Posts written by Æøn

  1. .
    Ascoltò la malinconica storia non comprendendo molto di essa, ma solo la domanda finale portò nel suo animo uno strano trambusto.

    << Chi voglio… essere? >>

    Domandò dubbioso, come fosse un qualcosa di inconcepibile. Nella sua mente era come se fosse stato dettato da qualcosa o qualcuno chi fosse fin dalla nascita. Non si era mai domandato chi realmente “volesse” essere lui stesso… anche perché non pensava di avere questo genere di scelta.
    Eppure era anche quella una domanda a cui serviva una risposta, in cui si sentiva doveroso di dover generare un flusso infinito di pensieri e ragionamenti pur di trovare una valida risposta. Nella sua mente infatti iniziò a elaborare concetti, teorie, pensieri che andavano oltre alla normale velocità delle sue già normali folli congetture.
    Queste volte era terribilmente diverso però… era come se stesse cercando la sua risposta esistenziale nella sua immensa libreria mnemonica, trovando però solo libri vuoti o confusi al riguardo.
    Improvvisamente però, realizzò un qualcosa. Iniziò a cercare oltre ai ricordi, oltre alle memorie, ma bensì a quella immensa libreria di cui lui stesso ne era i muri.
    Alzò quella sua mano liquida, aprendone il palmo verso il suo sguardo.

    << Posso essere chiunque… e allo stesso tempo non sono nessuno… >>

    Poteva prendere le forme di qualunque essere vivente e non, questo lo sapeva, ma non era mai nessuno di essi.

    << Posso essere qualsiasi cosa… però non sono mai essere nessuna di esse… >>

    Qualunque aspetto prendeva, era solo una imitazione, non era mai quella stessa cosa che lui fingeva di essere.

    << Posso essere tutto… ma ciò mi rende… nulla… >>

    La sua natura polimorfa lo poteva far scegliere di trasformarsi in ciò che vuole, ma allo stesso tempo non aveva una vera forma in cui era sé stesso.
    Il suo sguardo si trasformò in un qualcosa di più serio del normale. I suoi lineamenti inizialmente rassicuranti erano diventanti solo enormi occhi che continuavano a fissare ossessivamente la sua stessa mano, mentre quest’ultima iniziò a prendere forme e colori completamente casuali.
    Per un attimo sembrò sul palmo della sua mano l’infinito cosmo e infinite possibilità, illimitate variabili limitate solo dalla sua immaginazione.
    Lui era tutto e allo stesso tempo niente.
    Lui era come un paradosso.
    Lui era Il Paradosso.

    << Io… sono… >>

    Quando stava per annunciare la verità, improvvisamente tutto si spense. La sua mano, il suo volto, il suo umore, tutto fermo, come in stasi. Era come un semplice ammasso liquido che ricordava solo la siluette di un umano. Durò qualche buon secondo, come un fuoco a cui improvvisamente era stata gettata dell’acqua sopra ed erano rimaste solo deboli braci. La sua frase si spezzò, ma era ancora lì, pensieroso, ma quieto.

    << Grazie Pala… >>

    Pronunciò da nessun orifizio, come se quelle parole provenissero da un nucleo dentro di sé. Erano profonde, benché delicate e gentili.

    << Grazie a te… ora so cosa sono… benché non so come definirmi… >>

    Si rialzò in una posizione più eretta. Riaprì gli occhi, formandone un paio molto più delineati e precisi, ma lontani dall’essere umani.

    << Vorrei poterti ringraziare, ma ancora non ho capito come si faccia sul serio… ci sono ancora tante cose che non capisco di questo mondo… ma se c’è un qualcosa che posso fare sarei felice di aiutare! >>
  2. .
    << Oooh! >>

    Uscì un suono di comprensione misto a sorpresa, guardandoli felice.

    << Son venuti fuori proprio gentili. >>

    Conclusa la frase iniziò a pensare per un po' tra se e se.

    << E quindi quello che hai creato simile a me è ancora qui? Magari lui sa chi sono. >>
  3. .
    << Fatto? >>

    Domandò curioso.

    << In che senso? Si può fare qualcuno simile a me? >>

    Pronunciò, per poi portarsi il liquido che aveva in mano in petto, provando ad assorbirlo dentro se.
    Non sapeva come si bevono le cose.
  4. .
    Paradox lasciò il tè freddare pian piano dentro la sua mano mentre ascoltava Palalot e il conversatore amico.
    Era sorpreso e affascinato, si sentì così rincuorato di sentire che aveva così tante risposte che iniziò a percepire quel Palalot in modo completamente differente dall'Halun che aveva conosciuto qualche ora prima.

    << Sai veramente un sacco di cose Pala! >>

    Si complimentò.

    << Per caso, allora, sai chi sono io? >>

    Iniziò il discorso così.
  5. .
    << Non ho idea di che cosa sia un tè, ma certo! Grazie! >>

    Accettò senza indugio, ma Paradox non fu così sgarbato da toglierlo dalle mani.
    Infatti, notando che è liquido, portò la mano verso di lui, trasformandola anche lui in una specie di brocca vuota.

    << Comunque tutti morti, Mezzodí è stata distrutta da un serpentone gigante. Poi anche la gente del Villaggio dei Pesci si son tutti trasformati in strani lucertoloni. Ma penso che sia normale trasformarsi, insomma vedo che lo fan tutti, però son diventati strani lo stesso. Poi alla fine non ho trovato i manghi di corte, quindi... >>

    Iniziò poi a rimuginare qualcosa tra se e se.

    << Ah! Sai che fine han fatto la sacerdotessa pesciolina e la Paladina molto seria? Erano con te l'ultima volta che le ho viste! >>

    Chiese rompendo il discorso che stava proponendo prima.
  6. .
    CITAZIONE
    Post 6

    Paradox guardò Palalot sorpreso, ma per ragioni del tutto dissociate da quelle che si potrebbero pensare.

    << Eccoti finalmente! Quindi sei tu Pala? Guarda che è successo di tutto da quando mi hai mandato a Mezzodí! >>

    Pronunciò come se riavesse incontrato una vecchia conoscenza.
  7. .
    UJ8vCMU

    In quel luogo di apparente tregua, nell’edificio in qui Paradox era imboccato violentemente, tutti gli occhi puntavano su di lui. Non lo guardavano bene, monito di sventura su due gambe, ma lui non poteva di certo accorgersene. Ovviamente, per lui, era come se gli sguardi di tutta quella gente spaventata non volessero dir un bel niente.
    Erano spaventati, quello sì, da chi o cosa era irrilevante.
    Oltretutto lo stesso Paradox aveva priorità molto più importanti, benché in continuo mutamento. Lasciò infatti parlare l’energumeno scaglioso senza mai fermarlo, ma era altamente distratto nel mentre, cercando con l’occhio dove fossero finiti i suoi -non consenzienti- amici delle avventure scorse.
    La sacerdotessa pesciolina e la paladina molto seria dovevano pur essersi accorte che non c’erano anche loro.
    Sospirò nel notare che non fossero da nessuna parte, o che semplicemente non fossero lì… allora forse erano veramente tutti morti?
    Poco male, anche perché sul momento gli era stato posto a lui un quesito importante da quella creatura dalle forme di un lucertolone.
    Dopo che aveva lasciato finire, infatti, si sentì in dovere di rispondere a quella semplice domanda la cui di certo un folle come Paradox non poteva realmente rispondere.
    D’altronde, agli sfortunati era capitato lui e lui soltanto, dovevano arrangiarsi.

    Paradox: «Halun? Palalot?»

    Iniziò a pensare, concentrandosi.

    Paradox: «Palatol... Palatot... Palalol... Pala... no..? Palalot!»

    Esultò con una bellissima luce nel volto, come se si fosse appena ricordato di chi fosse.

    Paradox: «Mai sentito.»

    Esclamò secco, con una tranquillità disarmante. Non aveva la più pallida idea di chi fosse questo qui, d’alto canto divenne estremamente curioso di scoprire effettivamente di più su questo individuo.

    Paradox: «È per caso colpa di questo qui che siete diventati tutti serpentoni? O è per caso colpa sua se pesci son caduti dal cielo? E cos'è una catacomba? Colleziona catacombe questo Pala? La sacerdotessa pesciolina e la paladina seria non saranno lontane no? Erano con voi qualche oretta fa, le avete perse? Non mi sembra più di vedere il polpo, lo avete mangiato?»

    Iniziò a frastornare i presenti con una serie di domande sconnesse in rapida successione, curioso come un bambino, incapace di comprendere quanto oltre poteva spingersi con esse. Ciò mise apparentemente in difficoltà l’ufficiale qytir, forse scioccato dalla pazzia di quella mentalità così neonata. Nel frattempo, un lungo passo alla volta, iniziò con lenta nonchalance ad addentrarsi dentro quel rifugio per curiosare un giro nel mentre attendeva risposta.
    La gente del posto si appoggiava ai muri, spostandosi, spingendosi come se fosse la morte stessa ad avvicinarsi a loro. La loro reazione poteva voler dir tutto per lui: il suo tanfo, una reazione sconnessa, la paura nei suoi confronti, ma non gli importava molto. Era certamente interessato a quella loro reazione, ma era più divertente da vedere che da esaminare al momento, così si lasciò trasportare da quel nuovo passatempo così ilare.
    Era stranamente esilarante vederli impanicarsi per nulla; o almeno era così che vedeva la cosa.
    Non durò molto però, poiché una dei sottoposti dell’ufficiale, una femmina qytir per l’esattezza, prese le redini della situazione rispondendo alla folle melma.

    ???: «No, serpentoni ci siamo nati. No, non sappiamo chi è il responsabile. Una catacomba è un cimitero dove seppelliamo i morti. Palalot colleziona cose strane. Questa sacerdotessa e l'amica sua paladina noi non le conosciamo, non le abbiamo mai viste, e spero proprio che non le vedremo mai, se sono amiche tue. Non abbiamo perso nessuno dei nostri. Non abbiamo polpi. Ad ogni buon conto, Palalot è di là.»

    Alle ultime parole la draconica militare indicò sul fondale di nere scale. Erano profonde, illuminate, ma comunque davano la sensazione di un posto pericoloso. Ignoto, avventura, mistero, sicuramente un pozzo che chiamava ad essere scoperto. Peccato che ciò a Paradox non importasse minimamente.
    Anzi, Paradox fu incuriosito da quella onnisciente specie di donnona dall’aspetto di lucertola.
    Si avvicinò a lei con fare innocuo, ondeggiando contento, non avendo colto in alcun modo la palese ostilità della femmina dal sangue freddo.

    Pronunciò con quel finto sorriso nella massa melmosa di quel suo altrettanto finto volto.

    Piegò la testa.

    Paradox: «Sai anche per caso chi sono? Forse?»

    Domandò, sperando finalmente in una risposta.
    La qytir, non esitò a rispondere a tono, secca, fredda, dura.

    ???: «Uno che ha sbagliato gruppo.»

    La fissò per qualche secondo.
    Pensò alla sua risposta.

    Paradox: «Quindi... sono "uno che ha sbagliato gruppo" tu dici...»

    Rimuginò dando estrema importanza alle parole della femmina, forse troppa, anzi decisamente troppa. Eppure non era una cosa da sottovalutare, poiché l’entropico cominciò infatti a ragionare su come avrebbe dovuto reagire a una simile risposta.
    C’erano tantissime opzioni al fronte. Un suo istinto remoto la voleva uccidere, poiché non gli aveva dato la risposta che voleva sentire, ma allo stesso tempo la ragione gli chiese “Cosa volevi sentire allora?” annullando così il suo istinto omicida. In contemporanea a ciò c’erano alcuni concetti che cozzavano tra loro, un po' per la mancanza di qualsivoglia abilità dialettica di Paradox, ma anche per forse quel messaggio non troppo subliminale che gridava “Vattene” in tutti i modi a quella creatura troppo ottusa.
    Alla fine, dovette arrendersi alla novità, concedendosi della tregua persino alla follia a cui sottometteva se stesso.

    Paradox: «Non ci ho capito molto, sembri intelligente però, hai due teste in più degli altri.» -pronunciò indicando l'armatura che le copriva il seno- Paradox: «Penso che ti devo ringraziare, sei la prima che sa almeno qualcosa su di me... anche se non so come si faccia...»

    Concluse privo di scherno, con una innocenza allarmante quasi.

    ???: «Se c'è qualcuno che può dirti qualcosa in più, è laggiù. Palalot. Lo abbiamo incontrato che girovagava per le catacombe. Fa' un piacere a tutti e due, e ringraziami andandolo a cercare. Può essere la volta buona che smetti di terrorizzare tutti quanti.»

    Paradox ascoltò -in una di quelle rare volte- con estrema attenzione le parole della lucertolona. Infatti, senza nulla proferire, annuì felice, dirigendosi in direzione delle catacombe.
    Anzi, prima di procedere, si fermò un’ultima volta, forse togliendo il fiato a tutti quelli che pensavano che forse se ne sarebbero finalmente liberati.
    Si girò guardando quella saggia donna con un ultimo dubbio in mente.

    Paradox: «Chi sei tu?»

    Chiese carinamente.

    Horo: «Horo. Tu un nome ce l'hai o devi scoprirlo, ancora?»

    Paradox sorrise genuinamente a Horo.

    Paradox: «Quando lo scoprirò tornerò a dirtelo, Horo.»

    Dopodiché si lanciò nella profonda discesa delle catacombe.
    Gradino dopo gradino, passo dopo passo, la curiosità del figlio dell’entropia cresceva sempre di più. Le domande nella sua testa erano tante, ma allo stesso tempo si stava rendendo conto di molte cose. Egli apprendeva, assorbiva, memorizzava i volti e gli oggetti appena visti. Era nato con la Quinta Stagione, era letteralmente un bambino, ma allo stesso tempo aveva una velocità di apprendimento spaventosa; era solo questione di settimane, o anche meno, che avrebbe pian piano raggiungo una maturità intellettuale come quella di un anziano.
    Questo però riguardava solo il lato delle sue conoscenze, ma al come gestirle… quello sarebbe stato un altro discorso.
    La mente di Paradox era come una libreria piena di tomi che però interpretava come a lui più aggradava, cambiandone eventualmente il significato più volte qualora lo volesse.

    Addentrandosi bene all’interno della tomba, a un certo punto origliò il frastuono che quelli poco più sopra a lui, Horo e amici, stavano combinando. Probabilmente stavano chiudendo il passaggio, sia per l’apocalisse che era lì fuori che quella sua reincarnazione che stava appena scendendo le scale, ma quest’ultima pensò che semplicemente stavano muovendo sassi e metallo per divertirsi; nient’altro di troppo articolato ordunque.
    Più si addentrava nell’abisso e più scorgeva nel buio di esso: stanze completamente vuote se non per della fioca luce proveniente da delle pietre incastonate nelle pareti. Dovette passare più di una sala prima di poter incontrare il primo segno di vita… anche se così non poteva definirsi più di tanto.
    Una carogna era accasciata a terra, un animale di fattezze sconosciute a Paradox, priva di qualsivoglia vita e decisamente in uno stato di decomposizione ben pregressa. Puzzava anche un po', ma la melma non la riconobbe nemmeno come una creatura.
    Ciò che era morto non era nient’altro che parte dell’ambiente per lui, tanto valeva proseguire quinti.
    Infatti, proprio dietro all’animale stecchito, c’era una biforcazione dalle vie sconosciute. Paradox provò a scorgere dentro la prima, quella più a sinistra, ma era un semplice corridoio privo di qualunque interesse particolare.
    Prima che però potesse soffermarsi troppo sul labirinto, improvvisamente Paradox sentì un rumore.
    Si girò di scatto, vide giusto con la coda dell’occhio il cadavere di prima zampettare via, andando proprio dal lato opposto al suo. Quella cosa che aveva appena superato, era una cosa... viva? Per uno che vita e morte faceva poco differenza non era molto, ma istintivamente anche lui rimase sorpreso da ciò.
    Molto bizzarro, ma indubbiamente interessante.
    Si mise di mise a raso muro, mimetizzandosi con l’ambiente e camminando pian piano come per non farsi sentire. Voleva seguirla di nascosto, non sapeva nemmeno lui il perché, ma voleva farlo. Non che fosse del tutto utile quella sua modalità in incognita, anche perché alla carogna mancavano niente di meno che le orecchie, ma d’altro canto veramente Paradox poteva sapere cosa servissero delle orecchie?
    Comunque, la bestia sembrò zampettare felice lungo il corridoio. C’era da dire che più si addentrava all’interno di esso e più Paradox iniziò a notare che gli odori andavano a scomparire, il che era un elemento positivo: non c’era più l’olezzo di morto che emanava la bestiola.
    Alla fine del corridoio, davanti a sé, Paradox si trovò un’enorme anticamera decisamente molto più grossa di quelle precedenti. Era così grossa e buia che sembrò come essere piombato in un altro mondo.

    Paradox: «Wooow...»

    Pronunciò con un fil di voce, sorpreso e affascinato dalla vastità di quel luogo.
    Si guardò attorno, voleva fare delle prove per conoscere meglio la zona. Così, similmente il pesce nel villaggio, andò a cercare una bella pietra azzurra tale da poterla staccare e lanciare quanto più lontano possibile. Trovò la prima proprio alla sua destra, bella tonda e luminosa.
    Allungò la mano come per prenderla, ma qualcosa di bizzarro accadde non appena poggiò le sue liquide dita su di essa: sentì la sua energia risucchiata, lasciandoli una sensazione stranissima al tatto.
    Mollò subito la presa dallo spavento improvviso.
    La sala iniziò tutto ad un tratto a illuminarsi sempre di più, come se involontariamente Paradox avesse usato la sua linfa vitale per accendere una qualche sorta di meccanismo.

    Paradox: «Wooooooow.»

    Pronunciò nuovamente con ancor più stupore, più distratto dal fatto che il posto fosse diventato tutto più luminoso che dal fatto che gli fosse stata prosciugata l'energia corporea nel processo. Era stato tutto un processo troppo complesso per lui, ma ciò lo iniziò a divertire.
    Meno la carogna, che in tutto ciò scoprì di Paradox e scappò a gambe levate.
    La ignorò nuovamente, non era più interessato a quella creatura lì, aveva ormai scoperto un nuovo gioco con cui divertirsi. Iniziò così a viaggiare con calma verso il centro di quell'enorme sala.
    Iniziò a scendere per delle scale molto grandi, abbastanza da farci passare addirittura sette Paradox tutti assieme; oltretutto queste erano di gran lunga più belle, adornate da dei lumi molto più rifiniti rispetto da quelli già intravisti in precedenza. Quelle venature luminose dettavano la strada di Paradox, che le seguiva come un bambino seguiva la corrente del fiume, schivando un saltello dopo l’altro gli enormi fossi che lo avrebbero fatto precipitare rovinosamente chissà dove.
    Infatti, a un certo punto, sembra quasi impossibile proseguire senza farsi inghiottire nel vuoto.
    Però Paradox aveva scoperto un nuovo modo molto simpatico di accendere la luce di questi posti tetri.
    Si chiese se forse ovunque nel mondo funzionava così? Se anche il mondo di sopra servisse accendere una luce per togliere l’oscurità delle nuvole. O solo in questo mondo parallelo sotterraneo c’era questo lusso? Era di certo un bel mistero che avrebbe fatto gola a molti studiosi e maghi, ma qui si stava parlando sempre e comunque di Paradox.
    Ignorando le leggi naturali, o come esse funzionassero, egli poggiò nuovamente la mano a terra provando a sfruttare lo stesso trucchetto di prima. Dalle dita sentì nuovamente quella strana sensazione trascinarli via la sua energia, ma il risultato fu decisamente più blando rispetto a quello di prima.
    All’inizio storse il naso -che non aveva- sbuffando, poi però sentì qualcosa muoversi sotto i suoi piedi.
    Improvvisamente la piattaforma su cui stava iniziò a muoversi in perpendicolare, facendo barcollare la melma. Calava pian piano, con una velocità controllata, trasportando Paradox chissà dove senza che lui muovesse neanche un passo.
    Questa volta Paradox aprì la bocca, senza però manco esprimere quel suo "wow" recente, ma bensì rimanendo tutto sorpreso di tutte quelle nuove scoperte che gli stavano accadendo.
    Felicemente sorpreso.
    Scendendo per circa trenta metri, si ritrovò alla fine della corsa in quella che sembrava un’enorme nuova area. Questa era così buia che il suo tetto poteva essere letteralmente una volta nera priva di quei tanti fulmini colorati che erano invece presenti nel vero cielo. L’oltre era anch’esso buio, come infinito, adornato solo da varie casette spoglie così simili e allo stesso tempo dissimili da quelle dell’ultimo villaggio che Paradox aveva visitato. Almeno su queste non erano caduti pesci, polpi o balene.
    Le varie dimore che erano davanti a lui non gli dicevano nulla, ma era curioso di almeno entrare dentro a una di queste. Con a sua testolina infatti si infilò nella finestra di una di queste. Paradox scosse la testa, nulla di interessante dentro quelli scrigni contieni persone: solo varie sedie, tavoli, un letto e un morto al suo interno; tutto nella norma insomma.
    Però memorizzò alcune forme, come quelle della sedia e del tavolo. Non erano particolari, ma fu quasi istintivo per la sua natura polimorfa registrare questo genere di cose. Ciò che gli rimaneva fare era addentrarsi ancor di più all'interno della cittadella, magari in una di quelle case c'era quel tipo di cui Horo parlava.
    Come si chiamava? Pala? Erano successe così tante cose che fece fatica a ricordare il nome completo dello dalla cara Horo.
    Neanche a farlo apposta, senza preavviso, un’enorme figura si palesò di fronte a lui.
    Era enorme, ma scomposto. Il volto era quello di un uomo, ma i suoi occhi guardavano a destra e a sinistra senza mai puntare alla melma. Il suo corpo solo all’apparenza era umano, poiché era composto da varie parti di altre creature di cui Paradox non conosceva ancora l’origine; possedeva persino una grossa grassa pesante cosa pelosa che spazzava il terreno al suo passaggio. Due braccia completamente diverse l’una dall’altra erano come attaccate da quel bizzarro corpo, tra cui una (la più grossa e artigliata) reggeva la carogna che il polimorfo aveva incontrato prima.

    ???: «Hai spaventato bruco. Mascalzone!»

    Paradox, dopo quella affermazione, invece che allarmarsi come farebbe qualsiasi creatura sana di mente, guardò il tipo da testa a piedi, come guarderebbe qualsiasi altra creatura al mondo che ritenesse normale.

    Infine poggiò le sue mani melmose sui fianchi.

    Paradox: «Finalmente Pala! Eccoti! Non pensavo che Bruco fosse tuo amico!»

    Stranamente aveva compreso chi fosse Bruco, come se lo conoscesse da tutta una vita, ma di chi fosse quello davanti a lui l'aveva solamente supposto nella sua folle idea.
    Infatti quel tipo strabuzzò gli occhi per un attimo. Persino Bruco lo fece, solo che uno degli occhi gli venne giù, attaccato soltanto da una cordicina vermiglia che lo lascia penzolante.

    ???: «Messere! Lei ha scambiato persona. Io non sono Palalot. Ma se ha la compiacenza di seguirmi, posso condurla da lui.»

    Egli si inchinò nei confronti di Paradox, ma quest’ultimo era più preoccupato per altro.

    Paradox: «Ah no?»

    Infatti rispose, con le sue sicurezze infrante, pieno di dubbi più che altro, ma accettandoli in fretta.

    Paradox: «Ok! Ti seguo.»

    Pochi attimi dopo, come colto da un altro dubbio, si ricordò di porgli una domanda essenziale.

    Paradox: «Ma tu sai chi sono?»
    ???: «Ah! che domanda interessante. Ahimé, posso solo dirti che neppure io so chi sono io!»

    Gli rispose, per la prima volta con toni che fecero sentire più a suo agio lo stesso Paradox.
    Infatti se per lui fu raro, nella sua breve vita, incontrare gente che almeno avesse voglia di interagire con lui, quella fu la prima volta in cui qualcuno fu così tanto gentile con lui. Forse perché si capivano inconsciamente, o forse perché entrambi erano figli del caos, o forse perché più semplicemente erano letteralmente matti da ambo le parti. Si sentì simile, come aver trovato qualcuno che avesse i suoi stessi dubbi e problemi.
    D’ogni caso, per la primissima volta non si sentì più così tanto solo.
    Sorrise infatti alla sconosciuta chimera, arrotondando sul suo volto liquido un sorriso di rilievo. Lo salutò così, mentre poi salutò anche Bruco agitando la mano in sua direzione.
    Dopodiché, intento a scoprire chi Paradox fosse, si diresse verso la dimora illuminata.

    Fortunatamente ancora molto di buon umore.

    Speso 10% (x) + 10% di energia per accendere luci (supporto)

    Paradox
    «Parlato»
    "Pensato"

    Stato


    Livello: 11
    Salute: 46 (-2 T. 2°) = 44
    Energia: 58 (-20% [supporto] T. 5°) = 46
    Stress: 11 (-2 T. 1°)+(-1 T. 2°)+(-5 T. 3°)+(-2 T. 4°) = 1

    Statistiche



    Riflessi: 4 ~ Tempra: 6 ~ Volontà: 1
    Arcana: 5 ~ Atletica: 6 ~ Artigianato: 0 ~ Carisma: 0 ~ Furtività: 6 ~ Natura: 0 ~ Percezione: 0 ~ Società: 0
    Rango: 0 ~ Notorietà: 0 ~ Ricchezza: VIII ~ Influenza: 0
    Età: ??? ~ Sesso: ??? ~ Razza: ??? ~ Lingue: Atlassiano

    Equipaggiamento



    Ossa Antiche
    [Equipaggiamento Semplice: RTV]
    [Slot Artefatto: 0]
    Formano una struttura come una rete sottile e quasi impercettibile attorno a tutto il corpo malleabile di Paradox.
    Possiedono una forma spugnosa resistente, capace di assorbire gli impatti e attenuare i danni, oltre a questo
    fungono da repellente contro gli attacchi mentali, come se la magia nelle stesse potesse proteggerlo.

    Muscolo del Polimorfo
    [Arma Superiore II su Riflessi & Tempra: +2 Atletica][Attacco Ampio II][Versatile I][Nascosto]
    [Slot Artefatto: 8]
    Le fibre che legano i muscoli di Paradox sono tanto mutabili quanto pericolosi. La loro forma e densità dipendono
    dal suo volere, tale che può prendere le forme che esso desidera. Può essere una lama che taglia come un martello
    che annienta, una lancia che infilza o una falce che miete. Rigidità a affilitezza cambiano a seconda della
    necessità, rendendo pericolosa anche la sua imprevedibilità.

    Abilità Personali


    Specializzazioni
    Specializzazione in Furtività: Doppelganger (Creatura Uccisa)
    [1 Punto Competenza]
    Prende le sembianze esatte della creatura che è riuscito a uccidere, confondendosi tra le altre.
    L'effetto diminuisce se la creatura non viene uccisa, o se sceglie solo di copiare in modo generico la razza.

    Specializzazione in Furtività: Mimic (Oggetti d'Arredamento)
    [1 Punto Competenza]
    Prende le sembianze di un oggetto d'arredamento comune per poter sferrare attacchi a sorpresa alle prede ignare.
    L'effetto è meno efficace se prende la forma di oggetti ambientali, come rocce, alberi exc.

    Passive
    Carne dell’Infinito:
    [Tag: Corpo Vuoto] [Tag: Rigenerazione] [Slot: 3]

    Follia Razionale:
    [Tag: Ferocia] [Tag: Analisi] [Slot: 3]
  8. .
    Per la prima volta da quando è nato Paradox si sentì non essere solo.
    Sorrise allo sconosciuto simpatico con quel suo volto liquido, salutando anche in direzione di Bruco agitando la mano.

    Dopodiché si avvió all'interno della dimora illuminata.
  9. .
    << Ah no? >>

    Rispose Paradox con le sue sicurezze infrante, pieno di dubbi più che altro, ma accettandoli in fretta.

    << Ok! Ti seguo. >>

    Pochi attimi dopo però si ricordò di porli una domanda.

    << Ma tu sai chi sono? >>
  10. .
    Paradox guardò il tipo da testa a piedi, come guarderebbe qualsiasi altra creatura al mondo che ritenesse normale.

    Poggiò le sue mani melmose sui fianchi.

    << Finalmente Pala! Eccoti! Non pensavo che Bruco fosse tuo amico! >>

    Stranamente aveva compreso chi fosse Bruco (forse), ma di chi fosse quello davanti a lui l'aveva solamente supposto nella sua folle idea.
  11. .
    Paradox scuote la testa: nulla di interessante dentro quelli scrigni contieni persone.

    Però memorizzò alcune forme, come quelle della sedia e del tavolo. Non erano particolari, ma fu quasi istintivo.

    Ciò che gli rimaneva fare era addentrarsi ancor di più all'interno della cittadella, magari in una di quelle case c'era quel tipo di cui Horo parlava.

    Come si chiamava? Pala?

    CITAZIONE
    Paradox inizia a entrare sempre di più nella cittadella
  12. .
    Questa volta Paradox aprì la bocca, senza però manco esprimere quel suo "wow" recente, ma bensì rimanendo tutto sorpreso di tutte quelle nuove scoperte che gli stavano accadendo. Felicemente sorpreso.

    Le varie case che erano davanti a lui non gli dicevano nulla, ma era curioso di almeno entrare dentro a una di queste.

    CITAZIONE
    Paradox prova ad entrare in una casa a caso, la più vicina
  13. .
    Paradox aveva scoperto un nuovo modo simpatico di accendere la luce di questi posti tetri, forse ovunque nel mondo funzionava così? Forse avrebbe potuto risolvere il mistero, ma non gli importava.

    Poggiò la mano tra le venature, sfruttando il trucchetto di prima.

    CITAZIONE
    Paradox spende un altro 10% di energie
  14. .
    << Wooooow. >>

    Pronunciò ancora, più distratto dal fatto che il posto fosse diventato tutto più luminoso che dal fatto che gli fosse stata prosciugata l'energia corporea nel processo.
    Purtroppo però ciò sembra spaventare la carogna.

    La ignorò nuovamente, non era più interessato a lei, iniziando poi a viaggiare con calma verso il centro di quell'enorme sala.
  15. .
    Paradox: << Wooow... >>

    Era sorpreso dalla vastità di quel posto.
    Si guardò attorno.

    CITAZIONE
    Paradox fare una prova in Atletica per staccare un pezzo bello grosso di pietra luminosa vicino e lancialo quando più lontano possibile verso il centro della cavità.
915 replies since 19/2/2014
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