .
    UJ8vCMU

    La lunga strada che stava percorrendo Paradox non sembrava avere fine.
    Fango, terra, pioggia, acqua, conchiglie, pezzi di scoglio e altro ancora ostacolavano ogni due per tre la corsa sfrenata del polimorfo, portandolo ovunque e da nessuno parte. Questo però lui non lo sapeva, veloce come il vento e intrepido come uno che effettivamente non si era ancora accordo che il mondo stava crollando.
    Ora persino molluschi e pezzi di scogliera stavano cadendo dal cielo, confondendosi con il grande acquazzone che continuava a sgorgare. Eppure Paradox era intento a raggiungere la città di Mezzodì, per lo più per questione personali; poi c’erano anche i poveri disperati che aveva lasciato alle spalle.
    Saranno ancora vivi? Poco importava, però il mutaforma sera insensatamente affezionato a loro.

    All’improvviso però un ruggito echeggiò nella valle nera. Era profondo come il più profondo dei laghi, urlava “pericolo” da ogni vibrazione che questo emetteva. A Paradox ciò piacque. Infatti quest’ultimo si lanciò in direzione di quel forte rumore, come a cercarlo, scovarlo, per vedere cosa era.
    Poteva essere tutto, persino un suo simile da quanto ne sapeva.
    Così corse, più veloce che poteva, per andarlo a vedere. E così, poco dopo, alzandosi nella sua colossale forma, una forma serpentina si alzò nel cielo nero. Solo un fulmine mostrò i lineamenti mostruosi di un gigantesco serpente.
    Alla visione del colosso il cuore di Paradox iniziò a battergli fuori dal petto -anche se un cuore, lui, non lo avesse- dall'emozione.
    Non era però terrore, era gioia pura.
    Adorava l'apocalisse.

    Era conscio di essere in pericolo e pure contro un nemico che non poteva affrontare, battere o nemmeno superare, ma la frenesia che muoveva ogni filamento del suo corpo gli fece rafforzare ogni suo muscolo. Era una sensazione stupenda per lui però questa. Percepì finalmente del sano divertimento, con un contorno di eccitazione per il pericolo.
    Ora però doveva trovare una soluzione, anche perché quella creatura l’aveva ben visto; si sentì onorato di non essere un puntino nero per quell’essere.
    Non poteva nascondersi: per quanto poteva mutare in altre creature non sarebbe cambiato l’esito.
    Non poteva sconfiggerlo: troppo grosso, troppo tozzo, sarebbe stato uno spreco di forze e tempo.
    Non poteva convincerlo a non mangiarlo: lo sapeva anche lui che la fame non si può discutere, nemmeno con Paradox.

    Però poi, guardandolo bene, iniziò a realizzare qualcosa, anche perché i conti non gli tornavano.
    Mezzodì era verso quella direzione, forse ci era quasi arrivato (Paradox non sa contare le ore) quindi dietro al serpente ci potrebbe essere Mezzodì… ma se quel serpente fosse passato di lì questo significava…
    Si diede un colpetto alla testa, come a dire "perché non ci sono arrivato prima" con la faccia di chi avesse finalmente capito tutto; cioè niente.

    Salutò il serpente con la mano, con aria quasi amichevole e con un sorriso disarmante.

    In fondo, doveva tornare indietro ad avvertire che Mezzodì non c'era più.
    Così il suo corpo divenne snello e aerodinamico, come a poter correre più veloce del suono.
    Il serpente avrebbe dovuto aspettare un po’ prima che Paradox potesse diventare la sua cena. Infatti lo stesso serpente sembrò comprendere le nobili azioni della melma, lasciandola andare in pace fino al loro prossimo incontro; ovviamente non era questo il motivo per cui il serpente lasciò andare Paradox, forse più per noia che per altro, ma questo Paradox non lo poteva sapere.
    Quindi, nella corsa al ritorno dagli amici del polimorfo, quest’ultimo stesso iniziò a far un resoconto di quello che doveva dirgli.
    Uno: Mezzodì non c’era più.
    Due: Un serpente gigante aveva distrutto Mezzodì.
    Tre: Che Paradox aveva ragione, l’apocalisse era ovunque.

    Per quanto le prime due erano di dubbia certezza, l’ultima congettura non era del tutto errata. Oramai l’apocalisse era ovunque, non c’era un vero posto sicuro dove andare o rimanere, quindi valeva rivalutare i piani.

    Paradox se avesse avuto l’abilità di contate avrebbe contato i passi.
    Se fosse mai stato capace di orientarsi, forse avrebbe cercato tracce.
    Invece, essendo Paradox, sentì più o meno di aver percorso una tratta più o meno sconsiderata per poterli incontrare.
    Eppure non c'erano.

    Si grattò la testa, confuso, anche se secondo lui era palese che qualcosa fosse successo.
    Pensò che il serpente lo aveva magari preceduto mangiandosi i villici, oppure che l'acqua li avesse portati già via.
    E adesso?
    Da qualche parte doveva pur andare, in fondo l’acqua gli stava arrivando ai piedi e il terreno era diventato ancor più molliccio del solito.
    Iniziò a fare un paio di calcoli strampalati, creandosi una bussola tutta sua.
    Invece che nord, est, sud e ovest aveva creato una Rosa dei Matti tutta sua, composta in questo modo:
    Serpente di Mezzodí
    Fiume Bagnato
    Villagio Pesce
    Ignoto Fangoso.

    Iniziò a ragionare con i piedi zuppi.
    Con la mancina indicò approssimativamente la parte di fiume che aveva seguito, in direzione del Villaggio Pesce. Scosse la testa, non c'era nulla lì, non aveva nemmeno senso tornarci.
    Voltò lo sguardo e indicò con la destra stavolta da dove era venuto dal Serpente di Mezzodí, ma scosse il dito conscio che non potevano essere andati di lì i suoi amici nel caso fossero sopravvissuti; sennò gli avrebbe incontrati, forse.
    Dal petto uscì un'altra mano mancina, indicando il Fiume Bagnato, ma anche lì pensò che quei tipi goffi e piagnucoloni non potevano di certo nuotare se facevano così tanta fatica a camminare.

    Così la sua testa si girò a centottanta gradi in quella direzione ignota, cioè l’Ignoto Fangoso.
    Che fossero lì o meno, vivi o morti, forse era veramente l'unica zona che gli era rimasta da esplorare.
    Pensò tra se e se che il mondo era più vasto do quanto se lo immaginava, doveva essere una fatica percorrerlo tutto.
    Così si lanciò nuovamente in quella direzione di fretta, un po' cercando i suoi nuovi amici, un po' cercando qualcosa che neanche lui sapeva cos'era.
    Tanto oramai la causa dei rumori l'aveva trovata, secondo lui, quindi si doveva trovare un altro obiettivo da raggiungere.
    Nella sua nuova corsa vedeva però creature nuove comparire poco distanti da lui. Un pesce molto grosso dagli occhi bianchi enormi e la pelle nera, un altro pesce tutto grigio dai denti molto affilati, un pesce di pietra che… in realtà era solo uno scoglio a dirla tutta. Insomma, stava nuovamente cadendo il mondo e Paradox ancora non era riuscito a capire come far smettere i pesci di piovere dal loro cielo, creandogli una sorta di frustrazione.
    Però era almeno contento che non morissero sfracellati sul posto, o almeno era felice in parte.
    I pesci iniziavano a diventare tanti, fosse troppi persino per le sue abilità.
    Effettivamente quel suo istinto di sopravvivenza sbraitava contro Paradox da un po’, dicendogli che ancora non era pronto ad affrontare tutti le bestie dell'oceano cadute dal cielo alla terra.
    Ed effettivamente Paradox non aveva tanta voglia di combattere alla cieca, non aveva tempo da perdere con pesci piccoli come quelli.
    Eppure, da lontano, il piccolo miracolo di un qualcosa dissimile all'immensa fanghiglia che pullulava la palude.
    Una struttura imponente di una bella pietra, ma che non capiva bene cosa era. Forse era una casa? Eppure le case che aveva visto al villaggio erano brutte da far schifo. La curiosità vinse prima di una risposta logica, avvicinandosi a essa e notando che uscivano delle strane nuvole da degli sfiatatoi.

    "Sarà forse la causa di questo tempo?"
    Si domandò, ma non ne era così sicuro nemmeno lui. Era molto bella e decorata all’esterno, gli sembrava sia strano che normale che una cosa del genere potesse essere la causa di tutto quel maltempo.
    Una cosa era certa, voleva entrare dentro, benché non sapesse nemmeno lui il perché.
    Così, avvicinandosi a quella che poteva essere l'entrata trovò il primo ostacolo: sembrava chiusa.

    Ciò nonostante, provò ad aprirla lo stesso, spingendo con forza su essa.

    Non appena la pietra viene toccata, Paradox sentì le urla di qualcuno dietro la porta.
    All'inizio non ci pensò molto, ma qualcosa solleticò la sua falsa memoria.
    Sembravano proprio le urla spaventate dei villici del villaggio dei pesci! Dovevano essere le loro, erano le stesse grida di quando hanno visto il loro villaggio distrutto! Come poteva non riconoscere quella disperazione immotivata che li contraddistingueva?!

    Paradox: «Che bello!»

    Esclamò da dietro alla porta tutto contento, ricordandosi prima di riprendere delle fattezze da finto umano liquido da come lo conoscevano; reazione mossa dall’emozione e l’istinto più che dal senso estetico.

    Paradox: «Pensavo foste stati mangiati dal serpente gigante!»

    Esclamò, come sollevato che non fossero morti, per quanto non sapeva perché gliene fregasse qualcosa.

    Paradox: «Aspettate che entro e vi racconto tutto!»

    Si sfregò le mani, dando probabilmente qualche secondo di tempo a quelli dietro di capire (se avessero sentito Paradox) che stava finalmente per entrare.
    Il silenzio era attutito dalla pioggia, forse erano troppo contenti anche loro per poter parlare? Ciò non era importante, sembravano letteralmente bloccati dall’altra parte… e Paradox doveva pur entrare in un qualche modo.
    Il polimorfo sfondò la porta con una mano, rompendo probabilmente qualunque serratura o impalcatura o tantopiù blocco che era stato apportato a quella porta.
    Paradox, dopo aver sfondato l’unica cosa che divideva i villici dalla morte, fece giusto un passo necessario per affacciarsi giusto a vedere cosa stesse succedendo a tutti loro.
    Guardò i suoi amici villici più o meno sani e salvi, anzi, pure trattati molto meglio di come li aveva lasciati:
    facce più belle, migliori abiti, qualcuno di loro persino era diventato un lucertolone; forse però per quest'ultimo non era andata così bene pensò tra sé e sé.
    Poco importava però tutto era bene quello che finisce bene, o più o meno.

    Paradox: «Cavolo, non sapete cosa ho scoperto!»

    Esclamò al nuovo pubblico che ancora non conosceva quella sua follia.
    Cercò qualche faccia conosciuta, tipo la sacerdotessa, il polpo, o la paladina... ma non sembravano lì dentro. Magari son più all'interno.
    Fece un altro passo per entrare, tutto contento e tranquillo.

    Improvvisamente, dal nulla, sbucò uno strano lucertolone con lunghe corna minacciose. Era grosso e armato, tantopiù non sembrava guardare di buon occhio la povera melma che si fermò non appena quel bestione si mise di fronte alla sua strada.

    Qytir: «Fermo, essere. In nome dell'Impero, chi... cosa... sei.»

    Era un modo loro di salutare? Anche il serpentone non l’aveva attaccato subito, magari era un modo di loro rettili di approcciarsi alle persone. Così Paradox non la prese né su personale né si sentì in pericolo, in fondo quest’ultimo era decisamente molto più piccolo del suo altro avversario. In più questo non sembrava avere fame, quindi ci si poteva parlare almeno.

    Paradox: «Ciao Impero!»

    Esordì con un sorriso e una calma disarmante, pensando che il nome del tipo fosse proprio “Impero”, più che altro perché non aveva capito la frase.

    Paradox: «Io sono…»

    Effettivamente ancora non sapeva cosa era o tantomeno come si chiamava. Che imbarazzo, eppure la sacerdotessa aveva dato nomi a tutti tranne che a lui.

    Paradox: «In verità non so nemmeno io chi sono, o almeno ci ho provato a scoprirlo, davvero.»

    Continuò, poggiandosi il pugno sotto al mento.

    Paradox: «Ero andato al villaggio di Mezzodì a chiedere ai… ma… mag… al... mango di corte? Insomma, a chiedere a qualcuno chi fossi, ma in realtà la città è stata completamente mangiata da un serpente grosso… molto grosso… grosso almeno... almeno...»

    Si girò leggermente di lato per avere spazio sufficiente per compiere calcoli con ambo le mani, calcoli ovviamente approssimativi, estendendo le braccia più del limite natura per un paio di volte.

    Paradox: «Grosso quanto più o meno il fiume, credo, non vedevo la fine, c’era un buio assurdo.»

    Fece spallucce, come se l’incontro con un titano non fosse granché importante da descrivere.

    Paradox: «Insomma, quindi son tornato per avvertire che non c’è più la città di Mezzodì, che il serpente ha divorato tutti e che avevo pure ragione che l’apocalisse era ovunque! Quel polpo è proprio stupido oltre che pieno di malattie… adesso non so più a chi chiedere chi sono…»

    Sbottò infastidito, poi sospirò. Pensò un attimo su, guardandosi attorno, come a cercare qualcuno che conoscesse.

    Paradox: «Hey Impero!»

    Si girò nuovamente di fronte a colui che si frappone, quasi sfrontato, ma comunque quasi in modo cortese.

    Paradox: «Dubbio: dove sono finite la sacerdotessa pesciolina e la paladina molto seria?»

    Chiese, dando una descrizione estremamente approssimata delle due compagne, pensando che erano in fondo loro che capeggiavano il gruppo, non un lucertolone del genere.
    Chissà che fine avevano fatto.

    Speso 2 Stress per arrivare a 8 di Atletica (supporto)

    Paradox
    «Parlato»
    "Pensato"

    Stato


    Livello: 11
    Salute: 46 (-2 T. 2°) = 44
    Energia: 58
    Stress: 11 (-2 T. 1°)+(-1 T. 2°)+(-5 T. 3°)+(-2 T. 4°) = 1

    Statistiche



    Riflessi: 4 ~ Tempra: 6 ~ Volontà: 1
    Arcana: 5 ~ Atletica: 6 ~ Artigianato: 0 ~ Carisma: 0 ~ Furtività: 6 ~ Natura: 0 ~ Percezione: 0 ~ Società: 0
    Rango: 0 ~ Notorietà: 0 ~ Ricchezza: VIII ~ Influenza: 0
    Età: ??? ~ Sesso: ??? ~ Razza: ??? ~ Lingue: Atlassiano

    Equipaggiamento



    Ossa Antiche
    [Equipaggiamento Semplice: RTV]
    [Slot Artefatto: 0]
    Formano una struttura come una rete sottile e quasi impercettibile attorno a tutto il corpo malleabile di Paradox.
    Possiedono una forma spugnosa resistente, capace di assorbire gli impatti e attenuare i danni, oltre a questo
    fungono da repellente contro gli attacchi mentali, come se la magia nelle stesse potesse proteggerlo.

    Muscolo del Polimorfo
    [Arma Superiore II su Riflessi & Tempra: +2 Atletica][Attacco Ampio II][Versatile I][Nascosto]
    [Slot Artefatto: 8]
    Le fibre che legano i muscoli di Paradox sono tanto mutabili quanto pericolosi. La loro forma e densità dipendono
    dal suo volere, tale che può prendere le forme che esso desidera. Può essere una lama che taglia come un martello
    che annienta, una lancia che infilza o una falce che miete. Rigidità a affilitezza cambiano a seconda della
    necessità, rendendo pericolosa anche la sua imprevedibilità.

    Abilità Personali


    Specializzazioni
    Specializzazione in Furtività: Doppelganger (Creatura Uccisa)
    [1 Punto Competenza]
    Prende le sembianze esatte della creatura che è riuscito a uccidere, confondendosi tra le altre.
    L'effetto diminuisce se la creatura non viene uccisa, o se sceglie solo di copiare in modo generico la razza.

    Specializzazione in Furtività: Mimic (Oggetti d'Arredamento)
    [1 Punto Competenza]
    Prende le sembianze di un oggetto d'arredamento comune per poter sferrare attacchi a sorpresa alle prede ignare.
    L'effetto è meno efficace se prende la forma di oggetti ambientali, come rocce, alberi exc.

    Passive
    Carne dell’Infinito:
    [Tag: Corpo Vuoto] [Tag: Rigenerazione] [Slot: 3]

    Follia Razionale:
    [Tag: Ferocia] [Tag: Analisi] [Slot: 3]
  4. .
    Paradox continuò a osservare la guardiana che con fare perlopiù serio sembrò essere intenzionata a dirigersi da qualche parte di pericoloso.
    Così, sapendo che ovunque accadessero bizzarrie c'era da divertirsi la iniziò a seguire a sua volta, ignorando quel monito da parte sua che non aveva a pieno compreso.
    Senza dir niente, ma tutto contento, andò a passo quieto in direzione della guardiana.
  5. .
    Paradox uscí fuori dalla cima del polpo come un guizzo d'acqua da un corpo strangolato.
    Eppure prima di atterrare, un tentacolo alto del polpo si contrasse nel verso del polimorfo. Sfortunatamente se ne accorse solo all'ultimo, facendosi colpire in volo e sbilanciandosi nella caduta, colpendo rovinosamente il viso a terra.
    Poteva andargli peggio, per fortuna che l'istinto l'aveva in parte protetto.
    Diventò per un attimo una pozzanghera, per poi ricostruire il suo corpo semi umano in poco tempo.

    <<uuuuhuuuuu!>>

    Gridò tutto contento alzando le braccia al cielo, un po' per vittoria personale e un po' perché si stava divertendo veramente tanto.
    Mentre si girò su se stesso notó la donna che puntava la balestra contro di lui.

    La osservò incuriosito, con fare quieto come se nulla della tragedia attorno a lui stesse accadendo, anche se l'istinto gli urlava di proteggersi da essa, ma non aveva ancora compreso per quale motivo.

    CITAZIONE
    Spendo una azione per difendermi dalla minaccia con Riflessi 4, prendo 2 danni.
  6. .
    Trafiletto Modifiche01/05/2023 Paradox Nasce

    500x260


    PARADOX

    Livello: 11 ~ Salute: 46 ~ Energia: 58 ~ Stress: 11
    Riflessi: 4 ~ Tempra: 6 ~ Volontà: 1
    Arcana: 5 ~ Atletica: 6 ~ Artigianato: 0 ~ Carisma: 0 ~ Furtività: 6 ~ Natura: 0 ~ Percezione: 0 ~ Società: 0
    Rango: 0 ~ Notorietà: 0 ~ Ricchezza: VIII ~ Influenza: 0
    Età: ??? ~ Sesso: ??? ~ Razza: ??? ~ Lingue: Atlassiano
    Conto


    Storia ~ Aspetto ~ Carattere ~ Scopi ~ Legami ~ Parco Abilità


    Il Paradosso


    La Quinta Stagione venne finalmente annunciata.
    Il mondo si rivoltò nel caos come una matassa che si ingarbugliava ancor di più di quanto non lo fosse già, aggiungendo nell’addendo disastri di natura ignora. Nulla era più uguale e nulla forse non lo sarebbe mai stato con questo nuovo cataclisma.
    Eppure, dall’entropia del mondo non nasce solo distruzione, poiché tutto si trasforma, tutto muta, rinasce; ed infatti un qualcosa rivenne su Atlas.
    Da tutto quel disordine, una creatura nacque indisturbata. Possedeva la forma del tutto, ed allo stesso tempo la forma di niente. Al suo risveglio sapeva molte cose, ma allo stesso tempo non conosceva nulla del continente attorno a lui. Sentiva di essere qualcosa, qualcuno, ma allo stesso tempo non sapeva chi era o cosa era. Non sentiva alcun peso alle sue spalle che lo opprimesse, o memorie che lo legavano a qualcosa in particola, ma sentiva che finalmente era tornato ad essere libero dopo veramente molto tempo; troppo tempo.
    Libero dalle catene del tempo e dello spazio, libero dalle leggi morale e fisiche, libero da qualunque affanno e angustia, da ogni obbligo e pressione.

    Libero da lei…

    Chi era lei?
    Chi era lui?
    Nulla era certo.
    Solo una cosa sapeva con certezza: era finalmente ritornato.


    Aspetto: Melma Mutaforma


    «Dove si è cacciato?»

    ― (???)



    All’apparenza Paradox possiede la forma di una semplice melma nera, benché la consistenza del suo liquido non è in realtà liquida. Si può definire come carne magica, capace di cambiare colore e forma a suo piacimento. Infatti esso non possiede una forma precisa, definita, ma bensì una base da cui dove il resto del suo aspetto tende all’umore del momento. Questa base, appunto, è composta da una legatura magica tanto simile ad un fluido, con degli occhietti giallastri come fievoli fari; A riposo gli piace nascondersi dentro i vasi. Eppure la sua massa non lo consente di espandersi all’infinito, tantomeno di stringersi come un foglio sottile di carta. Per quanto la sua natura sia sconosciuta persino a lui, è trattato alla stregua come una via di mezzo tra una bizzarra sottorazza Elari oppure di un umano molto flessibile, benché se dovessimo fare una lista sembra avere un piccolo pezzo di ogni singola razza di Atlas.


    Carattere: Caotico Neutrale


    «Chi è diventato?»

    ― (???)


    Il carattere di uno che è rinato da poco e nel nulla più assoluto non ci si aspetta che sia spiccato in alcun modo, anzi si penserebbe che sia primitivo, eppure nel caso di Paradox è il perfetto contrario.
    Possiede un atteggiamento molto eloquente, spesso amichevole, benché se in maniera positiva o negativa dipenda sempre se sei con o contro di lui. Esso tende a essere per lo più spensierato, noncurante di qualunque cosa accada attorno a lui prendendola con molta filosofia, ciò fa si che possa essere tanto buono quanto spietato in qualsiasi istante. Non sarebbe raro vederlo salvare una persona e pochi minuti dopo ucciderla senza alcuna remora. Non possiede alcuna regola morale che lo lega a qualsiasi dogma o legge, allo stesso modo non sembra temere per l’incolumità di nessuno, nemmeno per la sua. In battaglia si getta a capofitto, incurante spesso di qualunque dinamica lo circondi. Si sente familiare con il caos e ciò che nasce da esso, dandogli frenesia e gioia nello stesso momento in cui accade, mentre tende ad annoiarsi quando tutto ciò che è attorno a lui sembra stagnare.
    Per lui l’unica cosa importante è divertirsi, senza che nulla e nessuno lo possa ostacolare.




    Scopi


    «Cosa vuole ancora?»

    ― (???)


    L’unico scopo di Paradox, al momento, sembra quello di vedere come va a finire il mondo. Non possiede l’ambizione di un salvatore, tantomeno il tormento di un eroe, o nemmeno il tormento di un nemico di Atlas.
    La sua unica ragione di vita, istintiva, è quella di proteggere la sua stessa libertà.

    Se questo vuol dire salvare o distruggere Atlas, questo lo scoprirà un giorno lui stesso.


    Legami


    « Chi lo troverà per primo?»

    ― (???)



    ///////////////



    Parco Abilità


    Lo stile di combattimento di Paradox è quello di un celere assassino. Tende per carattere a voler uccidere rapidamente o a distruggere la fonte del problema senza troppi giri di parole. Utilizza le sua abilità trasformative per generare attacchi a sorpresa inaspettati, formando combinazioni e mosse letali tali da non poter essere facilmente previste. Oltre a questo, la sua capacità di trasformarsi gli permette di agire inosservato o sferrare attacchi a tradimento qual'ora fosse necessario. Il suo motto: il fine giustifica il mezzo.


    Abilità Personali


    Specializzazioni



    Specializzazione in Furtività: Doppelganger (Creatura Uccisa)

    [1 Punto Competenza]


    Prende le sembianze esatte della creatura che è riuscito a uccidere, confondendosi tra le altre.
    L'effetto diminuisce se la creatura non viene uccisa, o se sceglie solo di copiare in modo generico la razza.


    Specializzazione in Furtività: Mimic (Oggetti d'Arredamento)

    [1 Punto Competenza]


    Prende le sembianze di un oggetto d'arredamento comune per poter sferrare attacchi a sorpresa alle prede ignare.
    L'effetto è meno efficace se prende la forma di oggetti ambientali, come rocce, alberi exc.



    Passive


    Carne dell’Infinito:

    [Tag: Corpo Vuoto] [Tag: Rigenerazione] [Slot: 3]


    Il corpo di Paradox non ha una vera e proprio struttura molecolare normale, sembra quasi che il suo corpo si evolva costantemente a seconda dell’ambiente in cui è. Non possiede organi comune, come il cuore o il cervello, sembra che la sua stessa essenza sia retta da un legame divino o arcano di qualche sorta. Ciò lo fa rigenerare a una velocità al di fuori del comune, oltre che la comodità di non dover pensare troppo a quella spadata che gli sta arrivando in testa.


    Follia Razionale:

    [Tag: Ferocia] [Tag: Analisi] [Slot: 3]


    Non possedendo alcun limitatore morale che lo possa fermare, il suo unico limite è sé stesso. In combattimento tende a saltare contro il nemico senza alcuna remora, diventando spietato e distruttivo contro chiunque si metta contro di lui, anche a costo della sua stessa incolumità. Però, al discapito del suo carattere caotico e ingenuo, riesce istintivamente ad analizzare con attenzione il nemico, riconoscendo senza troppe difficoltà i punti deboli che può sfruttare per annientarlo in fretta.



    Attive


    Doppio Polimorfo:

    [Offensiva su Riflessi][Atletica][Esaltante I]
    [Costo: Basso (2+2) | 6+2 Danni + Esaltante I]
    [1 Slot]


    Dal suo corpo liquido emerge una nuova forma, di varie possibili forme o caratteristiche, che balza via da esso
    effettuando un attaco rapido verso il bersaglio. Finito l'attacco torna immediatamente dentro Paradox.
    La frenesia della battaglia e il successo del colpo lo mandano in estasi rendendolo ancor più folle e pericoloso.


    Presa dell'Ovunque:

    [Offensiva su Tempra][Atletica]
    [Costo: Alto (8) | 6+8 Danni]
    [1 Slot]


    Stringendo i muscoli della sua massa fluida crea una lunga frusta capace di allungarsi fino a 25m, capace di
    avvolgere il bersaglio e di lanciarlo contro una parete, oggetto o anche Paradox stesso se necessario.



    Abilità Artefatto


    Ossa Antiche

    [Equipaggiamento Semplice: RTV]
    [Slot Artefatto: 0]


    Formano una struttura come una rete sottile e quasi impercettibile attorno a tutto il corpo malleabile di Paradox.
    Possiedono una forma spugnosa resistente, capace di assorbire gli impatti e attenuare i danni, oltre a questo
    fungono da repellente contro gli attacchi mentali, come se la magia nelle stesse potesse proteggerlo.


    Muscolo del Polimorfo

    [Arma Superiore II su Riflessi & Tempra: +2 Atletica][Attacco Ampio II][Versatile I][Nascosto]
    [Slot Artefatto: 8]


    Le fibre che legano i muscoli di Paradox sono tanto mutabili quanto pericolosi. La loro forma e densità dipendono
    dal suo volere, tale che può prendere le forme che esso desidera. Può essere una lama che taglia come un martello
    che annienta, una lancia che infilza o una falce che miete. Rigidità a affilitezza cambiano a seconda della
    necessità, rendendo pericolosa anche la sua imprevedibilità.



    Altre Abilità


    Abilità Legame: /
    Abilità Background: /
    Abilità Evento: /




    Edited by Æøn - 2/5/2023, 15:25
  7. .
    Il mondo mi ha fallito.
    Cosa significa? Nulla. Cosa centra con la quest? Niente. Ha qualche significato particolare? Nemmeno quello. Nelle regole mai dette nei GDR è obbligatorio partire con una frase ad effetto, ma senza affetto, inserendola come un affettato dentro al post. È la regola Potter.
    Però non mi basterà una frase ad effetto, senza affetto, pur con affettato, a salvarmi dall’immenso ritardo causato alla quest… o forse si?
    Quanto tempo è passato? Mesi? Anni? Secoli? Ero lì, fermo, immobile in una T-pose abbastanza rilassata mente il freddo e i ragni comparivano attorno a me. Gli altri elementi del gruppo si muovevano, agivano come il loro carattere gli imponeva di agire. Ma io no, io rimanevo ferreo alla staticità del della mia attuale stasi. Eppure, in quel tepore temporale, c’era un senso.
    Non ero rimasto realmente fermo, tutto ciò era solo un’illusione di un elemento fantasy ben noto… ma dimenticato nei secoli. Una tecnica oscura quanto cuocere la pasta assieme al sugo, bannata in tutti gli speedrun per ragioni etiche e morali. Un’arte sconsacrata dalla chiesa cattolica, dalla mecca, dagli illuministi e dai rettiliani. L’abilità era un segreto riesumato dalle tombe dei faraoni egizi, che conoscevano tanto bene le stelle quanto lo speedrun.
    Così la applicai, ignorando le varie chiamate di Geko che disperato sperava che non gli skippassi la trama.
    Lo guardai, come farebbe una creatura divina di fronte al Quest Master ignaro di chi aveva fatto entrare nella sua quest, pronunciando dolcemente la frase che avrebbe fatto spegnere la sua gioia per sempre.


    << Á̶̞̓-̴̹̱̘̊A̴̼͈͑-̸̯̿Ä̴̞́-̶̥̔́̒A̷̧̭̠͛̑̀ ̶̰̙̿͜Á̵̝̒͝-̷̡̟̂̈̂ͅA̶̺̟̎́͝-̶̪̌̐̉A̸̳̼͊-̵̪̈̾A̷͚̘̜͒̕͠ ̶̮͎͖̓͛͘Á̷̫̯͂̈́ͅ-̴̱̗̽Ā̷͈̽͠-̶͇̈́A̸͈̮͓͌̚͝-̵̜̱̈́̋Ä̴͍̱́̃̆ ̶̫̦̻͒́̽A̶͚͘-̷̮̟͎́Ă̶̢̿-̸̡͍̄̕Ạ̵̓̍-̷̘̠̹͆A̶̧̭͑͛͘ͅ ̵̯͈̃̀A̸̝̘͌͑͘-̶̪͕̗̿̽͂A̴͎̳͋-̷̛̺̝̠Á̵̡̘̩̂͒-̷̧̹̲̓A̵̺͚̓̋͜ >>


    Iniziai a laggare così forte che il mio avatar carnale iniziò a tremare in maniera convulsa.


    << D̸͇͕̄̑̇̑͘͝ͅE̵̝͒́̋́̂͜͠-̴̩̭́D̷͓̠̘͔̗͇̉E̵̡̛̤̳̖̳̘͋͆̒ ̴̳̮͔̩̼̀D̸͈͈͖͚́͊Ē̷̬̘̼͋͂͐-̴̗̭͔̑͆̔̐̄̎D̸̛͓̭̙̘̦́͂̑͒͘E̶͔̼̭͇̮̾̅̀ ̶̣̻̖͔̪̞̈́́̓͝Ḏ̴̍͊̌͂̕E̵͇͓̩̊̓-̶̗̓͜Ď̸̲̱͈̊̇̑̂̒͜͜Ë̴͍́̂ ̶̠͐̀̌̎͊͝Ḍ̵͇͆̽͘E̶̙͉̰͙͕̤͐̈́-̴̩͍̳̼͌͌̿̊̚D̷̹̼̬̙̹͆́ͅE̷̘̟̟͙͍̺̓̀ ̷̛̘͈͎̝̬̰̓̃̐̀̇D̴̩͓̺͓̗͔̾̑̋͠É̷̩-̶̧͈̞̖̀̇̃́͘̕D̶͎̥́Ȩ̶̡̣͚̲̐̃͜ ̷̭̌̅̆̈͘O̸͚̩̼̖͕͔͒̅ ̶̧̛̖͓̑̈́̽͋R̷̭͎͚̤͗͋͊̌͝͝ ̶̝̰̰̀̽̈͠Ŗ̷̨͎̱̈́̽̄͗̈́ ̵̧̤͇̩̰̊̐͌̀R̵̨͉̼͑ ̵̫͕͕̭͓̩̆͊Ṟ̵̟̤͒͂̎͛ ̷̧͈͛̽͋͜͠͝R̴̬͙͐ͅ ̷̢̹̤̼̒̀̒͗͒͝ͅR̵̛͚̯̤͎̘͂Ř̶̲́́͊̌̔ ̷̖̩̀̀̆̎͊͝ͅR̷̰͚̙̂̑̐͒͂͐ ̵͈̦̘͈͂̚Ṟ̸̎͆̋́̐͠Ŗ̸̞̪̋̓̑͝͝ ̷̤̖̲̽͛͜R̷͕̘̟̫̪̀͒́̈͠ ̶̯̭̒̿R̴̡̛͈̅̈̓͒̇ ̷̮̹̞̱̇R̴̢̡̩̮̭͈̚R̴̺̦͈̹̬̟̿̌͂͝ ̵̛͙̓̓͌̕͠R̶̖̅͂́ ̶͍̤̻̳̪̓̄̓͘R̴̭̞͓̝̜̈́͛̽͋̏͠ ̴̹̞͕̯̺̟̆͆͋́̓̾R̴͓̦̠̳̣͂̽̀͘͠ ̷̰͖͚͂̇͗́͌Ȑ̷̡̯̔̿͝ͅ ̸͚͍̞͓̃̿R̷̞̽̋̈͐̆͛ ̶̻͠R̴͍̟͈̙̲͌̋͑̑̿́ ̵̲̟̣̠̰̔͝Ŗ̷̫͍͕̍̃̋ ̷̥̪͙͇̔̈́͗P̴̗̩̩̜̞̑̍̑̓͋͘Į̴̤͎̟̖́̆̇̾̅͘Ǘ̷̬ ̷̫̯̈́͆̌̕P̶̗̠͚̮̌̅͊̊͆͌ͅP̷̢̡̖͔͎̰̾͆̃̈̃́P̷̨͉̱̬̻̩̈́̐̉͗̾̕P̶̨̛͓̜̱͖͗̐̋̚̕P̷̡̧̱͖̬̖̋͑͠P̵̣͇̱̿͗̋̌͛̚ͅP̷̰̥̖̂̇̉P̷̰͔͉̥͐P̸͎̘͓̻̝̂́P̵̬̣͚͈̀̈́͘P̵̨̢̺̝͍͌P̷͕̫͉̬̖̊̓̆͊͋͘P̵̛̺͖̿͐̍̕͘P̶̡̟̬̣̯̼͋̋́͑P̸̼̪̤̏̀̐̉͠ >>



    Avevo già costruito il mio moto nel tempo, buildato una strategia mente il mio corpo viveva in uno stato di AFK perpetuo. Avevo trasceso il limite dell’umano, del divino e del celestiale. Iniziai a produrre troppi suoni distorti che non provenivano da nulla di conosciuto, vagamente vicini a quando il router del 1998 si collegava alla rete e partivano i peggio suoni alieni; peggio ancora se chiavava qualcuno al telefono che a quel punto la distorsione si faceva quantica. Ecco, immaginate ora che tutta la congrega degli zii dimenticati del mondo iniziasse a chiamare dentro Frozen Memis, creando la formula maxima di quel suono distorto, tutto conglomerato in un unico corpo possente.
    Persino il ragno, mio nemico attuale, era così confuso e spaventato da tutto ciò che si pentì di essere spawnato in quella quest invece che in un fangame di Dora l’Esportatrice.
    Non sapeva che era già morto.
    Nemmeno Geko, infatti glielo dico nel post. Il mio ragno è già morto.
    Non chiedere, non avrai risposta. Ero già arrivato davanti alla “Dimora Geko”, con una stack in meno dei guanti, iniziando a rollare di fronte a qualunque seguente porta, muro invisibile o simile per skippare la prossima cutscene.

    << Non fermiamoci ragazzi, il tempo è tempo; ogni sessanta secondi passa un minuto! >>

    Annunciai frettoloso, ma con garbo.
    Del mio ragno nessuno saprà che fine abbia fatto.
    Chiesi con lo sguardo rollante la stessa domanda che mi posi all’inizio: se non lo rileggo due volte è davvero grave lasciare tutti i miei errori da dislessico?
    Non rileggendolo non saprò mai la risposta, ma d’altro canto son contento di aver postato. La Frozen Memis non si finisce da sola… o forse…


    Ho usato un uso di guanto = 1
    Mi fai lo specchietto della follia Geko? :3
  8. .
    Il mio corpo, scolpito dalle divinità e baciato dagli astri celesti, si muoveva sinuoso di sua iniziativa nel mentre che gli altri ospiti parlavano a loro modo. Era così predisposto al mutamento che persino il post stesso era tornato ad essere scritto al passato. Però c’era la mia dolce metà, Crystal, che piccola e pallida come chi il sole non sapeva cosa fosse, che era preoccupata per la mia costituzione.

    La osservai con dolcezza attraverso i miei lunghi neri capelli pieni di boccoli, pronunciando con la mia miglior mascolinità 2022 parole di conforto.



    << Non temere l’ombra del malanno, oramai sono diventato l’Essere Perfetto. Nessun morbo può scalfire il simbolo dell’evoluzione fisica, mentale e spirituale che son divenuto. >>



    Però mi resi conto che non sarebbe bastato a confortarla.



    << Besides, siamo ancora all’interno di una cutscene, in questo esatto istante siamo invincibili ai fini della trama. >>



    Esclamai flaxando il mio nuovo intelletto che si mostrava anche lui palestrato, oltre che a due muscoli prepotenti scelti a caso dal GM.

    A tal proposito, lo stesso subì una deathskip da un bug ambientale dovuto dalla neve generata dal calcio di Wrath. Una mossa da esperto, mi piace! Sapevo che all’interno di questo gruppo c’erano pietre miliari dello speedrun capaci di poter rushare la quest e vincerla col miglior tempo in any%.

    Mi girai ridendo con sonora fragranza e gli feci due sonori applausi tale che l’onda d’urto poteva essere vista ad occhio nudo danzare nell’etere della nuova stanza in cui c’eravamo teletrasportati durante il deathskip. Un luogo abbastanza classico, un mercato di oggetti e poteri che potevano cambiare e mutare il meta della run. Però non erano oggetti classici, erano diversi…



    << Every copy of Frozen Memis is personalized?! >>



    Esclamai stupefatto.

    Però ora non potevo rimanere con le mano* in manos, la quest era cominciata ed era tempo di usare gli strumenti scelti dal QM Gekoro per la quest. Ovviamente sapevo già in anticipo che tipo di item erano, benché non lo sapevo veramente, ma la mia pocochiaroveggenza mi permette di sapere le cose dopo che le scopro. Così, senza pensarci troppo, mi lanciai sopra al balcone con inaudita violenza e dopodiché un altro sidewalk mi avvicinai verso gli scaffali.

    Non rimango a cincischiare troppo: prepotente allungo la mano, ma allo stesso tempo sidewalko agilmente, tale che il mio braccio si allunga a dismisura formando una linea pixelata completamente distorta mentre mi avvicino al secondo oggetto; però non potevo finire qui. La mia run doveva essere perfetta, flawless come il mio nuovo fisico olimpionico, così mentre acquisto l’ultimo oggetto salto, dasho, mi slancio con una capriola e in un attimo mi ritrovo teletrasportato in T-Pose proprio dove volevo: davanti al mio potere personale.

    Maschera di Lotìa.

    Guanti di Vittoria.

    Muscoli di Dio.

    Tempo di raccolta: 2 secondi e 3 millisecondi, un ottimo tempo.

    La Maschera finì incastonata nel mio pettorale destro, un po' tagliata nel corpo, mentre i guanti per comodità si sono infilati all’interno delle spalle come spallacci; un effetto collaterale della eccessiva velocità e probabilmente dalla % di Follia che si era accumulata, rischio di glithare a buggarmi nell’infinito. Essendo una run veloce il fashion non è una priorità necessaria, ma dovevo stare attendo a non rimanere wallstuckato e perdere la run. D’altro canto l’aura divina che mi avvolgeva con i muscoli mi garbava, ma ciò non mi distrarrà dal mio unico obiettivo: il world record di Frozen Memis.

    Ora dovevo solo aspettare gli altri, così mi portai avanti avvicinandomi all’uscita e cominciando a rotolare di continuo contro la porta chiusa in attesa che l’ultimo acquistasse l’ultimo oggetto. Il rumore sordo del legno che impattava non mostrava però alcun danno sulla marmorea pelle che rimaneva pulita e integra ad ogni irruenta rotolata. Dopodiché con un po' di fortuna sarei riuscito a skippare il dialogo di Geko con le spiegazioni importanti per non morire nella quest.

    CITAZIONE
    Compro
    Maschera di Lotía
    Guanti di Vittoria
    Muscoli di Dio
    30% Follia
  9. .
    Sete.

    Era una parola che urlava da ogni poro della mia frivola carne umana. Le mie labbra non facevano più un suono da quanto erano secche, apparenti pezzi di stoffa accartocciata dalla disidratazione. I miei occhi iniettati di scarlatta rabbia osservavano con violenta brama la flebo di una anziana paziente, come se il mio semplice sguardo potesse ghermire i suoi possessi e strapparglieli con immane forza dalle sue deboli braccia. Il mio corpo produceva spasmi che ancor di più lo affaticavano e lo stendevano su quella sporca barella di sangue -non mio- che non aiutava per la sua estrema scomodità, cercando girandomi di continuo la mia via, come a supplicare che qualcuno si accorgesse della mia agonia a ogni mio giro a di 360°. Dal mio naso cadeva la cenere, niente più che sabbia, polvere e ragnatele da un corpo che il muco non si ricordava più cosa fosse. Infine il più debole, il mio udito, sopportava le urla dei matti che chi peggio di me stava incombendo a una fine meno dignitosa.

    No, non era il sangue ciò che volevo, se è quello che state pensando.

    Volevo semplicemente dell’acqua.

    Si, quel meraviglioso liquido di qui siam composti, l’inconfondibile elemento puro e fresco nella sua più perfetta forma, l’idro da cui tutto il mondo e l’universo trova la vita e prospera in esso. Mi immaginavo di essere l’uomo del monte, che poteva assaporare l’acqua direttamente dalla fonte altissima, purissima. Desideravo il freddo abbraccio del fiume, lasciandomi riposare come un feto alla deriva pronto a rinascere in un nuovo mondo, reincarnato. Invece, soffrivo come una mummia del deserto che sperava solo che la sua immortalità giungesse al termine. Era lì che ero… è lì che sono ancora.

    Basta! Non ne posso più! Anche di parlare al passato irremoto.

    Colto dall’impeto dell’ira, raccolgo gli ultimi frammenti di vitalità che il mio corpo poteva ventare. Le mie gambe si spostano come una lumaca mentre scendo dalla barella sgraziato, reggendomi con la potenza del ventre e del desiderio di sentire quel fresco sapore ancora un’ultima volta in bocca. Mi lancio, un passo dopo l’altro, verso quella visione poco gentile di un bagno pubblico. È proprio fuori la porta della mia sala, mi sento fortunato, certi scalatori ci mettono giorni a raggiungere la fonte della sorgente… e invece io solo due semplici ma inesorabili minuti.

    Giunto lì, ad osservare l’abisso del lavandino… e l’abisso iniziò a osservare me.

    Goccioline di sangue permeano nel coccio bianco, pulito, ma mai abbastanza. Più lo fissa e più noto come il lavello avesse quelle classiche forme corrose da quel calcare che cercava di farsi strada rendendolo meno attraente possibile. Eppure per me è uno specchio della mia anima corrotta quel lavandino, putrida di tutta la malattia che sta consumando non solo il mio corpo, ma anche la mia mente.

    << Non morirò… per una sola goccia… >>

    Sussurro a me stesso, consumato dalla pazzia, troppo desideroso di sentire ancora il fluido della via scorrere sulla mia secca pelle. Così apro il lavello, trasformando la mia mano a mo’ di secchio raccolgo l’acqua con cautela, portandola alle labbra. Bellissimo. La sensazione, l’emozione. Più ne prendo e più ne voglio ancora, fino a sentire che la mia follia iniziava a raggiungere livelli inauditi. La mia mano si muove completamente da sola, vorace più della mia bocca. I colori stanno tornando vividi, mille e illuminati in ogni dove. Più bevo e più divento veloce, più divento veloce e più mi elevo a un qualcosa di superiore, qualcosa di più grande dell’uomo e dell’umano. Quell’acqua mi sta trasformando… no! Mi sta facendo trascendere in un qualcosa di perfetto e immenso. Inizio a scindere il me dal mio corpo, l’io dalla mia mente e lo spirito dalla mia persona.

    Io sono io, in controllo di me, in un altro me, da un altro me.

    Divento Dio.

    Improvvisamente, mi ritrovo da qualche altra parte.

    I miei piedi son spogli sul fango fangoso pieno di fango, indossando i miei scarni vestiti di chi non ha niente da mettersi da giorni. Non sono molti, anzi non era praticamente nulla (il master ci ha detto di non portare nulla), ho solo un pantalone largo che copre le mie parti più intime, il resto il mio corpo risalta le forme perfette di una creatura che ha raggiunto il massimo del suo stadio evolutivo. È un nuovo mondo quello che ho attorno a me, grigio e memico, eppure sapevo già che è già in mio controllo; non mio, no, ma bensì che ne sono capace di poterne plasmare il suo contenuto. Son conscio che tutti quelli attorno a me non nemici, ma esseri viventi provenienti dal cosmo e dall’entropia dell’universo. Potrei chiamarli amici, in fondo sentivo che attraverso loro potevo aumentare la mia speed. Mi guardo attorno muovendo le mie sinuose labbra all'unisono, i miei lunghi e neri capelli fluenti iniziarono a bagnarsi di pioggia muovendosi sinuosi nel vento. Fa fresco, mi piace, ma i miei perfetti muscoli marmorei fremevano per raggiare della loro nuova potenza. Sentivo Geko, si l’amico mio, Geko, che parlava mentre ci spiegava quella trama che a me era stranamente familiare. Altri come me erano stati trasportati in quel luogo, ma la cosa più importante era che quel posto doveva essere dominato.

    Dovevo speedrunnare quel posto, come avevo speedrunnato la mia ascesa a divino.

    Mi metto in posa aprendo le braccia come in un invito alla potenza, abbassando la testa in segno di saluto nei confronti di tutti. Sento una luce inondarmi di puro e perfetto, ma non so se quella grande luce può riflettere a tutti i presenti cotanta tracotanza fatta di muscoli scolpiti nel marmo.



    << Il mio nome è Aeon Timeless, per gli amici Aeon, e questo luogo va speedrunnato. >>



    Annuncio tuonando fiero come una saetta nella tempesta.

    Chissà quanto sarebbe durata questa bella allucinazione.
  10. .
    Trafiletto Modifiche19/12/2021 - La 1.0 delle Maschere è in attesa di giudizio

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    Introduzione


    Le Maschere nascono dalle mani dell’Avatar Aeon: un’entità forgiata nell’antica Atlas pre-divoratore, Reincarnazione pura del caos e della follia. Questo figlio del cosmo possedeva l’innato e ancestrale potere di trasformare le anime dei mortali in maschere da poter indossare e fondersi a esse. La Reincarnazione iniziò a donare queste sue maschere agli Atlassiani, conferendo loro una nuova vita e le capacità più disparate. Quest’ultime creature dalla doppia anima e dal volto spesso mascherato, presto divenuti un popolo vero e proprio, fondarono una setta in suo onore chiamata il Culto delle Maschere. La loro fede si fonda sull’ideale di un mondo senza alcuna regola o legge, purificato da ogni limite o giurisdizione, una Atlas sotto un’unica bandiera ove possa regnare indomito il Caos Puro, l’utopico paradiso ove tutto è possibile.
    Durante il Torneo della Fondazione a Hederath, prima di perire al cospetto del mondo per mano della paladina Berenice de la Chanson, Aeon, controllato dalla sua alterego Kaltra, dichiarò apertamente guerra a tutta Atlas.
    Sparpagliate per tutta la pangea, scisse in diverse fazioni, le Maschere hanno fondato vari luoghi di culto dalle differenti correnti filosofiche, ideologie e modi operandi. In una perpetua Crociata contro l’Empio e Atlas, guidati dai principi originali della fede in Aeon o obbligati dalla consumante follia di Kaltra, sopravvivono aggrappandosi a quel poco che è rimasto di loro.
    Le Maschere sono considerate alla stregua di una setta terroristica, ad oggi perseguitate su tutta Atlas con taglie salate sulla loro testa.


    Aspetto


    «Potremmo assomigliare fin troppo a tutto e a tutti, ma non è l'aspetto che rappresenta la nostra unicità; bensì ciò che risiede nei colori della nostra anima»

    ― (Lotìa Armonia Lionheart, Regina delle Maschere.)



    Le Maschere sono lo specchio della loro stessa anima.
    Possono venire al mondo con diverse forme e aspetti, avere costumi e tratti di più popoli o razze, apparendo come individui più unici che rari. La loro caotica morfologia dalle mille sfumature deriva dal fatto che son entità forgiate dall’antica magia della mutazione dell’anima.
    Per le Maschere ogni creatura o elemento viene al mondo con un’Anima dentro di sé.
    L’anima può avere differenti forme o aspetti, essere mutevole o invisibile, ma l’anima che nasce inevitabilmente cresce all’interno del guscio chiamato “corpo”; essa accumula esperienza, conoscenza e in alcuni casi anche una forza magica che porta ogni individuo ad essere unico a suo modo.
    Alla fine del suo viaggio, indubbiamente, l’Anima muore.
    Che sia per mano di avvenimenti avversi, o del tempo, il corpo perirà e con esso l’Anima che è cresciuta dentro sé. Con il Culto delle Maschere, invece che essere persa nell’etere, l’anima viene accuratamente raccolta, plasmata e collocata dentro un artefatto che possa mantenerla viva. Quell’artefatto viene denominato Anima Sola; o anche più comunemente Maschera Artefatta. Si presenta proprio come una maschera da poter indossare con l’aspetto estetico che varia da anima ad anima. I suoi colori, la sua espressione, la sua forma e persino il materiale di cui è composta si generano ad immagine e somiglianza del vecchio corpo in cui erano in vita. L’oggetto, benché all’apparenza inanimato, può essere considerato al pari di un filatterio dove all’interno di esso risiede l’anima dormiente dell’individuo defunto. Dentro di essa ci saranno le memorie, i ricordi, le abilità e la forza di chi prima era in vita. Questo processo è delimitato da ferree regole alchemiche e liturgie arcane che nel loro insieme viene definito dal Culto stesso “Purificazione”.
    La Purificazione è l’atto in cui l’anima viene scissa dalla sua precedente vita e da tutto ciò che è empio all’interno di essa, tale che poi possa diventare un’Anima Sola. Viene considerato un’esperienza lenitiva, dolce, che porta sollievo e pace nell’anima defunta.
    Dopodiché l’unione dell’Anima Sola con quella di un’altra anima fa sì che avvenga il processo di Sincronizzazione Ascetica, la nascita stessa della Maschera. La combinazione delle due anime dove memorie, carne e poteri si fondono in un nuovo essere vivente. Indossare una Maschera Artefatta è un processo terribilmente scioccante nel principio, alcune volte anche estremamente doloroso, molto spesso soggettivo e che varia da individuo a individuo. Lo shock avviene a causa del fenomeno alchemico chiamatosi “Armonizzazione”.
    Con Armonizzazione si intende quando due anime si uniscono e quanto l’afflusso dei vari elementi singoli influisce sul mutamento dell’individuo trasformato. Per spiegare meglio questo fenomeno è stato teorizzato e stabilito dal Culto che l’anima è composta da una giuntura chiamata Trias, l’elemento chiave che la lega e la tiene salda all’involucro esterno “corpo” e che funge anche da archivio della vita di un’anima.
    La Trias è formata a sua volta da tre elementi ben distinti:

    L’Essenza: La parte strutturale e organica che ci appartiene. Definisce tutto ciò di cui è fatto il corpo: se possiedono una struttura carnosa, rocciosa, vegetale o liquida, se si hanno ali per volare o branchie per respirare sott’acqua e d’ogni elemento biologico di cui si è composti.

    Il Nucleo: La parte magica, la particella che tutti possiedono in quantità e qualità differenti. Per qualunque scuola arcana dominata si attinge a questa risorsa che -per amor della semplicità- le Maschere chiamano Nucleo Magico.

    Le Memorie: Tutti i ricordi del passato: le avventure vissute, le emozioni provate, le esperienze di vita, persino le fobie, i sogni, l’abilità nel combattere e segreti nascosti, tutto questo e oltre fa parte delle Memorie. Viene considerata la parte più delicata e sacra della Trias.

    Questi tre elementi, a seconda della loro quantità e qualità all’interno della Trias, vanno a influire fortemente sulla Armonizzazione e a sua volta ogni singolo dettaglio d’uno dei tre muterà drasticamente il risultato finale della Sincronizzazione, creando le più svariate combinazioni possibili ed immaginabili.
    Le più comuni sono le Maschere Risonanti, nate dall’opera delle Intonatrici: queste sacerdotesse separando un frammento della propria anima rendendola Anima Sola, principalmente formata dalla loro Essenza, per poi unirlo all’anima morente e far nascere una Maschera. In questo processo le Maschere rimangono legate alla propria Intonatrice per tutta la vita, assomigliando a loro a seconda di quanta Essenza è fluita nella nuova Maschera.
    Un altro caso è quando Anima Sola e un’altra anima sono due esseri ben distinti e con tutti e tre gli elementi della Trias pieni, l’esito della Sincronizzazione dipenderà esclusivamente dalla forza e dalla volontà di ambo le parti. Essenza e Nucleo sono poco democratiche: la fusione sarà omogenea e equa, come una prole ibrida di due genitori di differenti razze; molto spesso per il Nucleo i poteri si accumulano più che fondersi, tali da essere ereditati e accumulati.
    Mentre per le Memorie il discorso è molto differente e complesso, poiché la struttura stessa delle Memorie ha i propri limiti e possibilità.
    Tre sono i possibili esiti.

    Maschere Quiescenti: la parte conscia di una delle due Memorie entra in uno stato languoroso, facendo subentrare le Memorie dell’altro a dominare sul corpo, permettendo a questo secondo partner “desto” di raccogliere le nozioni del subconscio del primo individuo dormiente; come un genitore che dona il proprio sapere vissuto e la sua eredità genetica alla prole. Ci possono esser casi in cui la parte dormiente si risvegli per cause volute o meno, scambiandosi con l’anima veglia e trascinando quest’ultima in un sonno profondo per un tempo indefinito.

    Maschere Simbiotiche: le Memorie delle due anime non entrano in uno stato di armonia e rimangono scisse nel sol corpo condiviso. Nel principio si potranno riscontrare battaglie per il predominio sul corpo, spesso creando una confusione che rende lo stesso ingestibile per lunghe ore, se non giorni. Alla fine si creerà una qualche sorta di stabilizzazione che permetterà ad entrambi gli individui di vivere per lo meno in pace. Si avrà la fortuna e la sfortuna d’aver due voci, due punti di vista e tipi di pensiero distinti, ma le stesse sensazioni fisiche e cognitive. I più abili possono creare persino corpi scissi tra loro che funzionano come “gemelli” dell’unico corpo originale, benché ciò non possa mai scinde la loro anima congiunta.

    Maschere Armoniche: il risultato più raro, quando si forma una condivisione equa e armonica di entrambe le Memorie, creando un equilibrio mentale capace di coesistere in un sol corpo. Al livello cerebrale è come aver vissuto due vite, mentre in quello fisico sembra d’esser stati riforgiati in una nuova entità superiore. Si rinasce appunto letteralmente come nuovi, tale che il primo periodo il corpo fa comunque difficoltà a destreggiarsi come fosse quello di un neonato. Queste vengono considerate Maschere dalla perfetta riuscita di Sincronizzazione e tali che nel tempo hanno possibilità maggiori di conquistare abilità, potenza e intelletto superiori rispetto a tutte le altre.

    Esistono nel Culto delle Maschere anche altri tipi di mutazioni, alcune di essere più uniche di altre, come ad esempio il fenomeno ARC (Ascensione Re-Catalizzatrice), dove una Maschera morente si trasformerà in un’arma o equipaggiamento che si legherà ad un qualunque individuo che verrà definito Maschera Arc; fenomeno che si avvicina molto a quello della Maschera Quiescente e anche a quello della Maschera Simbiotica.
    In tutti questi aspetti, età e invecchiamento diventano soggettivi alle razze e ai tipi di combinazioni che possono uscire attraverso la Sincronizzazione, ma si possono constatare differenze strutturali proprio dal volto di una Maschera. Le Maschere più giovani tendono a rimanere e a portare la propria Maschera Artefatta ancora in volto come fosse il loro guscio, palesando la loro nuova razza proprio da quella contraddistinta Maschera che fa parte del loro stesso corpo; al contrario, con l’anzianità, molte Maschere riescono a perdere questo “guscio” e a mostrare un volto “reale” che funge a occultare parzialmente la loro appartenenza.
    A quel punto, per le Maschere più anziane, l’indossare o meno la Maschera è una scelta che diventa solamente personale.



    Storia


    «Il tuo vero volto che tipo di volto è? Mi chiedo se il volto dietro quella maschera sia il tuo vero volto...»

    ― (Kaltra, Dea delle Maschere.)


    Il tempo, l’era e il principio della nascita vera e propria delle Maschere, cioè il Dio Aeon, sono avvolti nel mistero di un passato incerto. Un’età troppo antica per cui i testi possano riportare il suo nome, avvolta nell’oblio di un regno caduto e dimenticato dalla storia di cui solo il nome viene citato negli intraducibili testi antichi: Ikana. L’unica cosa che si conosceva di questa forma ultraterrena era la sua capacità di poter plasmare qualsiasi elemento a suo totale gaudio ritrasformandolo in ciò che più desiderava.
    Così quest’Avatar, raccogliendo ogni elemento di questo mondo, creò per sé stesso la prima Maschera in assoluto, colei indossò varcano la soglia dell’Atlas terrena: Cuore d’Onnicosa.
    Tale creatura, prole di sé stessa, rinata in spoglie mortali e dall’aspetto mutevole, iniziò un lungo pellegrinaggio senza meta su tutta la pangea Atlassiana. Era considerato all’inizio in vagabondo folle e con un senso del “gioco” estremamente pericoloso, molto spesso distruttivo o addirittura fatale. I popolani gli attribuirono presto il nome di “Reincarnazione della Pazzia” oppure più semplicemente “Aeon il Pazzo” per chi aveva chiesto il suo nome sopravvivendo ad esso. Nella sua attraversata su Atlas più e più volte aveva palesato una natura spesso nociva e illogica, senza mai però far comprendere i suoi reali intenti.
    Eppure egli aveva uno scopo be preciso: liberare il mondo dall’equilibrio e trasformarlo in un regno di caos e libertà, riportandolo all’entropia primordiale da cui era stato forgiato.
    Nel suo viaggio trovò causalmente tre anime dalle differenti storie e destini già segnati. Egli prese queste anime, ritrasformando il loro terribile fato e donando loro parte della sua stessa anima divina. Da lì nacquero le prime Maschere della nuova Atlas, coloro in cui Aeon riversò gran parte dei suoi antichi poteri: Le Maschere della Genesi, o anche chiamati successivamente Lord Genesi.
    La prima in assoluto fu la Reincarnazione della Purezza, Lotìa Armonia Lionheart, la Regina, fondatrice assoluta del Culto delle Maschere e colei che eresse per sua stessa mano l’Ordine delle Intonatrici con lei stessa a capo.
    Dopodiché giunse come secondo il messaggero e amico fedele del Dio, Zeto Valiarty, Reincarnazione dell’Incubo, l’Emissario, costruttore del mondo ultraterreno, il paradiso delle Maschere, da lui stresso chiamato Sogno Policromo e gestito dai suoi prediletti Orchestrali.
    Infine il terzo e ultimo, la Maschera più potente di Aeon, fu la Reincarnazione della Vendetta, Lancelot Fierl, il Campione, il condottiero immortale della Legione Mascherata combattuta dalle sue unità scelte chiamate Mietitori.
    Dopo la loro nascita, conscio che il suo lavoro come divinità era solamente appena iniziato, Aeon chiese ai Lord Genesi di scegliere quattro fedeli soldati cadauno per un totale di dodici potenti anime. Questi dodici Atlassiani dovevano essere scelti proprio come i Lord: individui a cui il fato era stato destinato a fermarsi prima del loro reale compimento. Così i tre della Genesi andarono alla ricerca di queste dodici anime, scovandole da ogni parte della Pangea e portandole infine al cospetto di Aeon per poterle far rinascere per sua mano nel titolo di Araldi della Genesi.
    La Regina raccolse quattro anime dal cuore puro che rappresentassero e rispettassero la sacralità della loro fede: gli Araldi delle Virtù.
    L’Emissario persuase quattro anime scaltre e sapienti, artisti della mente, capaci con l’astuzia di mettere a soqquadro il mondo: gli Araldi dell’Apocalisse.
    Il Campione conquistò quattro anime indomite dalla ribollente rabbia, tali da divenire valorosi condottieri nella guerra santa: gli Araldi Astrali.
    Con la potenza e la guida dei tre Lord e con l’avvento degli Araldi, quest’ultimi ebbero la possibilità tra le loro righe di reclutare altre anime ritrasformandole anch’esse in Maschere al servizio del Culto e del Dio Aeon. Viaggiarono in lungo e in largo alla ricerca di popoli appressi, dimenticati o distrutti per poterli annettere all’interno del culto concedendo loro una nuova vita. Gli oppositori, i possibili nemici che trovarono lungo la loro strada, furono Purificati e annessi al Culto stesso come nuovi fratelli a cui l’Empio era stato rimosso. Lentamente i pochi divennero tanti, le decine divennero centinaia e i gruppi divennero popoli. Il Culto si stava espandendo a macchia d’olio, in poco più di un anno iniziarono a fondare insediamenti e a ereggere santuari gestiti dai rispettivi Araldi che erano divenuti capi dei diversi clan che si erano formati all’interno della setta. Visto l’enorme numero di fedeli avvenuto in concomitanza con l’ingrandimento del culto, fu deciso che i luoghi di rinascita dei Lord Genesi sarebbero divenuti le tre grandi capitali, i Giardini:
    Astengrad, incastonata nelle rocciose prossimità dell’acquitrini del Veh Dreyva;
    Maelstorm, poggiata sul nero fondo degli abissi glaciali del Moraive;
    Caladan, innalzata in un’alta oasi splendente del Lesingawan.
    Oltre alle tre capitali, grazie al potere divino potere degli Orchestrali, fu fondato anche il paradiso delle Maschere defunte: il Sogno Policromo.
    Benché la prosperità del Culto andava con un ritmo lento ma deciso, tutto ciò non avvenne senza alcuna avversità: molti iniziarono a percepire segnali d’allarme di fronte a un tale popolo in perpetua crescita, vedendo la loro filosofia non di buon occhio e i metodi come anarchici e estremisti, per le varie chiese fin troppo simili alla perfida necromanzia, spesso controproducenti per la geopolitica mondiale a cui letteralmente sottraevano i loro cittadini. Iniziarono così i primi e ancor lievi tentativi disincentivanti per far estinguere questa giovane setta, disparandosi tra i violenti, discriminatori e abiurativi. Ci furono morti, atti sacrileghi e la distruzione dei piccoli templi da loro eretti nelle terre considerate da loro libere. Ciò portò fonti di grandi e furenti discussioni durante i conclavi tra i Genesi, poiché differenti scuole di pensiero nacquero al loro interno e dall’imminente esigenza di voler agire: il Campione e gli Araldi Astrali a suo carico pensavano che il metodo migliore di risolvere questi conflitti fosse con la forza e la guerra, instaurare un patto di mercenari con le altre potenze così da poter rafforzare il fronte della Legione e farsi temere come tale; l’Emissario e i suoi Araldi dell’Apocalisse scelsero piuttosto di agire nell’ombra dominando il mercato nero, creando un monopolio di prodotti illegali e di rari artefatti ampliando la produzione di risorse uniche, bramosi di demolire con l’astuzia gli avversari mantenendo però un basso profilo; mentre la Regina e gli Araldi delle Virtù tentarono di proporre una via più diplomatica nel rispetto di tutta Atlas, provando a avvalorare le fondamenta della loro fede nata dai principi del libero arbitrio e di attrarre così nuovi fedeli senza l’usurpazione o l’inganno.
    Le discussioni furono tanti, i dibattiti accesi e alla fine a carte scoperte fu lo stesso Aeon, chiamato per il suo giudizio divino, a dover scendere a un compromesso che potesse far andare d’accordo tutti.
    Il piano migliore, secondo lui, era proprio quello di lasciare che tutti i partiti potessero operare come meglio credevano, così che tutti fossero contenti e che non ci fossero più battibecchi che lo infastidissero: scinderli in sostanza.
    Così i Tre della Genesi si rifugiarono nei rispettivi Giardini dove avrebbero operato a modo loro lontani dai pareri delle diverse opposizioni all’interno del Culto, seguiti dai rispettivi Araldi a loro fedeli a cui vennero affidati varie zone sotto la loro protezione. Per quanto ci furono battibecchi e discussioni sul modus operandi dei grandi rappresentati, nessuna scelta venne considerata giusta o sbagliata, poiché chiunque all’interno era libero di predicare la sua fede come meglio credeva, o così il Dio Aeon aveva imposto. Tutti iniziarono a operare a modo loro e nella maniera che consideravano più consona, ma sostenendosi a vicenda quando necessario, proteggendosi tra di loro quando essi venivano minacciati, vivendo come tutti fratelli e sorelli della stessa causa benché lontani l’uno dall’altro il più delle volte. Il Culto sembrava diviso, ma lo scopo finale era rimasto lo stesso: far regnare Aeon e il suo Caos Puro su tutta Atlas, in modo tale che prima o poi tutti fossero veramente liberi come lui desiderava.
    Ciò nonostante qualcosa andò storto.
    L’Avatar Aeon, all’insaputa dell’intero suo popolo, partecipò come sfidante al Torneo della Fondazione. Nessuno riuscì a intraprenderete i suoi reali motivi, tantomeno il perché di tale atto così apparentemente folle, persino per la sua natura. Però, inaspettatamente, durante l’ultimo combattimento nell’Arena dei Giganti, al posto di Aeon subentrò una nuova figura a rimpiazzarlo spiritualmente. Il dio mutò d’aspetto e di carattere una creatura parassitica che dominò il corpo della divinità a suo diretto e totale controllo. La creatura femminea apparsa si definì come la vera Dea delle Maschere, Kaltra la Reincarnazione della Fine dei Tempi. I suoi desideri non erano puri, le sue parole erano pregne di una follia maligna che anelava solo alla distruzione d’ogni cosa. Palesò che il suo concetto di caos non era come quello di Aeon, no, la sua libertà era la follia primordiale e distruttiva di tutto, fino all’annichilimento stesso dell’esistenza: la fine di tutto. Essa, impossessatasi dei tremendi poteri divini dell’Avatar del Caos, dichiarò guerra aperta a tutta Atlas, sancendola con il desiderio di uccidere una delle sue più forti figlie, la paladina Berenice de la Chanson.
    Ciò nonostante, dopo una feroce battaglia all’ultimo sangue, lì alla finale contro la Lady di Vorlon… Kaltra perì… e assieme a essa Aeon, Cuore d’Onnicosa, cessò di esistere.
    La Reliquia più antica e sacra del Culto, colei che da tutto era nato incluso Aeon, si spezzò di fronte a tutti i pochi fedeli che ebbero il coraggio di esser lì presenti in quel giorno funesto, ma anche coloro che non ci furono udirono nell’anima l’assordante rimbombo della morte della loro divinità.
    Un tumulto percosse ogni singola Maschera in quell’esatto attimo che il loro dio morì, destabilizzando la sincronia della loro struttura spirituale e scaturendo dentro di loro diverse reazioni anomale. Molte Maschere, infatti, impazzirono improvvisamente, lasciando che i loro istinti primordiali liberi d’ogni limite causassero distruzione e follia ovunque passassero. Attacchi improvvisi da creature trasformate in aberrazioni senza senno andarono a infrangersi immediatamente sugli spalti dell’Arena, causando una decina di morti tra cui quella di un giovane figlio nobile, oltre che a vari feriti e il panico generale. Rapidamente l’assalto fu fermato dalle forze militari di Hederath, ma quest’ultime non si limitarono solo a questo.
    Le Maschere erano divenute una vera minaccia, dovevano essere abiurate da Atlas.
    Così la loro frequenza fu registrata e usata per setacciare ogni angolo della capitale e individuando ogni Maschera, sana o pazza che fosse, portandola al patibolo per l’esecuzione.
    Dopodiché
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    Dopo quel funesto giorno, l’Empio Genocidio, grosse taglie apparvero sulla testa di tutti i Lord e gli Araldi, in ogni angolo di Atlas, oltre che a quelle generiche su ogni membro della religione bandita. La loro reputazione divenne famigerata, mentre la loro causa e fede fu considerata altamente nociva. Precauzioni da parte di tutti gli stati furono imposte in modo tale che eventi come quello a Hederath non accadessero mai più, mentre le diverse taglie salate iniziarono a far gola a tanti cacciatori. Rappresaglie e invasioni divennero all’ordine del giorno, con le Maschere trattate al pari di semplici animali da cacciare, private della protezione e guida del loro Dio.
    Quest’ultime provarono a cercare asilo e rifugio ovunque potessero, nascondendosi quando meglio potevano nei loro Giardini e nelle diverse corti create attorno ad essi, ferite nel corpo e nell’animo, ma covando dentro la loro fragile anima ferita diversi sentimenti pericolosi…
    Un’ira funesta divampava nelle anime dei vendicativi, una fiamma che ardeva immortale nel loro spirito pronto ad annichilire qualunque cosa definiscano loro nemica.
    La paura, l’ombra del rimorso, trasformato in un viscido terrore che porta ad agire d’irrazionale istinto omicida pur di salvare la propria anima, corrosa e imputridita.
    La pazzia pura, la libertà assoluta donata dalla Dea Kaltra, incontrollata a distruttiva, incapace di distinguere il bene dal male, semplice distruzione d’ogni cosa.
    Araldi e Lord persero i contatti tra di loro, con quest’ultimi che sono alla ricerca di risposte su ciò che è accaduto ai loro compagni, scomparsi improvvisamente nel nulla, assieme a tutto il resto delle Maschere.
    Quel poco che si sa è che ciò che è rimasto del popolo delle Maschere ora è in rovina.
    Se prima era un popolo alla difesa dei bisognosi e una setta organizzata, ora l’assenza di una guida ha reso le Maschere pericolose e impulsive, generando creature che cercano a loro volta di assoggettare altre anime in modo indomito nel tentativo generare quanto più caos possibile su Atlas, usurpando e assorbendo potere dai defunti senza alcuna remora, abusando di quel potere considerato una volta sacro; anche tra la loro stessa specie, Maschere contro Maschere. Molte operano da sole divorando e aggregando avidamente per se tutto il potere, mentre altre assoggettano quante più anime possibile per distruggere tutto ciò che incontrano con i loro squadroni.
    Il mistero si infittisce nei diversi attentati ancora nel nome del culto, spesso lasciando segni di fuoco e sangue col simbolo della Legione Mascherata come monito, facendo sospettare che alcuni Araldi stanno continuando la guerra per vendicare la morte di Aeon stesso.
    Allo stesso tempo un nuovo anatema chiamato “Incubo”, prodotto dall’anomalia del Sogno Policromatico e dal potere degli Orchestrali, ha iniziato a diffondersi come una macchia d’inchiostro nei soggetti più sensibili, producendo nere aberrazioni generate dalla paura e dalle fobie di chiunque capaci di generare scompiglio e terrore ovunque passino con i loro terribili neri corpi miasmatici.
    Ciò nonostante, una piccola resistenza di Maschere cerca di tenere salda la loro vecchia fede, non aderendo alla propagazione della rabbia e del terrore, ma cercando a loro modo di nascondersi e proteggersi a vicenda nel tentativo di ricostruire il culto e farlo tornare alla sua splendente origine, benché molte trattengono a fatica il dolore nella perdita del loro Dio.
    In tutto, ciò si sospetta che la Dea Kaltra, che mai è veramente morta e capace, con i suoi poteri antichi, di assoggettare le Maschere come marionette, architetti da dietro il sipario la vendetta contro il mondo. Pronta a tutto, sacrificando chiunque, è bramosa di mantenere quella divina promessa di Consumare ogni cosa.



    Cultura


    «Deve essere stato arduo per te divenire una parte del nostro Culto, lo so, ma è normale questo senso di rabbia e confusione che provi. Lascia però che ti porti a fare una semplice passeggiata, camminiamo un po' tra questi chiassosi mercati e tra la folla di questo Giardino, così che possa farti conoscere ciò che realmente siamo al di là delle apparenze. Ti va?»

    ― (Mau Archelon, il Saggio d'Argilla.)


    Le fondamenta del Culto delle Maschere si basano sulla venerazione della divinità dell’Avatar Aeon, il Cuore d’Onnicosa. Lo idolatrano nelle sue differenti aspetti, chiamandolo anche Dio del Caos o della Follia, oltre che a Dio delle Maschere, poiché esso si manifesta nelle infinite forme con cui ha deciso di camminare nel regno dei mortali, portando con sé l’antico e primordiale potere di mutare l’anima dei peccatori in una Maschera. Nei testi sacri appare con differenti forme e discordanti personalità, spesso palesandosi come il Girovago collezionista di maschere, celando volutamente la sua natura astrale. Il suo aspetto divino, invece, è simboleggiato l’artefatto tribale che mai muta e che porta al petto invariato ad ogni sua trasformazione: una ampia maschera dai rilievi rotondi, all’apparenza di un legno antico quanto il mondo, dalla forma simile ad un cuore dai variegati e caotici colori scuri tendenti al rosso e al viola; dodici punte come gli Araldi costeggiano i suoi bordi, mentre al centro della maschera troneggiano due enormi occhi dall’iride verde, grandi e luminosi come il Sole, che sembrano poter scrutare l’anima d’ogni mortale.
    Il Dio Aeon insegna ai suoi fedeli che tutti portano una maschera, una maschera che non si vuole togliere e che nasconde e soffoca vera natura da cui si è nati. Una Maschera Empia, creata dagli orrori e della corruzione dell’Era del Divoratore. Egli mostra come levare questa maschera ed a espiare le colpe attraverso la metamorfosi dell’anima, rinascendo sotto una nuova forma, razza e bandiera: le Maschere, chiamate tali per rappresentare la reale forma della rinnovata anima e per simboleggiare la loro devozione al cambiamento e alla trasformazione.
    La Divinità Aeon rappresenta l’Aspetto della Trasformazione, ma anche quello del Caos Puro. Questo “caos”, a differenza di quello unilateralmente distruttivo dell’Empio Divoratore, è benigno e necessario per il morente mondo Atlassiano. Questo suo caos è incontrollato e totalmente imprevedibile, capace di dare e allo stesso tempo di togliere in modo indiscriminato, equo e giusto verso tutte quante le creature nate da esso. Il Caos di Aeon trasforma in modo costante e inviolato qualunque cosa incontri, mutando tutto in tutto. La fede delle Maschere porta a credere che solo il cambiamento perpetuo attraverso il Caos Puro può perfezionarle fino ad assolverle dal peccato dell’Empio, evolvendosi di giorno in giorno e avvicinandosi sempre di più alla Divinità e al suo concetto di libertà assoluta. Una libertà che gli permette di essere ciò che si vuole, quando vuole e come vuole senza mai essere contrastato da niente e da nessuno.
    Il Culto delle Maschere abbraccia il Caos Puro e tutto ciò che ci libera da ogni altro dettame Atlassiano.
    Le Maschere credono che nessuna legge, mortale o divina, possa essere al di sopra della sacra libertà donatagli dal Dio Aeon. Rinnegano le Divinità Antiche e respingono tutti gli altri culti, votandosi solo verso il Cuore d’Onnicosa, oltre che a non seguire lo statuto e i dogmi di nessun governo, inclusi i loro tabù e limiti morali, opponendosi ad ogni dittatura e nel Caos Puro di esercitare la propria volontà indiscriminata, inseguendo i propri desideri consci delle conseguenze che possono verificarsi ad ogni loro azione.
    È loro compito, dovere e onore proteggere questo totale libero arbitrio, poiché non è considerato solo loro, ma anche di tutto il Culto e della Divinità stessa. I figli di Aeon sono legati dalla sua entropia, ed è loro compito Purificare Atlas e rendere il suo caos equo per tutti quanti, liberandoli dal già scritto fato e permettendoli di riscrivere il proprio come più li aggrada. Alla fine di questo viaggio, tutti dovranno godere del Caos Puro e nessuno ne sarà lasciato fuori da esso, distruggendo una volta per tutte l’iniquità del Destino lasciato dalle antiche Divinità dominanti. Il loro scopo finale è l’utopia di un mondo dominato dalla loro unica e sola divinità, tale che non ci siano più guerre o conflitti e che tutti possano godere di tutto nelle mani del Dio del Caos.
    Le Maschere sono in guerra con un solo nemico comune: l’Empio.
    Considerano ogni singola anima della vecchia Atlas come Anime Empie: inaffidabili creature piene di sentimenti d’odio e ostilità, rancore ed invidia, ossessivamente attaccate ad un reame marcito a causa della presenza dell’Empio Divoratore, legati dal Nero Fato che controlla i loro futuri anch’essi empi. Li vedono come suoi figli, volenti o non, allattati da guerre, infamia e distruzione causate da esso e dai padri dei loro padri, assieme alle false verità inculcate dai loro mortali sovrani e delle dottrine degli antichi Dei. Invigoriti da tutti questi peccati, pensano che le Anime Empie sono sporche e piene d’ogni male, ma le compatiscono: credono che tutto ciò è avvenuto non per causa degli Atlassiani in sé. Credono che nessuno di loro ha la colpa d’essere nato sotto questo terribile fato, vittime della presenza del Divoratore che ha insozzato il grembo da dove sono nati, mutando il loro destino ad una orribile condanna tra sue fauci.
    La loro unica e sacra missione, infatti, è quella di Purificare l’Empio.
    Per questo le Maschere pellegrinano giungendo in ogni luogo dove permea l’iniquità e affrontando a spada tratta l’Empio, avviando il processo di Purificazione: raccolgono l’anima Empia, uccidendola se necessario, dopodiché le Intonatrici abbracceranno quest’anima lavandola dei suoi peccati e lenendo ogni suo dolore, trasformandola poi in una Maschera grazie all’eredità divina lasciatagli dal loro Dio. Tutto ciò che c’è di Empio verrà rimosso e annichilito. I tiranni saranno spogliati dei loro averi e dei loro poteri, donati alla loro comunità e a tutte le vittime della loro ingordigia, ma anche ad essi sarà data una possibilità di ricominciare come tutti gli altri. Tutti coloro che possiederanno un’anima, corrotta dall’Nero Fato e Empia che sia, sarà perdonato e potrà entrare a far parte della loro grande famiglia.
    Famiglia è la parola giusta, poiché sono un popolo che deriva da un miscuglio di tanti altri. Essendo questa una razza in combinazione con le altre razze, anche gli stessi usi e costumi si sono mischiati tra loro. Ci sono clan, popoli, che prima di essere parte del Culto erano anche l’uno contro l’altro, discordanti, scissi tra loro, eppure li si sente spesso chiamarsi tra di loro come “fratelli” o “sorelle”. Questo perché le Maschere si considerano molto più di una razza, qualcosa di più di una semplice fazione, bensì una Confraternita, un’organizzazione fatta di persone che si amano, rispettiamo o che semplicemente sopportano per quieto vivere. Si considerano una grande e stravagante famiglia, legata da una religione variopinta come il suo Dio, dove tutte le culture e i costumi si uniscono in una soltanto. A loro piace credere che il Culto e la Confraternita siano due cose completamente separate, dove l’una si basa sulla fede l’altra invece si fonda sulla società civile di cui fan parte; benché nella loro anarchia spesso le due cose finiscono per essere simili e discordanti allo stesso tempo. L’unica cosa che gli accomuna, oltre la fede e alla famiglia, è il ciondolo che portano come simbolo delle Maschere: il Cor-Gemini.
    Tastandolo accuratamente con le dita si percepisce al tatto il modo in cui il piatto legno sia delicato e liscio come se si stesse accarezzando l’acqua, leggero come il seme di un soffione al vento, forte come le ossa. La sua forma intagliata è quella di un cuore, poiché simboleggia l’aspetto esteriore della Maschera di Aeon che porta al petto, mentre i tre fori posti a triangolo su esso rappresentano le tre fondamenta del Culto: la Libertà Entropica, cioè l’essere liberi d’essere e fare ciò che più ci rende contenti senza mai negare la libertà altrui; la Metamorfosi dell’Anima, la volontà di cambiare e accettare il cambiamento; e il Purificazione dall’Empio, la battaglia contro tutto ciò che è ingiusto e iniquo.
    Spesso indossato come ciondolo ai colli dei confratelli, alcune volte allacciato al braccio o addirittura messo come orecchino, in alcuni caso è incastonato persino nella carne. Viene donato a tutti i membri della Confraternita, consegnato da Maschera a Maschera come rito di transazione. Un gesto semplice, spesso preceduto o accompagnato da differenti baccanali o consacrazioni, a seconda di Clan in Clan, conseguito allo scopo di alleviare l’animo dei nuovi Iniziati e dargli il benvenuto nel culto. Queste particolari feste vengono chiamate “Mascherate”: pensate come un modo per conoscersi, condividere e festeggiare la nuova vita e i nuovi nati, oltre che permettere a tutti i neo Purificati di avere questo frammento di legno sacro. Eppure, al di là delle apparenze, il simbolo non viene portato semplicemente come segno di sfoggio della religione: questo minuto artefatto ha la capacità di far risonare la propria anima interiore con quella delle altre Maschere. Se due Maschere con la Reliquia sono nei paraggi si riconosceranno a vicenda attraverso il legame spirituale che lega entrambi alla Confraternita. Questo è l’unico mezzo che hanno per riconoscerci al di là della presenza delle Intonatrici, capaci di distinguere una Maschera ad occhio nudo.
    Ci sono altri modi canonici che alcuni della loro comunità usano per farsi riconoscere. Il più tradizionale e certamente simbolico di questi è quello di portare effettivamente una maschera sul proprio volto. Permette ai più fedeli ad Aeon di manifestare il loro amore nei suoi confronti, alcuni la usano solo a scopo estetico e per tradizione, o per altri può essere una maschera di guerra che utilizzano per intimidire il nemico, in altri casi è letteralmente uno strumento di guerra. Tutte queste sono libere scelte prese da loro e loro soltanto; il Simbolo di Aeon è l’unico modo certo di sapere se davanti si ha un confratello o meno. Oltretutto, se mai qualcuno dovesse morire in presenza del Simbolo, questo artefatto terrà parte della sua Anima al suo interno, nemico o amico che sia.
    Oltre che a una confraternita son considerati anche una crociata, organizzano retate che chiamano Raid di Purificazione, considerandoli come eventi sacri e di festa al pari delle Mascherate dove tutti dovrebbero partecipare, ma non è obbligatorio esserne realmente partecipi. Ogni Maschera può esercitare la sua libertà come più gli aggrada, sennò non sarebbero veramente differenti da tutto il resto di Atlas.
    La loro cultura però prevede anche l’aiuto reciproco sia nel bene che nel male, fa parte del buon senso che il Dio Aeon ha impresso nelle loro menti: proteggersi e supportarsi a vicenda. Questa etica morale, benché vaga e di certo non ancora perfetta ha però conseguito a degli esiti decisamente particolari.
    Se sarai affamato, il prossimo ti porgerà il suo cibo ed il giorno seguente ti insegnerà a cacciare.
    Se ti è stato fatto un torto, verranno a darti man forte, o a vendicarti se necessario.
    Se non vorrai essere parte di loro, o se preferirai seguire un solitario cammino, lasceranno per sempre una porta aperta in caso di ripensamento.
    Nessuna Maschera viene abbandonata, ma tutti sono liberi di seguire la propria strada.
    Un altro esempio particolare: le Maschere non fanno uso di nessun tipo di conio.
    Avendo abiurato il concetto di “proprietà” tra di loro, tutti hanno tutto, condividendo ciò che si ottiene o produce con il resto della confraternita; ovviamente con l’utilizzo del buonsenso. Nessuna Maschera, istintivamente nella loro nuova natura, pretenderà facinorosamente di avere un qualcosa di proprio a cui si è inseparabili. Il loro Baratto è più uno scambio in cui viene usato un metro d’empatia umana, se così si può definire, fatto dalla percezione dei sentimenti che le fanno riconoscere e distinguere la differenza tra necessità e desiderio. Nel primo caso sarà istintivo per una Maschera donare ad un fratello o sorella bisognosi di un aiuto, e viceversa, quindi ritengono inutile utilizzare una moneta che in un popolo di soli consanguinei non avrebbe alcun valore. Nel secondo caso adoperano la forma pura del Baratto, soprattutto con i rapporti esterni a noi del Culto, credendolo la forma più autentica e vicina allo scambio equivalente, ma trovano divertente utilizzarla anche tra loro della Confraternita; per tener vivo uno spirito di sana competizione mercantile e per dare alla possibilità al bramoso di poter persuadere il detentore di un oggetto che a lui può magari interessare.
    Questa loro politica ha portato tante differenti sfumature: tutto ciò che producono può essere per tutti, quello che è accumulano è diviso equamente in tutto il Culto, nessuno cerca di sopraffare economicamente l’altro e chi non ha accesso alle risorse fondamentali viene aiutato.
    Nel Culto non è vietato possedere soldi o di usarli come metodo di scambio, anche tra loro, benché non è molto apprezzata però dai molti, considerata come una delle tante “catene” che legano l’anima al mondo Empio dei governi Atlassiani.
    Il loro concetto di morte è alquanto complesso, poiché non hanno una morte semplice. Quando una Maschera muore torna ad essere un’Anima Sola, assopendosi dentro la sua stessa maschera. La morte in questo senso unico è una morte nera, dove si vive nel vuoto cosciente dentro sé stessi, privi di ogni luce o sensazione. Molto spesso possono reincarnarsi, più complicatamente resuscitare, ma quando questo non accade è dovere degli altri confratelli condurre l’anima nel Sogno Policromo. Questo universo alternativo è un luogo di riposo racchiuso nelle Memorie della Maschera, che può essere considerato allo stremo di una casa situata nel subconscio dove si possono ospitare nel sonno altre Maschere (vive o morte che siano) e adornabile a proprio piacere e immaginazione. Le “bolle” dove vivono queste Maschere defunte sono racchiuse nell’unica sfera del Sogno Policromo, gestita dagli Orchestrali come loro compito. Spesso è un luogo di riposo dove chi è defunto e ha dato il suo contributo alla causa può finalmente godere di una piccola oasi felice prima dell’arrivo dell’utopia. Questo luogo può essere usato anche per allenarsi o riposare, ma viene considerato saggio per i vivi non rimanere più tempo del dovuto, poiché possono generarsi anomalie nella lunga durata dovute alle paure nascoste nel subconscio degli individui; sempre a cura degli Orchestrali prevenire queste anomalie chiamate “Incubi” e nel caso isolarle.
    Parlando appunto di ruoli, ogni Maschera può scegliere un ruolo all’interno del culto. Questi tre ruoli possono essere raggiunti in brevi o lunghi termini, previo battesimo da parte di un più alto rappresentate dello stesso ruolo a cui si vuole attingere la propria esistenza e a susseguirsi di ulteriori Mascherate per festeggiarli. Questi ruoli sono considerati sacri, tale che solo chi ha dimostrato forza, saggezza o coraggio sufficienti possono eccedervi.

    Mietitori: L’unità scelta principalmente per la guerra e per la Legione Mascherata, guerrieri formidabili con il solo desiderio di combattere. La loro è una battaglia eterna contro l’Empio a cui sono i primi a dover partecipare, schierati in prima linea per Purificare i nemici e a raccogliere le loro anime cadute. Non sono da considerare comuni soldati, ma bensì combattenti che si sono dimostrati formidabili nella “caccia alle anime” in singoli o gruppi scelti. Essi sono forgiati per combattere, non hanno altro scopo o funzione se non quello di uccidere fino a quando l’Empio non è stato completamente cancellato dal loro sguardo. Sono l’unica unità capace infatti di raccogliere più anime e a trarre forza da esse, facendosi carico dell’Essenza raccolta e sfruttandola per combattere senza sosta.

    Orchestrali: Le menti del Culto, i grandi organizzatori dell’interezza del Culto. Fungono da mediatori e messaggeri, mercanti e politici, ma oltre a questo sono principalmente ricercatori e studiosi. Traggono forza dalla conoscenza e dalla sapienza, gestendo l’educazione e la formazione del resto delle Maschere minori. Oltre a questo sono maestri della manipolazione del Nucleo e delle scuole arcane, tale che sono anche coloro che gestiscono, plasmano e monitorano il Sogno Policromo, proteggendolo dalle anomalie dell’Incubo che “catturano” per usarle contro i nemici del culto. Sono anche coloro capaci di modificare le proprietà del Nucleo all’interno di un’anima, spostandolo o duplicandolo all’interno di un artefatto tale da forgiarne equipaggiamenti unici.

    Intonatrici: Le grandi sacerdotesse del Culto e le uniche genitrici di tutte le Maschere. Potere che nasce solo nelle soggette femminili, queste sono fanciulle capaci con la loro voce di curare l’anima e le Memorie dei caduti. Fanno parte dell’Ordine delle Intonatrici, che gestisce tutte le funzioni liturgiche all’interno del Culto: dai riti di purificazione come i Raid all’organizzazione stessa delle Mascherate, alle consacrazioni dei nuovi nati ai riti funebri. Esse possiedono il dono divino di trasformare l’anima degli Empi in Anime Sole, legando le anime a loro stesse per poter far tornare in vita fratelli e sorelle Maschere. Sono anche coloro, in via eccezionale, a poter a poter giudicare un comportamento blasfemo da parte di una Maschera stessa.

    Quando si rinasce Maschera, non si prende subito uno di questi ruoli; bensì si parte come Maschera Neutra. Questa tipologia sociale, considerate principalmente come Maschere comuni, le rende prive dei poteri divini delle altre tipologie di Maschere. All’interno della confraternita sono alla stregua di semplici cittadini e fedeli, occupandosi soltanto di ruoli e lavori minori. Col tempo possono prendere cariche maggiori, o divenire uno degli altri ruoli fondamentali del Culto, oppure partecipare ai Raid di Purificazione come semplice milizia. Neutri sono spesso i membri appena giunti nella confraternita, ma sono definite Maschere Neutre anche i figli appena nati dal rapporto di due Maschere. A tempo debito, spesso variabile, col rispettivo battesimo queste Maschere possono divenire Mietitori, Orchestrali o Intonatrici.

    Uniche regole per essere giudicati tra Maschere, se così possono essere chiamate, sono state erette dallo stesso Dio Aeon, affermando che ci fossero solo tre giuramenti che dovevano essere rispettati:

    Primo Giuramento
    l’Anima è sacra e come tale giuro di tenerla protetta.
    Mai sarà in me o in altri: usurpata, corrotta, spezzata, scissa, distrutta o infetta.
    Giuro di preservare quella altrui, mantenendo la mia tale e perfetta.

    Secondo Giuramento
    Mai vorrò dentro me nuocer al Culto o ai mei fratelli.
    Giuro di mai desiderar a loro alcun male, mai bramerò di arrecarli vani fardelli.
    Condonatemi gli errori, assolvetemi dai raggiri, ma mai anelerò a rovesciarvi flagelli.

    Terzo Giuramento
    Solenne sarà la mia fede verso Caos e per sempre gli sarò devoto.
    Sarò la spada e lo scudo della sua crociata, affrontando l’Empio insito nell’ignoto.
    Giuro di difendere i suoi ideali e di portare la sua luce persino ove cresce il Vuoto.
    Così citano.



    Ad oggi molti elementi della loro cultura e due tre giuramenti, a causa della grande scissione degli Araldi e della crisi divina della morte del loro Dio, rischiano di essere spesso non rispettati, infranti o peggio ancora vilipesi. È compito delle Maschere ancora fedeli ai vecchi giuramenti, in questo caso, punire gli atti sacrileghi di tale livello con l’unica pena esistente nel Culto delle Maschere: la Ri-Purificazione. Un atto estremo che prende l’anima dell’individuo e la Purifica nuovamente, asportando qualunque Memoria o idea Empia avesse oltraggiato la fede e messo in pericolo l’integrità del Culto, oltre che a confiscagli per sicurezza qualunque potere derivato dal Nucleo avesse ottenuto nel corso del tempo. Dopo la Ri-Purificazione, la Maschera verrà monitorata tale che gli eventi che l’hanno fatta tornare “empia” non avvengano una seconda volta.




    Demografia


    «Questa è anche la nostra casa, ma Atlas ha deciso di cambiare i lucchetti così tante volte che siamo costretti ad entrare dalla finestra.»

    ― (Valindris, Maschera comune del Maelstorm.)



    In origine le Maschere erano come un popolo sparpagliato nelle varie parti delle sorelle ad Alioth. Popolo era un termine poco usato ai loro albori, bensì si consideravano più piccoli gruppi riuniti in un ambiente persino per loro nuovo. Arruolando di mano in mano poche anime alla volta, colte da ogni dove e senza una meta ben precisa, iniziarono a istaurare ruoli e funzioni sociali tali da divenire una minuta popolazione. Si insidiavano di tanto in tanto nei villaggi limitrofi, confondendosi con la popolazione che ancora era ignara della loro nuova specie, lasciando che il Culto raccogliesse a sé nuovi fedeli in questo placido processo. Essi non possedevano santuari o luoghi di culto dove rifugiarsi all’inizio, tale che loro case erano piccole dimore abbandonate sparse qua e là, spesso erette dal loro Dio stesso che seguivano nei suoi pellegrinaggi. Iniziarono infatti come un popolo nomade, privi di una terra natale dove riconoscersi e conciliarsi. Ciò non era così male per la logica della loro fede, non avere una terra a cui legarsi era uno step per la libertà assoluta così desiderata, ma al livello pratico risultava difficile vivere senza un posto che si poteva chiamare “casa”.
    Quando Aeon scomparve per la prima volta per recarsi altrove, lasciando le Maschere Aliothiane nelle mani della Lord Genesi Lotìa, quest’ultima prese a carico il compito di donare una casa a queste anime sperdute. La necessità di innalzare un tempio dove riunirsi era diventato più che necessario. Lotìa, proclamata Regina delle Maschere, assieme ai suoi Araldi andarono immediatamente a insediarsi nelle rovine della città abbandonata nel Lesingawan e a fondare la prima capitale delle Maschere:
    Caladan, Bastione del Sole.
    La città-miraggio, così veniva anche chiamata, fu il primo Giardino delle Maschere e anche il primo luogo dove iniziarono a instaurare i primi rapporti con le altre razze e società nei dintorni di essa in cerca di entrare nelle grazie dei popoli della Culla e mantenere buoni rapporti con i briganti circostanti. Il luogo arido e inospitale fu trasformato in un santuario ad immagine e somiglianza della Culla, funzionante tramite la magia delle anime che le Intonatrici innalzavano attorno alla capitale. Sfruttarono le fonti sotterranee per sostentarsi e gli scambi commerciali per fornire di cibo la popolazione. Fu un inizio prosperoso, volto all’unico scopo di aiutare i bisognosi e le razze oppresse. Infatti le Maschere del deserto operavano come salvatrici ovunque le torride sabbie portassero morte e disperazione, andando a raccogliere le anime di chi veniva depredato o nei vari conflitti che si svolgevano attorno alle bramate oasi. La stessa Regina proclamò l’idea di non assalire alcun avamposto di empi, ma bensì di andare in soccorso di coloro che non ce la facevano a sopravvivere o a chi semplicemente serviva asilo o un rifugio sicuro. Una beneficenza generosa, bramosa di instaurare un rapporto di fiducia nei confronti dei popoli vicini, tale che chi lo desiderasse con sincerità poteva unirsi al Culto delle Maschere di sua spontanea volontà. La politica benevola di Lotìa però non fu l’unica a sbocciare in quel periodo, poiché poco dopo anche gli altri due Lord Genesi proclamarono i loro Giardini.

    Il primo in successione a Caladan fu fondato sei mesi dopo dal più scaltro dei Lord Genesi, Zeto Valiarty. Egli, conscio che fede e estremismo venivano scambiati con gran facilità, credeva che la conversione non doveva passare attraverso estremi lenti e pacifici. Le Maschere nate nei gelidi territori Hederathi avevano un desiderio di rivalsa non da poco, vissute per troppo tempo con la fame e la morte sulle loro spalle; non avrebbero mai accettato compromessi di pacifismo. Zeto aveva il compito però di farle agire con discrezione, poiché conosceva la pericolosa gente locale e allo stesso tempo riconosceva ancora l’ampia disparità numerica al confronto delle Maschere. Tutto ciò che era in superficie era facile da essere trovato e soppresso, tale che sarebbe stato difficile non essere attaccati dalle varie sette o dallo stesso governo del Baluardo mentre il Culto gli metteva il bastone tra le ruote. Così, con l’aiuto dei suoi Araldi, fece l’astuta mossa di trasferire le Maschere della sua fazione in un antico tempio pre-Divoratore sul fondo di un abissale lago artico nel Moraive. Il santuario, protetto dall’oscurità dei fondali, prese il nome dell'originale nome dato in ere antiche:
    Maelstorm, l’Emporio Abissale.
    In un luogo raggiungibile solo con gli arcani dei portali, il Lord riuscì a costruire un impero commerciale al sicuro dagli occhi indiscreti dei governi, con coordinate magiche “criptate” tali che solamente le Maschere potevano aprire le porte verso di esso. L’Emporio era un luogo sicuro, celato, dove i criminali potevano sparire completamente dalla circolazione e ricominciare da capo. Ciò mise in moto quello che chiamano più semplicemente l’Emporio, dove la ricerca per il sapere e la conquista del mercato nordico erano la base dei rapporti con le fazioni esterne al di sopra delle nere acque. Dallo scambio di artefatti e alle sostanze illegali, dalla compravendita di prodotti senza l’imposta delle tasse Hederathe, Maelstorm era divenuto un paradiso fiscale senza pari. Le prime “scuole” degli arcani proibiti furono fondate al suo interno, creando un’accademia con accesso gratuito per i membri del Culto. La brama di conoscenza e ricchezze faceva gola ai peccatori, tali che avrebbero venduto l’anima alle Maschere per averne anche solo un assaggio di quel sapere che pian piano sarebbe stato raccolto nelle loro biblioteche e banche.

    Infine, dopo la nascita di Maelstorm, il condottiero Lancelot Fierl fondò il suo Giardino dopo la fine di una lunga guerra durata due anni. Una crociata inesorabile, dove battaglia dopo battaglia raccoglieva i desideri di vendetta dei defunti che venivano trasformati in suoi consanguinei Maschera. Lui e gli Araldi si erano mossi di villaggio in villaggio, facendo cadere quanto più indegni sovrani possibile e riconquistando il favore dei popoli oppressi attraverso la dura pugna. La sua spada era diventata un simbolo di liberazione e di ribellione, tinta di nero pece su una bandiera rossa come il sangue, dove questa bandiera prese successivamente il nome di Legione Mascherata. Le sue Maschere erano guerrafondaie, agognando l’indipendenza dai governi Qytiriani e Lothringeniani più di ogni altra cosa. La sua campagna finì appunto con mille anime nel luogo della prima strage di Aeon, il villaggio divenuto l’ultimo grande Giardino delle Maschere:
    Astengrad, la Cittadella Cinerea.
    Le sue fondamenta furono incastonate nelle montagne libere nel Qytiria, all’interno di un ampio grigio foro dove era avvenuta una delle varie Eruzioni magiche del luogo. Le abilità di terraformazione degli Araldi Astrali permisero di rendere il territorio fertile e sufficientemente sicuro, ma tale che le zone naturali fossero una sfida per qualunque indegno guerriero volesse attraversarle. La zona altamente difesa è il cuore militare dell’intero Culto delle Maschere, dove al suo interno i futuri Mietitori della Legione venivano addestrati alla battaglia. Il Giardino fungeva anche come roccaforte di mercenari, dove le loro abilità delle Maschere venivano messe al servizio di chiunque possedeva qualcosa da barattare con il Culto stesso. Oltre a ciò era tra i tre il Giardino più grande di tutti, comprendendo diversi ettari di foresta per la coltivazione e l’allevamento, ampie grotte per l’estrazione di minerali e pietre preziose, assieme diverse fonti d’acqua nell’entroterra sparpagliate in un labirinto di cunicoli cristallini. L’indipendenza del Giardino regnava sovrana, privandosi di qualunque accordo esterno al Culto o alla Confraternita che non fosse unilaterale, costruendo all’interno attraverso la magia del sangue e arborea i requisiti necessari per la sopravvivenza.
    Con la morte del Dio Aeon, Lord e Araldi furono costretti ad abbandonare i fin troppo celebri Gardini, lasciando che questi incustoditi alla mercè di chiunque volesse addentrarsi a suo rischio e pericolo. Alcune Maschere si rifugiarono ancora nelle loro rovine, altre rimasero lì a proteggere i santuari, ma stando in quei luoghi maledetti esse venivano a mano a mano consumate dalla pazzia, dove la fede si trasformava in feroce potenza dovuta ai rimasugli arcani di quei luoghi mistici e alle Memorie di morte di quei luoghi, creando aberrazioni legate al passato che è meglio lasciare lì dove sono.
    Segregate nell’inferno che si sono loro stesse create, queste Maschere sono tutt’oggi pericolose chimere che pullulano i Giardini abbandonati.
    D’altro canto, le Maschere che non si sono ancora abbandonate alla follia, stanno pian piano ricostruendo la loro società da zero, con il piano e desiderio di riconquistare i loro vecchi Giardini e ripristinarli al loro originale splendore.




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    Abilità Raziali



    WIP

    Riferimenti


    Allo scopo di favorire la corretta interpretazione della razza, la gestione fornisce all'utenza un elenco di materiale di ispirazione supplementare, quali una lista di prestavolto suggeriti e tipicamente usati dai giocatori per meglio inquadrare lo stile generale di gioco, eventuali supporti audiovisivi o focus aggiuntivi in ambiti diversi, quali ad esempio l'abbigliamento e la moda corrente della razza, o ancora giocate simboliche. Le voci verranno ampliate periodicamente.



    Prestavolto Tipici




    Altri Media


    WIP

    Compendio delle Maschere


    WIP


  11. .
    The Last Letter


    P.s. ci tengo a precisare che la gif in firma non centra niente con la parte finale del post, benché ci stia fin troppo bene.
  12. .

    Lady Ameralda,

    Oggi è il preludio di un qualcosa di grande.

    Sono in viaggio da otto lune nelle paludose terre di Veh Dreyva, lontane dalla vostra corte, dove tante son le volte che ho rimpianto un pasto caldo nella mia calda dimora quante le volte che son stato punto dalle nefaste zanzare del posto. Son finito in tale orripilante loco a causa di Lord Reveridich Balish, Paladino santificato di Rivergale, che ha assunto nuovamente i miei servigi da scriba per assicurarsi che le sue prossime gesta fossero immortalate su carta nel vivo dell’azione.
    Sarà la quarta volta che mi chiama e la quarta volta che me ne sorprendo. Non mi reputo un eccellente scrittore, ammetto i miei limiti, conosco giusto qualche incantesimo carino per proteggere la carta e poco più, ma son venuto a sapere che l’ultimo scriba lo dovette licenziare in tronco dopo che quest’ultimo gli fece fare la figura del fanfarone e dell’idiota. Risero per mesi del paladino alle feste di Lord Pavellan, leggendo ad alta voce quel testo esagerato e irrealistico di fronte a tutta la corte. Esilarante persino nella taverna di paese, dove pure gli ubriaconi riuscivano a riconoscere un falso racconto come quello; così si impara ad assumere al mio posto l’economico scellerato che ha scritto “Alister, Occhi di Sangue”.
    Lavorare per lui? Una persona boriosa e non tanto pia come vuol far credere il suo titolo. Abusa della sua carica per vivere nel lusso e la sua forza bruta per mantenere il suo status, si pavoneggia come se fosse chissà chi quando in realtà campa di farse, ingigantite soltanto da uno smisurato egocentrismo tossico, ma offre compensi molto generosi e le rette per l’Accademia della Magia non si pagano di certo da sole.

    A discapito di tutto non posso lamentarmene più di tanto: benché son trattato come uno straccio, insultato un giorno sì e l’altro pure perché “non enfatizzi abbastanza la mia divina figura”, son pur sempre uno dei pochi della sua équipe ad avere a disposizione il lusso di una striminzita carrozza dove posso scrivere in pace e lontano dalla fangosa melma di queste marce terre. L’unico a farmi compagnia è un vecchio chierico di alto grado, un potente curatore e un maestro delle sacre arti della luce, il quale però non ha proferito mai una parola per tutta la durata del viaggio. Penso che abbia fatto un patto del silenzio con il suo dio, non un suono esce dalle sue labbra. È una piacevole presenza, ma sto andando fuori tema, non è di lui o di altri ciò per cui vi scrivo, mia Lady.

    Siamo andati via di fretta e furia (mi scusi se non l’ho salutata infatti) perché apparentemente a lord Reveridich gli è stato spifferato di qualche sorta di “tana piena di bestie” che a detta dell’informatore avrebbe fruttato una fortuna per tutti quanti. Ha assunto per tale missione una cinquantina di forzuti sgherri locali e una decina di tagliagole esperti, oltre che il taciturno chierico e me medesimo per descriverne le gesta. Ha investito parecchi soldi per questa caccia miracolosa, e lo troverei bizzarro se non lo conoscessi bene. Non ci ha voluto rivelare tutto quanto, a detta sua ci saremmo persi la bella sorpresa, il che mi fa pensare a una sola cosa: stiamo andando a cacciare creature magiche!

    Lo so lo so, è moralmente sbagliato e lei non acconsentirebbe mai a una simile barbaria, ma pensateci, mia Lady: avrò l’occasione di studiare dal vivo un qualcosa di raro, o magari un nido di viverne dell’Era Antica di inestimabile valore culturale! Per quanto mi rammarica pensare che quel buzzurro appenderà la testa di qualche innocente creatura sul muro di casa sua, inoltre penso che i dati e i testi che ricaverò da questa spedizione mi permetteranno di avere un biglietto di ingresso all’Accademia della Magia con sola andata.
    Sarà tosto scrivere le false gesta per un pomposo paladino e allo stesso tempo buttare giù una tesi su creature d’autentica unicità che nemmeno riesco a immaginare, ma le prometto che non la deluderò e che soprattutto non smetterò mai di scrivervi durante questo viaggio.

    Con affetto, il vostro umile


    - Arthur W.


    Lady Ameralda,

    spero che la mia lettera abbia raggiunto le vostre mani.

    L’incantesimo di Viaggio che mi avete insegnato dovrebbe essere abbastanza sicuro, sperando di aver inciso le giuste formule sulla carta e che soprattutto funzionino. In caso contrario: vi prego a chiunque stia leggendo di portare questa lettera alla sua vera destinataria, grazie.

    Ordunque, dove ero rimasto? Ah già!
    Dopo altre tre lune siamo finalmente giunti ai piedi di un luogo abbastanza bizzarro, più o meno il centro della landa degli acquitrini. Sopra la mia testa, infatti, ora si erge una insolita e spoglia collina nera come l’ossidiana dalle forme aspre e molto scoscese, mai segnata dalle mappe; suppongo d’origine vulcanica, senza troppe certezze vista la zona. Essa è accerchiata come un’isola da profonde acque dove l’apparente Marcescenza sprigiona il suo distinto olezzo virulento. Poggio ora sulle sue dure spiagge desolate e prive di vita, scrivendovi col desiderio di essere altrove. Per raggiungere quel luogo tetro e solitario, l’apparente entrata alla zona di caccia, fummo costretti a prendere strade decisamente non convenzionali: passammo su secche e serpentine fangose, dove di tanto in tanto le ruote del carro si impantanavano e i cavalli si rifiutavano di proseguire. Due uomini del gruppo si ammalarono, probabilmente inalando il miasma del luogo. Furono curati senza difficoltà dal chierico, mentre uno degli equini che tirava la carrozza morì sul colpo senza lasciarci alcun preavviso.
    Nonostante tutte queste sventure, siamo riusciti a raggiungere le radici di questo monte senza ulteriori gravi imprevisti, forse con qualche bolla, pustola o vescica, ma con più imprecazioni che brutte sorprese. In questo momento scrivo infatti di fronte ad un caldo fuoco, poggiato sulla scura roccia di questo strano monolite naturale, seduto sull’umida pietra a ciottoli ancora incolume e vegeto. Vedo ora i restanti cacciatori metter su le tende e accendere a fatica altri falò per scaldarsi, stanchi di un viaggio con ancora la bocca asciutta e le braghe zuppe. Non riesco a distinguere che ore siano qui, ma dal brontolio del mio stomaco credo sia l’ora di cena.
    Pochi attimi prima che prendessi in mano penna e inchiostro, sia per lavorare che scrivere a voi, mia Lady, il lord ha avuto il piacere di incontrare faccia a faccia colui che gli aveva dato le coordinate di questa terra promessa: uno strano ibrido tra un uomo e una talpa, ma lontano dall’essere… umano. Ha braccia lunghe e mani artigliare, al dispetto delle gambe estremamente corte, piccole e tozze; un pallido busto rettangolare e grasso, coperto di qualche pelo e spoglio di qualunque vestito o decenza; privo di collo e dalla testa calva, con un volto bieco dai minuscoli occhietti neri e delle marce fauci deformi dalla troppa quantità di spazzatura che si sarà divorato in vita sua. Aveva un nome bizzarro e impronunciabile, anche volgare temo. Lo possiamo chiamare “Talpa”, se a voi aggrada.
    Non sono un uomo di pregiudizi, mi conoscete bene, mia Lady, ma Talpa è così inquietante e animalesco che faccio fatica a credere che stia avendo una conversazione semi-umana con un altezzoso e limpido (solo nell’aspetto) paladino. A scanso di equivoci quella creatura sarà la nostra apparente guida verso la fatidica zona di caccia. Sto seguendo proprio adesso la loro conversazione, benché Talpa biascichi soltanto parole storpiate dall’accento locale difficilissime da comprendere appieno. Si riesce ad intendere che ambo i due stanno parlando di attraversare i cunicoli scavati nell’entroterra della quasi montagna in cui l’animalesco Talpa vive da anni; cunicoli stretti e corridoi claustrofobici, ma pieni di saporiti funghi e succosi vermi (citazione di Talpa, ci tengo a precisare).
    Trattative e compensi non vengono citati, forse riservati, ma sta appunto dicendo in questo preciso istante di aver scavato un tunnel segreto, per errore, per arrivare proprio nella tana di creature chiamate…



    Mia Lady, qui sta accadendo il caos più totale: molti uomini hanno iniziato a disertare, strappando i contratti di lavoro e gettandoli nel fango, rivoltosi e spaventati. Le invio questa lettera mentre mi son rinchiuso al sicuro dentro la mia carovana in attesa che tutto si plachi; il lord ha già spaccato con il suo martello la testa a due tipi che lo stavano aggredendo di getto. Spero di poterle scrivere una nuova lettera quanto prima.

    Le preannuncio solo una cosa: lord Reveridich ci ha portato a cacciare delle Maschere.

    Con affetto, il vostro umile


    - Arthur W.


    Lady Ameralda,

    Son entrato all’interno della grotta e non son certo se l’incantesimo sia così avanzato da trovare la strada giusta e uscire di qui, benché spero con tutto il mio cuore che le mie parole possano comunque raggiungervi. Siamo andati abbastanza in profondità, l’aria è calda e rarefatta, la luce è scarsa e i miei occhi non sono abituati a scrivere in tali condizioni.
    È follia pura quello che stiamo per fare. Lo so già, ci ho pensato in tutta questa notte insonne, andare a caccia di una setta così pericolosa è una cosa da matti… ma non posso più tornare indietro…
    Non ve l’ho mai voluto dire per non farvi preoccupare, ma… sono al verde. L’affitto della bottega di famiglia l’ho pagato con i soldi dei prestiti, soldi che son diventati debiti che gli strozzini rivogliono con gli interessi.
    Per quanto siano una pericolosa setta terroristica, ogni Maschera ha sulla testa una fortuna, soffiandone almeno una potrei ripagare i miei debiti o anche pagarmi i corsi dell’Accademia che io non…
    Anche se avessi voluto tornare indietro, senza le protezioni necessarie sarei finito sicuramente in pasto alle bestie del Veh Dreyva o con la gola tagliata da qualche assassino più disperato di me.
    Voglio però tranquillizzarvi: Lord Reveridich, per quanto borioso, ottuso e egomaniaco, è comunque un potente paladino. Lui sapeva fin dall’inizio a cosa stava andando incontro e credo con tutto me stesso che sia un guerriero d’ineguagliabile forza oltre che un abile stratega, avrà già calcolato tutto nei minimi dettagli, sicuramente sarà così. Anche il chierico sembra essere un pezzo grosso, forse anche molto più di lord Reveridich se son vere le storie che ho origliato sul suo conto. Quasi tutti i tagliagole esperti sono rimasti, il che per assurdo riesce in parte a rincuorarmi, assieme a metà dei cacciatori assunti assetati di fama e di ricchezze. Penso che siano state prese tutte le precauzioni possibili in modo tale che nessuno si faccia nemmeno un graffio. Poi quanto mai potranno essere potenti queste Maschere? Ho sentito di questo culto di forsennati, ma non mi sembrano tanto differenti dai ribelli del Moraive, umani e mortali come tutti quanti. Oltretutto, Talpa -per quanto poco affidabile- avrà ripetuto più o meno una quarantina di volte che quelle all’interno erano tutte Maschere giovani e perse, nascoste lì dentro solo per sopravvivere ai cacciatori di taglie e a pregare per il loro defunto dio. Non ho idea se lo fa per un compenso o per non condividere i suoi vermi, ma sembra deciso a sbarazzarsene anche lui di questi tumori della società. Noi non stiamo solo cacciando per il nostro bene, ma anche per il bene di Atlas.
    Più vi scrivo queste parole di autoconvincimento e più sento di riuscire a credere che in fondo è una normale caccia come le altre, che conseguirò il mio lavoro alla perfezione e che alla fine di tutto riuscirò anche a scucire qualche soldo in più di quello del mio compenso.
    Non si preoccupi per me, andrà tutto bene.



    P.s.
    Non è vero, NON STA ANDANDO PER NULLA BENE!
    Siamo arrivati, ma Talpa è scomparso e il fottuto cunicolo da dove siamo venuti è chiuso. CHIUSO! Non c’è via d’uscita, l’abbiamo cercata ovunque, ma è tutto troppo scuro e non riusciamo più ad uscire… Non siamo in una tana, non siamo da nessuna parte che sia lontanamente un “piccolo” nascondiglio come quel maledetto surrogato di roditore aveva descritto. La montagna all’interno è concava, un’enorme tonda grotta ampia decine di ettari illuminata cupamente da un tetto di luminescenti pietre vermiglie. Il pavimento è costellato da una città fantasma dalle mille tetre dimore senza lumi, ma ululati profondi e stridii pipistrelleschi rimbombano raccapriccianti tra esse. Nel mezzo una grossa colonna scarlatta… no, mi correggo: è una torre, domina su tutto il paesaggio, con al centro di essa un lume rosso e pulsante come un grosso grumo di sangue… o… un cuore. Pulsa.
    Rimbomba come una campana. Sento come se le sue pulsazioni siano vive.
    Ho paura.
    Non siamo in una tana.

    SIAMO DENTRO UN LORO SANTUARIO!

    La prego, non so dove volerà questa lettera incantata, non so quando le arriverà e se mai le arriverà. Ma se dovesse leggere, la scongiuro, mandi qualcuno a salvarci.
    La scongiuro.
    Ho paura…
    Ho molta paura.


    - Arthur W.


    Lady Ameralda,

    non ho idea del perché ancora provo a scrivervi, forse per mantenere la lucidità, forse perché non sento di aver nient’altro a cui attaccarmi se non voi, mia signora. Il Lord ci ha costretti a proseguire, ad addentrarci senza timore perché “non dobbiamo temere le tenebre, noi figli della luce” pronunzia con fare spavaldo. LUI! Lui che ci sta portando in quella che sarà la mia tomba! Ho letto delle Maschere: divorano le anime delle persone, uccidono per gioco, sono creature malsane e malevole! Le sento muoversi tra le alte case di pietra, mi sembra di vedere i loro sguardi fissarmi nel buio. Tra queste dimore ci sono simboli che non riconosco, ma assieme a essi grosse ragnatele con sopra diversi scheletri.
    Dove mi sono cacciato…

    Nelle lunghe strade ogni ombra può nascondersi un pericolo, dietro ogni porta potrebbe esserci un mostro, da ogni finestra potrebbe essere qualcuno che ci osserva… che attende… pronto a uccidere.
    Sento… sento qualcosa ringhiare in quella...



    Ci stanno attaccando! Son nascosto dietro a una maceria, ma sento la morte alle mie spalle. Lupi, no, licantropi. Non so quanti siano, ma sento le urla! Le Maschere sanno! Loro sanno che siam qui! Vogliono ucciderci! AIUTO!

    Una luce!

    Il chierico!

    Riesco a vedere il lume della sua luce risplendere nel buio, sento quelle maledette creature essere folgorate dalla potente luce sacra della sua fede mentre piangono dall’agonia! Ho preso coraggio, mia Lady! Se queste saranno le mie ultime parole voglio scrivergliele, per voi, voglio che voi vediate quello che sto vedendo io! Sto osservando ora la battaglia, nascosto, sto vedendo come sia il chierico che Lord Reveridich stanno affrontando quella decina di bestie con coraggio. Alle loro spalle i cacciatori e i tagliagole si stanno dando da fare, fornendogli copertura con balestre e lance, sciabole e asce. Ma quel lume bianco, quel meraviglioso candido e splendente lume bianco sta scacciando via le belve! Le sue parole esoteriche imprimono coraggio, forza, mentre il suo potere arcano sta letteralmente scacciando via le Maschere nell’oscurità da dove sono nate! La sua magia cura le ferite, il suo arcano annichilisce le tenebre risplendendo nella notte. Loro non sembrano aver speranza, scappando con la coda tra le gambe e rintanandosi lontane mentre tutti gli altri li iniziano a seguire. Lord Reveridich fieramente annuncia l’inizio della caccia, però non mi importa più di nulla di lui, perché quel silente chierico sta letteralmente dominando il campo della battaglia!
    Lui è la nostra salvezza! Lui ci salverà tutti. Li ci porterà via di qui sani e salvi!




    no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no.




    È morto.
    È morto. Lui, il chierico, è morto.
    Come dal nulla una freccia nera ha trapassato la sua gola. Dopodiché, prima che potesse reagire, un’altra freccia nera trafisse la mano sinistra. Successivamente la destra. Fu un attimo, come uno scherno, ma poi una pioggia nera cadde su di lui. Mille frecce, non naturali, come composte da un miasma oscuro, iniziarono a piovere su di lui inesorabili e infinite, trasformandolo in pochi secondi un cumulo di carne e ossa irriconoscibili. La luce è morta assieme a lui… morta assieme alla nostra unica speranza di vita. Stanno scendendo dal cielo delle creature cerulee, agghindate come nobili… ci sorridono dietro le loro maschere di vetro… con gli archi pronti a
    Perché sto scrivendo? PERCHE’ STO SCRIVENDO INVECE CHE SCAPPARE?





    Sono fuggite.

    Improvvisamente son tutte fuggite. Fino a pochi secondi fa quelle presunte Maschere ci stavano massacrando, a malapena metà dello squadrone è rimasto in vita e lo stesso lord Reveridich è privo di energia per combattere. Il vantaggio era dalla loro, perché sono fuggite? Decine e decine di apparenti vampiri, strane streghe dal busto da donna e il corpo di ragno, altri licantropi e mezzi licantropi, erano a centinaia e giocavano con noi come fossimo le vere prede della loro caccia. Si muovevano precisi, coordinati, attaccando in modo astuto… eppure son tutte fuggire adesso. Perché? Le scrivo anche se non so cosa mi accadrà ora, sono diversi minuti che il silenzio prevale, ma percepisco di non essere al sicuro.

    Ho un brutto presentimento, sento come se il mio cuore mi stesse uscendo del petto per la paura che sto provando. Tutto questo è insensato. Non dovrei essere qui. Non dovevo cacciarmi in una simile situazione. Ho paura. Sento il mio cuore uscirmi quasi dallo sterno, farmi male. La testa mi gira, la mano mi preme, riesco a fatica a scrivervi. Sento il battito del cuore, lo sento come un tamburo in piazza.

    Eppure… perché mi sembra di sentire anche il cuore degli altri fare questo rumore?

    Sento… quello stesso battito della torre, allo stesso ritmo di tutti i nostri cuori… quello che le avevo raccontato qualche lettera fa, adesso sembra così vici___



    UN ABOMINIO ROSSO! ECCO DA COSA STAVANO SCAPPANDO! CI STA INSEGUENDO! CI STA UCCIDENDO! UNO AD UNO! GLI STERNI ESPLODONO E I CUORI ANCORA PULSANTI FLUTTUANO VERSO LE FAUCI DI QUEL DEMONIO!



    Mi sono nascosto, sono riuscito a nascondermi dentro una casa diroccata, sotto a un letto polveroso. La bestia di sangue caccia senza sosta, lenta, inesorabile, troverà tutti, ma non troverà me.

    Io sono speciale, non può essere questa la mia fine.

    Sento le urla, sento le grida, le preghiere, il dolore, la paura. Stanno tutti morendo, nessuno scapperà da essa, ma io invece sopravvivrò. Ho già un piano: aspetterò che se ne vada sazia, rimarrò qui immobile, aspetterò fin quando lei non manderà qualcuno a salvarmi, lo so che lo farà, lo so che prima o poi riuscirà a convincere l’Impero a mandare i suoi soldati a salvarmi e a quel punto potrò finalmente tornare da lei. Voglio fare passeggiate sotto il sole, pescare nei ruscelli dei suoi giardini, ridere davanti una tazza di tè.

    Ho ancora tempo di scriverle, ho ancora tempo per dirle la verità se non avessi più il tempo di farlo.

    Si ricorda quando mi ha fatto entrare a casa vostra come suo servo? Quando mi avete sottratto dai bassifondi e mi avete dato una possibilità di redimermi? Vi ho amata da quel giorno. Mi avete dato tutto, persino la libertà, ma non son mai stato libero davvero senza di voi al mio fianco. Ogni volta che mi venivate a trovare nella bottega volevo dirle mille parole, tornare da voi, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo. Se questa lettera riuscirà a raggiungervi voglio poterglielo dire, la amo, la amo con tutto me stesso e rimarrò sempre fedele a voi e soltanto a voi.

    La prego però, la scongiuro, diventerò un uomo migliore e ripagherò tutti i miei debiti, però mandi qualcuno a salvarmi.

    Vi amo.

    La amo.

    Ti amo.

    Ti amo.

    Ti amo.





    SONO QUI! SONO QUI! SENTO LE LORO RISATE! SENTO CHE MI STANNO CERCANDO. MI CHIAMANO! MI VOGLIONO UCCIDERE! SENTO I LORO PASSI SUL PAVIMENTO, SENTO IL LORO RESPIRO AFFAMATO. MI VOGLIONO UCCIDERE. IO NON VOGLIO MORIRE.

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE

    IO NON VOGLIO MORIRE



    IO NON VOGLIO MORIRE




    Mia dolce e amata Lady Ameralda,

    Oggi è il preludio di un qualcosa di grande.

    Sto bene, a discapito di ciò che in passato vi avevo scritto, in realtà sono vivo. Persino rinnovato, oserei dire. Adesso faccio parte della famiglia delle Maschere, i miei nuovi fratelli mi hanno accolto a braccia aperte e hanno purificato il mio morente animo corrotto.

    Mi piange il cuore non avervi scritto per così tanto tempo, molte lune sono passate dalla mia ultima lettera, ma siete sempre rimasta nei miei pensieri. Immagino che anche voi vi siate preoccupata per me, vero?

    Ho avuto molto da fare, ma soprattutto molto tempo per pensare e capire cosa era giusto e cosa era sbagliato sia di me che di questo mondo.

    Non è mai arrivato nessuno a salvarmi, ma non gliene faccio una colpa, in fondo non c’era nessuno da salvare in realtà se non la mia anima. Come le ho detto, adesso sono un uomo nuovo. L’Accademia è oramai un sogno dimenticato, inutile e sorvolabile, con i nuovi poteri a me conferiti dal Culto ho raggiunto uno stadio che l’umana cognizione non potevo nemmeno immaginare nel mio vecchio me.

    Mi hanno aperto gli occhi. Una nuova vita mi attende, lontana da tutto l’empio che nella mia vita mi ha circondato, ghermito e infine ucciso.

    Però i miei sentimenti per voi non sono cambiati, Lady Ameralda, vi amo ancora più di ogni altra cosa al mondo.

    Vi amo come i lupi amano la luna piena nella nera volta del cielo.

    Vi amo come i ragni amano l’ignaro ospite entrato nella loro tana.

    Vi amo come i pipistrelli amano il dolce sapore del caldo sangue.

    Il mio però non è un addio, non voglio farvi piangere la mia scomparsa e non voglio che soffra ancora in un mondo senza che l’uno possa vivere senza l’altra.

    Desidero tanto poterla stringere per sempre tra le mie braccia, accarezzare la vostra pelle d’alabastro, sentire l’aroma della vostra dorata chioma.

    Assaporarla, frutto di divina grazia.

    Quindi, mia Lady Ameralda.

    Oh mia amata, dolce, unica e sola Ameralda.



    SI GIRI


  13. .

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    UJ8vCMU
    Eppure non fu così che continuò la storia di Cynthia.
    Durante il canto della regina, durante proprio quelle ultime strofe per la fine della guarigione dell’anima della donna, un lampo la trapassò, spezzando l’incantesimo e uccidendo lei e quel poco dell’anima che le era rimasta. Quell’essere di luce dorata, quell’anima in cui la superbia e l’arroganza erano dominanti, avevano loro lanciato il colpo di grazia sull’anima morente di Cynthia. Ciò fece indietreggiare l’Intonatrice di un passo per timore che fosse rivolto anche a lei, mettendosi in sicurezza e con Dedan che si lanciò di fronte a lei per difenderla.

    Dedan:«Cosa cazzo pensi di fare?! Eh?!»

    Sbraitò l’uomo dalle fattezze innaturali con estremo rancore, tenuto sulla difensiva solo per la paura che Armonia potesse rimanerci ferita.
    Lei provò ad aprire bocca, preoccupata, ma preceduta dall’airone che stridette con violenza avvicinandosi con una furia estrema in direzione dell’Empio che aveva causato la rottura del sacro canto della sua signora.

    Japhet:«TU!»

    Tuonò l’enorme volatile con timbro accusatorio, battendo i suoi enormi zoccoli sul terreno quasi a farlo tremare quando atterrò a terra di fronte a lui.

    Japhet:«Tu, empio essere, pagherai per le tue azioni sacrileghe!»

    L’Antica chimera, colma di un’ira funesta, aprì il becco con la pericolosa decisione di scaraventare la sua rabbia e i suoi fulmini contro quell’essere che aveva osato intromettersi negli affari della sua Regina. Eppure quest’ultima reagì prima che il suo servitore potesse causare il danno.

    Lotìa:«Japhet, fermati.»

    Pronunciò con voce regolare, placida, eppure la chimera reagì proprio come se fosse stato un rimprovero. Persino Dedan la guardò con fare imbarazzato, pensando appunto che il gesto dello Scion era troppo stato troppo blasfemo per rimanere impunito. Lotìa per non sembrò accennare il minimo astio nei confronti di quell’essere astrale composto di tale struttura spirituale, anzi, dallo sguardo non sembrò minimamente infastidita per averle tolto tra le mani l’anima di Cynthia.

    Lotìa:«Quando l’anima muore, può ancor scegliere in mia presenza se tornare in vita o se riposare in pace nel paradiso eterno. È nostro dovere curare le anime di coloro che hanno ancora in loro il desiderio di vivere…»

    Pronunciò solenne, mentre con la sua mano riassorbì l’informe massa bianca che aveva strappato da sé per donarla alla defunta nemica. Allo stesso tempo volse lo sguardo cieco verso l’apparizione spirituale di quell’ultimo frammento rimasto della sua fievole anima.

    Lotìa:«…e lei ha deciso non continuare a lottare in quest'averno, la sua scelta va rispettata.»

    Pronunciò osservando l’ultima memoria congelata.

    Japhet, placò la sua fauce scintillante e rimase a osservare con l’occhio destro l’uomo che voleva folgorare vivo per qualche attimo. Non era soddisfatto, ma se il desiderio della Regina era quello di risparmiare tale essere, così sarebbe stato anche per lui. Senza aggiungere altro voltò le spalle a Romolo, continuando fino all’ultimo a guardarlo con rabbia, muovendo le sue enormi zampe in direzione di Armonia per poi rimanere vicino a lei. Quando arrivò vicino a lei e al suo fratello spettro, quest’ultimo diede un paio di leggere pacche sulla nerboruta gamba del suo compagno. L’airone abbassò la testa, mentre Dedan gli sussurrò un qualcosa in lingua antica.
    Nulla di apparentemente comprensibile, ma sembrava decisamente minaccioso.
    L’unica cosa che si vide fu l’airone fare un cenno di consenso, ma niente più.

    Lotìa, che non aveva tempo e voglia di ammonire i due suoi più iracondi spettri, così mosse i suoi ultimi passi al rispetto dell’ultimo desiderio di Cynthia, per vedere quale memoria essa aveva voluto lasciare a tutti. Così l’Intonatrice vide quel passato burrascoso in cui proprio la dama della falce, quella fredda e temibile avversaria, aveva ancora un cuore intatto. Vide come essa aveva ucciso ogni abitante per il bene di loro stessi, di come scisse sé stessa per evitare che la parte più contaminata di sé stessa potesse fare ancora del male.
    Cynthia non era morta, questa era solo una sua parte.
    Quando Lotìa uscì da quella memoria, ancora una volta comprese quanto tutto questo fosse lontano da Kaltra e quanto in realtà la presenza dell’Incubo non era altro che un’illusione che lei stessa aveva creduto. D’altro canto, l’azione della Regina aveva permesso di far cadere quel triste sipario che aveva divorato fin troppe anime, conscia che almeno un tumore di questo mondo era stato curato dal suo potere divino.
    Lei fece cenno ai suoi due servitori di andare via da quel macabro teatro; oramai non c’era più nulla da fare lì per nessuno di loro. Così lascio alle sue spalle quell’ultima battaglia, di cui la Purezza fu vincitrice contro la follia, mentre la falce e la statua si sgretolavano sconfitte al suolo.

    Usciti dalla tetra arena, un’anima amica accolse e vittoriosi. Dorark, quell’orco dall’animo finalmente pacato, si avvicinò a tutti loro. Lotìa lo ascoltò lasciando un lieve sospiro di sollievo per le anime delle due fanciulle in pericolo; fortunatamente era riuscita a sconfiggere Cynthia in tempo e non avrebbe dovuto curare la loro anima prematuramente. D’altro canto, quando chiese se avessero scoperto qualcosa sulla verità di quel luogo, il Netherborn fece un resoconto abbastanza blando e superficiale di tutto l’accaduto. O almeno, così fece finché non comparve un altro suo simile a fianco a lui. Vedendo quelle due anime vibrare, l’Intonatrice non riusciva esattamente a comprendere se fossero amici o nemici, compagni o colleghi, erano abbastanza anomali con una sola certezza ben chiara: la loro anima era oscura era terribilmente nera. La preoccupazione di Lotìa salì nel vedere quelle due anime così malevole assieme, persino i due guardiani rimasero ad ambo i suoi fianchi per scudarla fisicamente da tale malvagità, ma ciò nonostante lei rimase a testa alta e il suo comportamento regale.

    Lotìa:«Ci sono molte più verità di quelle appena accennate dal divoranime.»

    Disse senza emozioni osservando per un attimo in direzione di Ace, volutamente chiamandolo con quel nomignolo per far intendere la sua natura a chi non la potesse vedere come lei.

    Lotìa:«Suggerisco però di recarci in un luogo più riservato per parlarne, così che possiamo anche medicare le ferite delle due fanciulle in tutta sicurezza.»

    Non c’era alcun timbro che potesse far palesare l’enorme diffida che lei aveva nei confronti delle due anime oscure, ma tantopiù era dubbiosa anche di quella dorata che non riusciva a estrapolarne la logica delle sue azioni. Doveva essere cauta con quei tre ancora lì attorno, ma allo stesso tempo non volle essere sgarbata nei loro confronti.
    Avrebbe proseguito assieme a lui e ai suoi due guerrieri fantasma, ma non prima di realizzare qualcosa. Era una sciocchezza, tale che le venne da ridere per un attimo. Si voltò dolcemente in direzione di Vinea, benché la schiena le facesse ancora male e dovette mordersi il labbro per un attimo per contenere il dolore. Lotìa aveva gli occhi chiusi, ma le sorrideva, facendole mostrare un volto dolce e giovane oltre che sereno e compassionevole. Ella non si era dimenticata di lei, la più pura e innocente di quelle anime che le stava attorno, ma le tornò solo ora in mente che quella giovinetta era alla ricerca di qualcosa anche lei.
    Così le piacque l’idea di donarle un piccolo premio per i suoi sforzi.

    Lotìa:«Giovane fata.»

    La chiamò con una voce serena, cercando la sua attenzione.

    Lotìa:«Credo sia lui il Dorark che cerchi.»

    Le disse felice, voltandosi in direzione dell’uscita e lasciando così che la fata si potesse confrontare con quell’orco che così forsennatamente stava cercando.


    Lotìa Armonia Lionheart
    «Parlato»
    "Pensato"

    Stato



    Vita: Alto + Basso = 10/16*
    Energia: 21%
    Stamina:35%
    Stato Fisico: Danno alla schiena medio, ustionante/dolorante - Danno basso l'anima, dolente nel profondo.
    Stato Mentale: Follia 15%
    Power Up/Debuff Totali: +1 Riflessi; -1 Forza; +1 Velocità
    Power Up/Debuff Reali: 0 Offensivo ; +1 Difensivo

    Equipaggiamento


    Cuore di Eloha, Guardia Reale - Parte 1 - [Equipaggiamento Base - Scudo Ibrido Magico/Fisico- Livello I]
    Condizione: 6/8%

    Cuore di Eloha, Guardia Reale - Parte 2 - [Equipaggiamento Base - Set di Spade Ibrido Magiche - Livello I]
    Condizione: 0%


    Potere: Arma Viva - [Potere di Giustifica: Equipaggiamento Fluttuante]

    Sintesi Azioni


    1) Lore

    Poteri Speciali


    > Armonia, la Volontà Espiatrice <
    Lotìa, anche in passato, era a conoscenza di capacità psioniche in grado di controllare, stabilizzare e tranquillizzare qualunque creatura, dopo la trasformazione questo potere si è amplificato enormemente. La volontà della Regina è quella di ristabilire il mondo alla pace originale, così come vuole che chiunque attorno a lei entri in uno stato mentale pacifico e sereno come lo è lei. La sua imponente aura mentale, infatti, è capace di penetrare la mente di chiunque le sia attorno e costantemente provocare uno stato di tranquillità. Appaga le anime, si mostra al mondo come una reincarnazione pura e gentile, attraendole a se come una amorevole madre attrae il proprio figlio tra le sue braccia. Si presenta agli occhi di chiunque osservi il suo corpo come un simbolo di pace in un'aura pacifica.
    [Malia di Attrazione - Mentale]

    > La Regina Cieca nel Limbo delle Anime <
    [Auspex = Rilevamento dell'Anima - Mentale]
    [Auspex = Allineamento / Stato d'Animo - Mentale]
    [Auspex = Visione degli oggetti inanimati in Scala di Grigi a 360° - Mentale]
    [Auspex = Intenzioni - Mentale]
    [Potere Passivo = Interazione con i Fantasmi]
    [Power Up = +1 Riflessi]
    [Power Down = -25% alla Salute]
    [Power Down = Cecità]

    > Maschera della Purezza – Eloha, Reincarnazione dell'Eterna Armonia <
    [Potere di Giustifica: Effetto Pieno su Tecniche ad Area Offensive, Difensive e di Supporto]
    [Potere di Giustifica: Evocazioni Slot "4"]
    [Power Up alle Evocazioni = +1 alla Velocità]
    [Power Up alle Evocazioni = Volo]
    [Power Down = -25% alla Salute]
    [Potere di Giustifica Scenico: Reincarnazione dei Fantasmi]

    Dettaglio Tecniche Utilizzate


    Evocazioni Attive
    Japhet, l'Antica Chimera dello Stormo
    Vita/Energia: Alto = 8/8
    Stamina: 80%
    Stato Fisico: Sano
    Stato Mentale: Follia 15%
    [Equipaggiamento: Artigli - LvL 1 – Offensivo Naturale da Taglio Ravvicinato]
    [Equipaggiamento: Saette - LvL 1 – Offensivo Magico Elettrico a Distanza]
    [Equipaggiamento: Aura Reale - LvL 1 – Armatura Completa Magica]
    Power Up/Debuff Totali: +2 Forza: +2 Velocità; -1 Costituzione
    Power Up/Debuff Attuali: +4 Offensivo ; -1 Difensivo

    Dedan, l'Antico delle Rune
    Vita/Energia: Alto = 8/8
    Stamina: 90%
    Stato Fisico: Sano
    Stato Mentale: Follia 15%
    [Equipaggiamento: Runa Elettro - LvL 1 – Offensivo Magico Elettrico a Distanza]
    [Equipaggiamento: Dita a Coltello - LvL 1 – Offensivo Naturale da Perforazione Ravvicinato]
    [Equipaggiamento: Aura Reale - LvL 1 – Armatura Completa Magica]
    Power Up/Debuff Totali: +2 Velocità (Offensiva) ; -1 Costituzione (Difensiva)
    Power Up/Debuff Attuali: +2 Offensivo ; -1 Difensivo
    [Potere Speciale da 4 Slot Evocazione: Power Up Velocità +1 ad Area a Se, Evocatrice e Alleati ; Power Down Costituzione -1 a Se]
  14. .

    lf2kKd2


    UJ8vCMU
    Era uno spettacolo orribile.
    Lotìa osservava senza né gioia né orrore il fittizio corpo della donna che li aveva condotti in quel luogo ridursi man mano in brandelli. Futile fu per Cynthia ostacolare il potere dell’Intonatrice, della sua perseveranza e la sua immensa determinazione, era stato un errore portare tale creatura forgiata dal divino al cospetto di quel luogo. Forse era sempre stato un piano di quella fanciulla farsi uccidere, alleviare quel suo animo corrotto da qualcuno di più puro per poter espiare i suoi peccati.
    Lotìa continuò a contemplare quell’anima nera divorata dalla pazzia, mentre questa serpeggiava imbizzarrita tra i corpi dei presenti; un ultimo gesto di fedeltà a sé stessa, autodistruttivo. L’Intonatrice avrebbe potuto innalzare a sua difesa un’altra egida con la sua voce se l’avesse voluto, proteggere sé stessa e gli altri, eppure per un attimo sentì che era necessario che quella donna sfogasse quell’ultimo istante di rabbia.
    No, non era la stessa oscurità della follia, era un qualcosa di più profondo e triste che solo Cynthia sembrava avere e che stava riversando contro tutti i presenti. La fede della falciatrice, la promessa di ripulire tutto e tutti dalla follia, di accumularla dentro sé senza che nessuno la potesse aiutare o compatire.
    Lei e la Regina erano così lontane, eppure allo stesso tempo così simili.
    Lotìa abbracciò quell’ombra furiosa, accogliendola a braccia aperte, lasciando che per un attimo la sua anima e quella di Cynthia fossero una cosa sola. A Lotìa questo fece male, sentì come corroderle qualcosa dentro di sé, ma non accennò alcuna resa a scacciarla via. Cynthia aveva bisogno di questo, era il suo ultimo desiderio, era tutto ciò che le era rimasto fare. Dopodiché l’anima oscura uscì di sua spontanea volontà da lei, continuando l’assalto.
    Quando arrivò a Japhet, nemmeno lui osò differire dal desiderio sporadico di quella donna di infliggerli parte del suo patimento, fedele ai principi della sua sovrana. D’altro canto, a Dedan, a cui Cynthia non aveva riservato un trattamento delicato come agli altri, si trovò in estrema difficoltà nel vedere la lama nera della donna puntarli dritta al collo.
    Provò a pararsi con le braccia, ma sapeva che poco avrebbe potuto fare sotto tale potenza.
    Un grido melodico lo salvò. Lotìa l’aveva protetto da quell’attacco mortale con un delicato canto, alzando un leggero scudo dove la falce scivolò su esso, non lasciandole troppa libertà di far così male ai suoi fedeli servitori; soprattutto se il più permaloso di questi ci sarebbe rimasto morto nel processo.
    Così, finito quest’ultimo assalto disperato, l’anima della donna tornò all’interno del suo burattino. A Lotìa non era sfuggito quel colore nero affievolirsi fino allo sfinimento, osservando come quell’anima stava presto per spegnersi in un’oscurità più profonda di quello che mostrava. Era finalmente finita, la nemica era stata sconfitta e presto tutto sarebbe finito con un finale felice… ma per chi?
    Cynthia era soltanto un’anima empia, insozzata ancor di più dalla pazzia della sua malevola sorella, ma non aveva alcuna colpa se non quella di non aver mai avuto una vera guida. La morte non doveva essere la sua punizione.
    Lotìa iniziò ad avvicinarsi con calma in direzione della fanciulla.
    Japhet e Dedan planarono atterrando poco più vicini alla loro sovrana, preoccupati, poiché avevano percepito qualcosa dentro di loro.

    Dedan:«Lady Armonia, non abbiamo tempo per questo.»

    La avvertì con premura, ma Lotìa proseguì senza degnarlo di una risposta.

    Japhet:«Non può voltarsi, non adesso, non ora. È il suo compito questo, amico mio.»

    Rispose Japhet in risposta a Dedan, palesando per la prima volta la voce soave e profonda dell’airone. Ciò non tolse le preoccupazioni dell’altro guardiano, osservandosi attorno col sentore che presto la situazione sarebbe diventata più complessa di prima.
    Eppure quello era il dovere di Lotìa, la Regina delle Maschere, a cui non poteva sottrarsi. Il suo compito era lavare via l’Empio da Atlas e da tutte le anime che avrebbe incontrato, nessuna eccezione. Quella di fronte a lei era un’anima morente piena di male e orrori, sofferente e stanca, ma ancora desiderosa di adempiere alla sua missione. Quello che a Cynthia però serviva era tagliare i ponti con quell’oscurità a cui aveva attinto i suoi poteri, una guida che potesse indicarle la giusta strada per la retta via.
    Aveva bisogno di una seconda chance, di una nuova vita, di redimersi e farsi perdonare i suoi peccati.
    Cynthia doveva essere Purificata.
    Quando Lotìa fu abbastanza vicina, guardò intensamente Cynthia. I suoi occhi chiusi, le sue labbra rilassate, un viso quieto che mostrava semplice compassione. Portò le sue delicate mani al bianco petto, sentendo il suo cuore battere dandole il ritmo. Inalò l’aria fredda attorno a lei un paio di volte, riempiendo i polmoni e pulendoli d’ogni impurità. Un lieve sorriso comparve sulle sue labbra, pieno di luce, pronto a cantare ciò che avrebbe curato quell’anima dall’Empio.

    Dal giorno alla notte, dal buio alla luce,
    Cadono le sabbie del tempo.
    Lascia che gli anni, come ingranaggi
    Di un orologio, tornino indietro.



    Portò la mano vicino all’anima volto di Cynthia, provando ad accarezzarglielo, rassicurandola in punto di morte. Addolcì la morte, adagiando quell’anima tra le mani del Canto della Guarigione.

    Nella tua mente cammini il tempo
    Tornando a giorni migliori.
    I ricordi, come un sogno,
    Lavano via le lacrime.



    Lasciò che tutto ciò che le era di più caro a lei rimanesse in lei, lasciando alle spalle tutto ciò che le causava dolore. Iniziò a scindere l’empio dall’anima della fanciulla, lasciandolo indietro e allontanandola da esso.

    Come una stella nel cielo,
    L'oscurità non può raggiungerti.
    Irradia la notte, la gioia è luce,
    Fino alla nuova alba.



    A quel punto Lotìa aprì gli occhi per la prima volta in tutto quel tempo, palesando una luce radiosa dai mille colori prigionarsi da quelle piccole fessure appena aperte.

    Getta via il tuo vecchio volto,
    Lascia andare il tuo rancore.
    Con questa maschera ti chiederò
    Per prendere in prestito la tua luce.



    Se tutto sarebbe andato bene, se Cynthia e la sua anima avessero veramente voluto vivere, allora tra le mani dell’Intonatrice a quel punto ci sarebbe stata la Maschera della Falciatrice, nuovamente viva, al servizio delle Maschere e della Regina.
    Tutto ciò che di Empio era dentro di Cynthia, sarebbe rimasto lì, nella statua, a morire assieme a essa.


    Lotìa Armonia Lionheart
    «Parlato»
    "Pensato"

    Stato



    Vita: Alto + Basso = 10/16*
    Energia: 21%
    Stamina:35%
    Stato Fisico: Danno alla schiena medio, ustionante/dolorante - Danno basso l'anima, dolente nel profondo.
    Stato Mentale: Follia 15%
    Power Up/Debuff Totali: +1 Riflessi; -1 Forza; +1 Velocità
    Power Up/Debuff Reali: 0 Offensivo ; +1 Difensivo

    Equipaggiamento


    Cuore di Eloha, Guardia Reale - Parte 1 - [Equipaggiamento Base - Scudo Ibrido Magico/Fisico- Livello I]
    Condizione: 6/8%

    Cuore di Eloha, Guardia Reale - Parte 2 - [Equipaggiamento Base - Set di Spade Ibrido Magiche - Livello I]
    Condizione: 0%


    Potere: Arma Viva - [Potere di Giustifica: Equipaggiamento Fluttuante]

    Sintesi Azioni


    1) Lotìa si prende Basso mentale all'anima
    2) Lotìa usa "Symphonia, Crescendo, Aria & Finale" a Basso Mentale per bloccare i base
    3) Dedan e Japhet tornano nel gruppo di Lotìa
    4) Lotìa usa "Canto della Guarigione – Recluta Maschera" in caso QM accettasse su Cynthia.

    Poteri Speciali


    > Armonia, la Volontà Espiatrice <
    Lotìa, anche in passato, era a conoscenza di capacità psioniche in grado di controllare, stabilizzare e tranquillizzare qualunque creatura, dopo la trasformazione questo potere si è amplificato enormemente. La volontà della Regina è quella di ristabilire il mondo alla pace originale, così come vuole che chiunque attorno a lei entri in uno stato mentale pacifico e sereno come lo è lei. La sua imponente aura mentale, infatti, è capace di penetrare la mente di chiunque le sia attorno e costantemente provocare uno stato di tranquillità. Appaga le anime, si mostra al mondo come una reincarnazione pura e gentile, attraendole a se come una amorevole madre attrae il proprio figlio tra le sue braccia. Si presenta agli occhi di chiunque osservi il suo corpo come un simbolo di pace in un'aura pacifica.
    [Malia di Attrazione - Mentale]

    > La Regina Cieca nel Limbo delle Anime <
    [Auspex = Rilevamento dell'Anima - Mentale]
    [Auspex = Allineamento / Stato d'Animo - Mentale]
    [Auspex = Visione degli oggetti inanimati in Scala di Grigi a 360° - Mentale]
    [Auspex = Intenzioni - Mentale]
    [Potere Passivo = Interazione con i Fantasmi]
    [Power Up = +1 Riflessi]
    [Power Down = -25% alla Salute]
    [Power Down = Cecità]

    > Maschera della Purezza – Eloha, Reincarnazione dell'Eterna Armonia <
    [Potere di Giustifica: Effetto Pieno su Tecniche ad Area Offensive, Difensive e di Supporto]
    [Potere di Giustifica: Evocazioni Slot "4"]
    [Power Up alle Evocazioni = +1 alla Velocità]
    [Power Up alle Evocazioni = Volo]
    [Power Down = -25% alla Salute]
    [Potere di Giustifica Scenico: Reincarnazione dei Fantasmi]

    Dettaglio Tecniche Utilizzate


    Symphonia, Crescendo, Aria & Finale
    Lotìa, quando in pericolo, metterà più grinta nella voce cantando con forza inaudita. Il canto cederà un enorme potere alla Guardia Reale, l'antico cristallo, che a seconda dell'intonazione e il motivo della canzone, esso, formerà un potente scudo tanto quanto sarà l'energia con cui Lotìa canterà. La Guardia Reale prenderà diverse forme e agirà secondo il miglior modo proteggendo la sua padrona e i suoi alleati con potenti aure simili a scudi, moltiplicandosi se necessario su ogni presente da preservare. Bloccherà i fendenti di spada posizionandosi di fronte a questi e annullerà gli effetti dei proiettili arcani formando barriere d'energia pura. Lo stesso canto della Regina, nella sua forma più melodica, potrà anche cancellare le malie psioniche che la minacciano e se necessario eliminare l'inganno instillato nella sua testa. La versione finale, la più potente, di questa ballata funge da scudo supremo capace di bloccare qualsiasi attacco, persino la pericolosa e devastante distruzione della Dea Kaltra.
    [Consumo Variabile – Difesa Fisica/Magica/Mentale Variabile ad Area – Scudo a se e a alleati] - Basso Mentale
    [Consumo Alto – Difesa Assoluta ad Area – Scudo]
    [Note: L'Evocazione è un Tramite Scenico, ma se non presente essa comparirà per un breve attimo per effettuare la tecnica e per poi scomparire alla sua fine.]

    Canto della Guarigione – Recluta Maschera
    L’oscura abilità divina posseduta dalla Reincarnazione della Follia, Aeon, il tetro incantesimo creato dalla Dea Kaltra: la trasmutazione dell’anima. Lotìa, anch’essa, possiede questo pericoloso potere capace di dare gioia o dolore, curare o sottomettere, far rivivere… o intrappolare per sempre.
    La Prima Intonatrice canterà le note tramandate nei secoli dell’antica ode arcana, con cura andrà a guarire le ferite della morte, a lenire i dolori del passato, scacciando ogni male dall’anima defunta che vorrà riportare alla luce della vita. Un dolce processo, privo di qualunque agonia, che allieverà l’animo colui che abbraccerà il simil canto, cullato poi dalle belle memorie della sua esistenza. Ciò può dar forza, orgoglio, felicità fino a far commuovere, ma il processo è sempre quello di rasserenare l’anima turbata dal trapasso, così che quest’ultima possa essere plasmata dalla fanciulla in una Maschera. Non c’è trucco o inganno, nemmeno malvagità o imposizione, sarà per propria scelta se l’anima vorrà tornare alla vita sotto una nuova veste di carne ed ossa. Ora che Memorie e Spirito son presenti nell’artefatto, esistente nella sua più varia forma, manca solo l’Essenza per riportarlo alla luce. A quel punto Lotìa aprirà gli occhi, passando l’eredità di Aeon, parte della sua anima, all’interno della Maschera. Un piccolo sacrificio che indebolirà l’Intonatrice, ma che ridarà vita alla nuova Recluta del Culto delle Maschere.
    La resurrezione, però, non è perfetta nella sua forma, infatti è proprio come esser di nuovo rinati: molte memorie possono essere dimenticate. Oltre a ciò, visto che la forza dell’Intonatrice non è di livello divino come Aeon o Kaltra, i poteri e la forza antecedenti alla resurrezione saranno probabilmente assenti nell’individuo, latenti nello Spirito e nell’Essenza. Al discapito di ciò, però, le memorie rimanenti andranno a giovare alle conoscenze della Regina, imparando dal suo nuovo suddito tutto ciò che c’è da sapere su di lui, il suo popolo e la sua razza passata.
    D’ora in poi, in vita e in morte, lui servirà la Regina delle Maschere, il Culto e la loro sacra causa.
    La sua nuova casa lo attende.
    Tecnica delle Maschere – Voce d’Oro: la creatura, di qualunque razza o popolo che sia, possiederà il dono dell’eloquenza degna dei figli della Regina Lotìa. Un’arma che non può curare come ferire, capace di convincere le persone che la loro parola sia vera o indirizzare il nemico nel verso sbagliato. Grazie alle sue ancestrali conoscenze del suo passato, potrebbe diventare un lasciapassare per entrare in città o con un po' di fortuna acquisire la fiducia del prossimo. La sua però non è semplice abilità dialettica, ma bensì una lieve eredità della benevola malia della Regina. Infatti, se abusasse troppo di questo ammaliante potere, ciò potrebbe farlo tornare a cadere nel suo latente sonno sottoforma di maschera; va utilizzato con cura.
    [Consumo Medio {Basso Energia + Basso Auto-danno Mentale di tipo Affaticamento} – Evocazione]
    [Potere Speciale da 1 Slot Evocazione - Abilità di Conoscenza: Antropologia]
    [Tecnica: Consumo Basso – Malia di Attrazione Mentale – Supporto di Persuasione]
    [Equipaggiamento: Braccia Razziali - LvL 1 – Offensivo Naturale Ravvicinato]
    [Equipaggiamento: Dardo Arcano Raziale - LvL 1 – Offensivo Magico a Distanza]
    [Equipaggiamento: Aura Reale - LvL 1 – Armatura Completa Magica]
    {Postilla per il QuestMaster e Player: Il Master della Quest in corso è libero di poter impedire questa tecnica nella causa per cui un PnG non può essere resuscitato per motivi di trama o di limitarla impedendone i pieni effetti come sopra riportato nella descrizione. I PG dei giocatori non possono essere afflitti da questa abilità specifica.}
    USATA SULL'ANIMA MORTENTE DI CYNTHIA

    Evocazioni Attive
    Japhet, l'Antica Chimera dello Stormo
    Vita/Energia: Alto = 8/8
    Stamina: 80%
    Stato Fisico: Sano
    Stato Mentale: Follia 15%
    [Equipaggiamento: Artigli - LvL 1 – Offensivo Naturale da Taglio Ravvicinato]
    [Equipaggiamento: Saette - LvL 1 – Offensivo Magico Elettrico a Distanza]
    [Equipaggiamento: Aura Reale - LvL 1 – Armatura Completa Magica]
    Power Up/Debuff Totali: +2 Forza: +2 Velocità; -1 Costituzione
    Power Up/Debuff Attuali: +4 Offensivo ; -1 Difensivo

    Dedan, l'Antico delle Rune
    Vita/Energia: Alto = 8/8
    Stamina: 90%
    Stato Fisico: Sano
    Stato Mentale: Follia 15%
    [Equipaggiamento: Runa Elettro - LvL 1 – Offensivo Magico Elettrico a Distanza]
    [Equipaggiamento: Dita a Coltello - LvL 1 – Offensivo Naturale da Perforazione Ravvicinato]
    [Equipaggiamento: Aura Reale - LvL 1 – Armatura Completa Magica]
    Power Up/Debuff Totali: +2 Velocità (Offensiva) ; -1 Costituzione (Difensiva)
    Power Up/Debuff Attuali: +2 Offensivo ; -1 Difensivo
    [Potere Speciale da 4 Slot Evocazione: Power Up Velocità +1 ad Area a Se, Evocatrice e Alleati ; Power Down Costituzione -1 a Se]

    Cynthia se va tutto bene?
  15. .

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    UJ8vCMU
    Proprio quando Cynthia stava per contrattaccare al dispetto dell’offensiva del dorato, i dardi di Japhet andarono a ledere la mortale carne dell’avversaria. L’attacco fulmineo dell’airone la fece indietreggiare, mentre Lotìa esaminava la sua anima con perseverante costanza. Aveva notato che aveva utilizzato il potere delle parole per difendersi, cosa che le rendeva ancor più incredibile quanto essa si avvicinasse ai poteri di una Intonatrice delle Maschere. Però vedeva anche come il caos al suo interno manteneva i suoi placidi sentimenti invariati, apatici in quella forma che in fondo tanto differente non le sembrava da quando l’aveva conosciuta.
    Dentro la sua anima c’era solo dovere e morte, il fatto che adesso essa fosse contaminata da l’irrazionalità non faceva altro che renderle più semplice il lavoro non svolto. L’Intonatrice pensò a tutte le anime che non aveva nemmeno provato a salvare, anime che lei e sua sorella avevano condannato a una fine funesta nel vuoto cosmico.
    Per questa ragione Lotìa era ancor più determinata a Purificare l’Empio dalle due donne di falce.
    Improvvisamente, parlando di quest’ultima, si riprese dall’attacco subito e evocò un uno strano incantesimo. La sua anima parve espandersi, aprendosi e slanciando diverse catene dalla sua stessa essenza spirituale. L’Intonatrice riusciva a vedere quelle catene poiché provenienti dall’anima avversaria, e riuscì con la sua prontezza mentale anche a capire esattamente a chi stavano puntanto: Dedan, Japhet e la ragazza fatata.
    Lotìa dovette prendere una scelta rapida, cantando immediatamente in difesa delle anime che aveva promesso di proteggere. Avrebbe voluto dar man forte alla fata, ma sembrava essere in forma e la priorità era difendere la forza distruttiva dei suoi due servitori. Così uno scudo si erse nella loro anima, difendendoli palesemente da ciò che nasceva dal potere dell’essenza, scudandoli dal lacerare o strozzare di quelle così funeste catene. Esse però non erano devolute solo a ferire, bensì anche a tirare. Però ciò non era un problema per l’Intonatrice, poiché la sua voce si alzò con note furenti tale che il gancio di quelle catene non potesse ghermire i suoi protetti.
    Quest’ultimi, lieti dell’assistenza della loro Regina, erano pronti al contrattacco.
    Dovettero fermarsi per un attimo, osservando come una lucente barriera si erse proprio tra loro e la nemica. Aveva innalzato uno scudo, no, stava tenendo una trappola mortale; voleva imprigionare tutti quanti vicino a sé. Lotìa iniziò a comprendere quanto quell’essere sia effettivamente portata per il corpo a corpo, tutti quelli indizi erano una prova del portento di quell’anima a combattere a distanza ravvicinata.
    Ciò non fu un problema, non per ora almeno.
    Cynthia però non avrebbe avuto la possibilità di celarsi dietro ai suoi scudi per molto, poiché alle spalle di tutti il Netherborn sembrava essere pronto a scoccare un attacco poderoso contro la barriera stessa. Lotìa avrebbe approfittato dell’occasione.

    Lotìa:«Japhet, Dedan, innalzatevi!»

    Fu un attimo che il guardiano alato fece cenno con la testa, librandosi con un potente battito d’ali ancor più in alto di quanto non fosse già prima. Andò a posizionarsi distante, seguito sempre da Dedan, ma in linea d’area proprio sopra alla testa della donna con la falce. Un punto tattico: se voleva difendersi non avrebbe potuto sia guardando verso l’altro che davanti a sé.
    Un attacco incrociato di tutti i presenti l’avrebbe sicuramente uccisa in maniera pulita e indolore.

    Lotìa:«Unite gli attacchi in diversi punti, non lasciatele possibilità di difendersi!»

    Gridò a tutti, come un ordine solenne. Nuovamente il becco di Japhet tornò a gonfiarsi di luce e lampi, per poi sputare nuovamente furenti saette seguite da un potente stridio in direzione della dama avversaria, mirando con cura a colpirla in piena testa, unendo l’attacco all’unisono dalle frecce di Ace.
    Tutto sarebbe arrivato come un'unica e potente pioggia lacerante… così che non avrebbe mai più dovuto piovere in quel luogo.


    Lotìa Armonia Lionheart
    «Parlato»
    "Pensato"

    Stato



    Vita: Alto + Medio = 12/16*
    Energia: 33%
    Stamina:35%
    Stato Fisico: Danno alla schiena medio, ustionante/dolorante
    Stato Mentale: Follia 0%
    Power Up/Debuff Totali: +1 Riflessi; -1 Forza;
    Power Up/Debuff Reali: 0 Offensivo ; +1 Difensivo

    Equipaggiamento


    Cuore di Eloha, Guardia Reale - Parte 1 - [Equipaggiamento Base - Scudo Ibrido Magico/Fisico- Livello I]
    Condizione: 6/8%

    Cuore di Eloha, Guardia Reale - Parte 2 - [Equipaggiamento Base - Set di Spade Ibrido Magiche - Livello I]
    Condizione: 0%


    Potere: Arma Viva - [Potere di Giustifica: Equipaggiamento Fluttuante]

    Sintesi Azioni


    1) Lotìa difende Dedan e Japhet usando due volte "Symphonia, Crescendo, Aria & Finale" a medio magico e a medio mentale.
    2) Dedan e Japhet si spostano più in alto a distanza, pizzandosi in linea d'area sopra a Cynthia.
    3) Japhet tira Doppio Base con arma LvL1 a Distanza +4 Offensivo contro Cynthia (-10 Stamina)

    Poteri Speciali


    > Armonia, la Volontà Espiatrice <
    Lotìa, anche in passato, era a conoscenza di capacità psioniche in grado di controllare, stabilizzare e tranquillizzare qualunque creatura, dopo la trasformazione questo potere si è amplificato enormemente. La volontà della Regina è quella di ristabilire il mondo alla pace originale, così come vuole che chiunque attorno a lei entri in uno stato mentale pacifico e sereno come lo è lei. La sua imponente aura mentale, infatti, è capace di penetrare la mente di chiunque le sia attorno e costantemente provocare uno stato di tranquillità. Appaga le anime, si mostra al mondo come una reincarnazione pura e gentile, attraendole a se come una amorevole madre attrae il proprio figlio tra le sue braccia. Si presenta agli occhi di chiunque osservi il suo corpo come un simbolo di pace in un'aura pacifica.
    [Malia di Attrazione - Mentale]

    > La Regina Cieca nel Limbo delle Anime <
    [Auspex = Rilevamento dell'Anima - Mentale]
    [Auspex = Allineamento / Stato d'Animo - Mentale]
    [Auspex = Visione degli oggetti inanimati in Scala di Grigi a 360° - Mentale]
    [Auspex = Intenzioni - Mentale]
    [Potere Passivo = Interazione con i Fantasmi]
    [Power Up = +1 Riflessi]
    [Power Down = -25% alla Salute]
    [Power Down = Cecità]

    > Maschera della Purezza – Eloha, Reincarnazione dell'Eterna Armonia <
    [Potere di Giustifica: Effetto Pieno su Tecniche ad Area Offensive, Difensive e di Supporto]
    [Potere di Giustifica: Evocazioni Slot "4"]
    [Power Up alle Evocazioni = +1 alla Velocità]
    [Power Up alle Evocazioni = Volo]
    [Power Down = -25% alla Salute]
    [Potere di Giustifica Scenico: Reincarnazione dei Fantasmi]

    Dettaglio Tecniche Utilizzate


    Symphonia, Crescendo, Aria & Finale x2
    Lotìa, quando in pericolo, metterà più grinta nella voce cantando con forza inaudita. Il canto cederà un enorme potere alla Guardia Reale, l'antico cristallo, che a seconda dell'intonazione e il motivo della canzone, esso, formerà un potente scudo tanto quanto sarà l'energia con cui Lotìa canterà. La Guardia Reale prenderà diverse forme e agirà secondo il miglior modo proteggendo la sua padrona e i suoi alleati con potenti aure simili a scudi, moltiplicandosi se necessario su ogni presente da preservare. Bloccherà i fendenti di spada posizionandosi di fronte a questi e annullerà gli effetti dei proiettili arcani formando barriere d'energia pura. Lo stesso canto della Regina, nella sua forma più melodica, potrà anche cancellare le malie psioniche che la minacciano e se necessario eliminare l'inganno instillato nella sua testa. La versione finale, la più potente, di questa ballata funge da scudo supremo capace di bloccare qualsiasi attacco, persino la pericolosa e devastante distruzione della Dea Kaltra.
    [Consumo Variabile – Difesa Fisica/Magica/Mentale Variabile ad Area – Scudo a se e a alleati] - 1 Volta Medio Magico e 1 Volta Medio Mentale
    [Consumo Alto – Difesa Assoluta ad Area – Scudo]
    [Note: L'Evocazione è un Tramite Scenico, ma se non presente essa comparirà per un breve attimo per effettuare la tecnica e per poi scomparire alla sua fine.]

    Evocazioni Attive


    Japhet, l'Antica Chimera dello Stormo
    Vita/Energia: Alto = 8/8
    Stamina: 80%
    Stato Fisico: Sano
    Stato Mentale: Follia 0%
    [Equipaggiamento: Artigli - LvL 1 – Offensivo Naturale da Taglio Ravvicinato]
    [Equipaggiamento: Saette - LvL 1 – Offensivo Magico Elettrico a Distanza]
    [Equipaggiamento: Aura Reale - LvL 1 – Armatura Completa Magica]
    Power Up/Debuff Totali: +2 Forza: +2 Velocità; -1 Costituzione
    Power Up/Debuff Attuali: +4 Offensivo ; -1 Difensivo

    Dedan, l'Antico delle Rune
    Vita/Energia: Alto = 8/8
    Stamina: 90%
    Stato Fisico: Sano
    Stato Mentale: Follia 0%
    [Equipaggiamento: Runa Elettro - LvL 1 – Offensivo Magico Elettrico a Distanza]
    [Equipaggiamento: Dita a Coltello - LvL 1 – Offensivo Naturale da Perforazione Ravvicinato]
    [Equipaggiamento: Aura Reale - LvL 1 – Armatura Completa Magica]
    Power Up/Debuff Totali: +2 Velocità (Offensiva) ; -1 Costituzione (Difensiva)
    Power Up/Debuff Attuali: +2 Offensivo ; -1 Difensivo
    [Potere Speciale da 4 Slot Evocazione: Power Up Velocità +1 ad Area a Se, Evocatrice e Alleati ; Power Down Costituzione -1 a Se]
57 replies since 19/2/2014
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